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Dalla Toscana all’Umbria gli hotel investono e si rifanno il look

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di Silvia Pieraccini

3' di lettura

Il turismo d’alta gamma prenota una primavera-estate brillante, e Toscana e Umbria si schierano in prima fila per intercettare i flussi in arrivo. Americani, arabi e europei sono i clienti più attesi, con gli asiatici ancora avvolti dall’incertezza per gli effetti lasciati in eredità dalla pandemia. Ma intanto le strutture di lusso si stanno attrezzando per migliorare e rinnovare l’offerta.

Al Duco Italy, il summit che nei giorni scorsi a Firenze ha fatto incontrare 220 hotel cinque stelle del Belpaese con altrettanti consulenti di viaggio di lingua inglese (i travel advisor che organizzano le vacanze di clienti facoltosi), si sono moltiplicati gli annunci di investimenti, restyling, nuovi progetti. Come quello del gruppo metallurgico Kme, colosso dei prodotti intermedi in rame, che a San Marcello, sulla Montagna pistoiese, in una zona poco conosciuta dal turismo d’alta gamma, ha investito più di 15 milioni - attraverso la società Natural Capital - per realizzare 16 lodge in una ex riserva di caccia di mille ettari, con tre ristoranti, orto, massaggi nel bosco e museo di arte contemporanea (aprirà in giugno). All’Oasyhotel, questo il nome, si dorme in mezzo alla natura, si fanno escursioni, foraging, farming, yoga, si va in canoa e a cavallo, si impara a orientarsi con la bussola. «In Italia non esiste un prodotto come questo, rivolto a una clientela internazionale esperta di viaggio», spiega il general manager Federico Galligani. Presto aumenteranno i posti letto, con altri quattro lodge e alcune dimore ricavate da tre casali in ristrutturazione. Natural Capital guarda lontano: «È una società diretta alla conservazione delle oasi naturali – spiega il consigliere delegato Andrea Manes - che vuol replicare questo modello di turismo in altre parti d’Italia».

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Progetti in corso anche al Castello di Vicarello, in Maremma, dimora storica con nove suite della famiglia Baccheschi Berti che sta ristrutturando una torre di vedetta del 1.100 per destinarla all’affitto e costruirà (entro il 2026) quattro nuove ville da 170 mq con piscina privata (l’investimento parte da 1 milione ciascuna); in via di costruzione sono anche una palestra e una seconda spa. «E faremo pure una cantina – spiega il ceo Neri Baccheschi Berti - per accogliere le uve dei nostri sette ettari di vigneti che danno un rosso, un rosato e un Malbec in purezza».

Dalla campagna toscana a Firenze, il dinamismo non cambia. Il Tornabuoni (62 camere), inaugurato un anno fa e appena passato dal gruppo romano Ag Hotels alla Voihotels (Gruppo Alpitour), programma il lancio-bis aprendosi di più alla città e valorizzando la terrazza con vista mozzafiato e il ristorante; Il Salviatino riapre i battenti dopo il restyling del 2022 col plus del ristorante “da Giacomo Milano”; il Collegio Alla Querce, comprato dall’indiano Analjit Singh e gestito da Auberge Resorts dell’americano Dan Friedkin presidente della Roma Calcio, si prepara ad aprire i battenti nella primavera 2024 con 83 camere ricavate attorno a una villa storica con teatro, chiesa e parco di 15mila mq.

Anche in Umbria, ormai cresciuta sia come destinazione turistica che come prezzi medi, accelerano gli investimenti. Restyling totale è in atto al Borgo dei Conti, villa nobiliare sul lago Trasimeno della famiglia Babini (parte della neonata catena The ospitality experience che comprende il Londra Palace a Venezia e The Place a Firenze), dove le camere scenderanno da 55 a 40 per guadagnare dimensioni. «Riapriremo nel giugno 2024 – spiega il general manager Antonello Buono – con un albergo completamente rinnovato, una spa ampliata, due ristoranti». L’investimento si aggira sui 15 milioni di euro.

Ha aperto l’estate scorsa, invece, Vocabolo Moscatelli, 12 camere di design che esaltano l’artigianato locale in un ex- monastero del 14esimo secolo a Calzolaro (Perugia). Frederik Kubierschky e Catharina Lütjens lo hanno realizzato con un investitore svizzero: «Perché l’Umbria? Perché è ancora poco conosciuta e dunque è più facile brillare. Il nostro punto di forza è il servizio e in futuro puntiamo ad aprire per tutto l’anno». Eccola qui, la nuova tendenza delle strutture di ospitalità di lusso in campagna: non più aperte solo da Pasqua a ottobre, ma allungamento della stagione magari con uno stop in gennaio-febbraio per fare manutenzione. Il Covid ha cambiato le abitudini, e il fine-settimana all’aria aperta piace sempre di più.

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