Dalla Versilia fino alle terre etrusche, la costa toscana a due ruote
Non un’infrastruttura ciclistica: un percorso di 300 chilometri segnalato da gpx, facile da completare che corre tra Pisa, l’Etruria e la Maremma
di Manlio Pisu
I punti chiave
5' di lettura
È un itinerario di gran pregio, molto remunerativo quanto a bellezza dei paesaggi, arte, storia e archeologia. È facile sia dal punto di vista dell'impegno fisico che dell'organizzazione logistica: tutte le tappe, infatti, sono raggiungibili in treno+bici.
In un Paese come l'Italia, fanalino di coda in Europa quanto a piste ciclabili, la Via della Costa toscana – pur non essendo un'infrastruttura cicloturistica in senso stretto, ma solo un percorso segnalato sul web tramite una traccia gpx - è un esempio di come sia possibile, impegnando poche risorse, creare le condizioni per un cicloviaggio appassionante, a tratti sbalorditivo, che nonostante le croniche debolezze strutturali del Belpaese può competere nel confronto internazionale con offerte all'estero ben più evolute.
Un tracciato d'autore
Chapeau, dunque, alla Regione Toscana che sul sito visittuscany propone dozzine di itinerari, tra cui questo che si snoda per oltre 300 chilometri lungo la costa da Massa fino al lago di Burano, al confine con il Lazio. La traccia, scaricabile gratis dal sito, porta la firma di Alberto Conte, un “artista” specializzato nel disegno di tracce per cicloviaggi a lunga percorrenza. A lui si devono, tra l'altro, le tracce della Via Francigena e dell'Aida (Alta Italia da Attraversare) dal Moncenisio a Trieste.
«In attesa della Ciclovia Tirrenica, la cui realizzazione richiederà qualche anno, abbiamo intanto tracciato un percorso costiero», osserva Conte, che con la sua Itineraria ha coordinato per la Regione, tramite Toscana Promozione, l'Atlante dei percorsi cicloturistici, una rete di 10mila chilometri (15mila entro l'anno).
L'itinerario, a volerlo percorrere tutto in versione lenta e cicloturistica, richiede 5 – 6 giorni. Le salite ammontano a 1.600 metri di dislivello che, distribuiti su 300 km, sono gestibili anche per gambe poco allenate. La bici più adatta è la gravel, ma anche l'ibrida o la e-bike.
Piccole deviazioni dal tracciato possono essere decise all'impronta, usando un'app di escursionismo come Komoot o “pescando” nell'Atlante altri percorsi integrabili in quello della Costa.
La pedalata inizia a Massa. Per i primi 30 trenta chilometri l'itinerario corre pianeggiante, passando in rassegna gli stabilimenti balneari della Versilia tra Forte dei Marmi e Viareggio. Pezzi di storia dell'industria vacanziera nazionale, che evocano i tempi del “Vestivamo alla marinara” di Susanna Agnelli, gli anni ruggenti della Capannina con Patty Pravo all'apice della carriera o pellicole cult per gli amanti del cinema come Sapore di mare.
In pineta dalla Torre di Pisa a Livorno
Dopo Viareggio, con i suoi edifici liberty, si entra nelle grandi pinete costiere. Qui si pedala all'ombra, inspirando a pieni polmoni l'aria profumata di resina e di iodio. Con una brevissima deviazione gli amanti della lirica possono raggiungere il lago di Massaciuccoli e Torre del Lago, dove si può visitare la casa (oggi un museo) in cui Giacomo Puccini visse trent'anni e dove ha composto capolavori come Tosca, Madama Butterfly, la Fanciulla del West, il Trittico.
Tornati in traccia, si riprende la pineta fino alla foce del Serchio. Seguendo la ciclabile lungo il fiume, si entra nel Parco naturale di Migliarino e San Rossore, che ci conduce alle porte di Pisa.
È questione di un attimo e davanti ai nostri occhi si apre lo spettacolo unico al mondo di Piazza dei Miracoli: la Torre che pende, il Duomo, il Battistero, il Cimitero monumentale. È un capolavoro architettonico-urbanistico, comprensibilmente uno dei principali santuari del turismo italiano e mondiale e non per niente sito Unesco.
Da Pisa si pedala velocemente in pianura sulla ciclabile lungo l'Arno verso il mare. A Marina di Pisa si riprende la costa tirrenica in direzione Sud. Ed ecco Livorno. Tappa obbligata alla Terrazza Pietro Mascagni, gioiello urbanistico degli anni Venti del secolo scorso dedicato al musicista livornese autore della Cavalleria rusticana.
All'orizzonte il profilo di Gorgona, piccola perla dell'Arcipelago Toscano, che da questo momento con le sue isole non ci abbandonerà più.
I cipressi di Bolgheri
Dal centro di Livorno si esce dalla città, pedalando sul mare. L'eleganza liberty delle ville di Antignano ci accompagna verso l'Aurelia del film Il Sorpasso, che bisogna purtroppo percorrere per 10 chilometri fino a Castiglioncello proprio nel tratto in cui Dino Risi ha ambientato il tragico epilogo del film con l'incidente d'auto mortale.
Deviando dalla traccia di un chilometro, si raggiungono le “spiagge bianche” di Rosignano Solvay, controversa attrazione locale, dove le scorie della produzione industriale di bicarbonato, depositate per decenni in riva al mare, creano l'effetto straniante di una spiaggia dai colori caraibici, meta prediletta dalle coppie di neo-sposi per il servizio fotografico del giorno più bello della loro vita.
Segue la graziosa Marina di Cecina e poi di nuovo chilometri di pineta fino all'oasi di Bolgheri, dove ci conduce il maestoso Viale dei Cipressi cantato da Giosué Carducci.
La sosta a Bolgheri è d'obbligo. Da lì attraverso i vigneti dell'Ornellaia e dei più grandi vini toscani si raggiunge il borgo di Castagneto Carducci. Segue una ventina di chilometri di felicità ciclistica allo stato puro nelle macchie dell'alta Maremma su asfalto fino a Suvereto.
Poco prima di Sassetta è fortemente consigliata una deviazione per una tappa rigenerante alle Terme della Cerreta. In alternativa (o in aggiunta) un'altra deviazione porta al laghetto termale di Venturina per il piacere di una nuotata in acqua sopra i 30 gradi. Da lì eccoci alla bellissima Campiglia Marittima.
Baratti, l’Ilva degli Etruschi
L'attrazione successiva, fuori dal tracciato, è il Golfo di Baratti. Qui nel VII secolo a.C. gli etruschi crearono sul mare un grande centro siderurgico per la lavorazione del ferro: una sorta di Ilva dell'epoca, che ha lasciato poderose testimonianze di sé in tre diversi siti archeologici: quello delle tombe a tumulo dei “padroni delle ferriere” in prossimità degli altiforni sulla spiaggia; quello della necropoli rupestre, nascosta nella macchia sul promontorio di Populonia; quello della città romana sulla sommità del colle. Caldamente consigliata la visita di tutta l'area, che richiede una mezza giornata.
Da Populonia un magnifico sterrato nella macchia, segnalato da Komoot, porta a Piombino, regalando a più riprese la vista dell'Elba. Dopo Follonica un'altra deviazione porta nelle Bandite di Scarlino lungo le curve sinuose della costa. Sotto di noi spiagge incantevoli, legate al passaggio di Garibaldi nella Spedizione dei Mille: Cala Violina, dove la sabbia, mossa dai piedi, compone musica; Cala Martina e Cala delle Civette. Punta Ala è a un tiro di schioppo.
Attraverso le pinete si raggiungono rapidamente Castiglione della Pescaia, Marina di Grosseto e Grosseto. Da lì ultima fatica è l'ascesa a Montiano (260 metri slm), bassa Maremma, in posizione panoramicissima su Elba, Argentario, Giglio, Montecristo e, con un po' di fortuna, anche la Corsica.
Tra laguna, fortezze spagnole e l'acropoli di Cosa Il percorso prosegue veloce in discesa e in pianura attraverso i terreni di bonifica della Maremma fino a Orbetello, dove si prende la stradina che fiancheggia la ferrovia. Bellissima la vista sulla laguna. Sullo sfondo i forti di Porto Ercole, costruiti nel Cinque-Seicento dagli spagnoli a tutela del minuscolo Stato dei Presidi.
Giunti sotto Ansedonia, si apre la riserva del tombolo della Feniglia, una strisciolina di terra di sei chilometri tra mare e laguna con una splendida spiaggia e il “santuario” naturale della pineta. Chi abbia ancora tempo ed energie, può regalarsi il giro dell'Argentario, deviazione (50 km) mozzafiato, panoramicissima, ma anche faticosissima.
In alternativa, dall'area residenziale delle ville moderne di Ansedonia, si sale al sito archeologico di Cosa, città romana del III secolo a.C, fondata per consolidare la conquista militare dell'Etruria meridionale, con tanto di mura ciclopiche, acropoli e magnifica vista su Giannutri.
Poi la volata finale lungo la litoranea fino al traguardo: l'oasi Wwf del lago di Burano davanti alla Torre di Buranaccio.
Con un piccolo strappo e poca fatica si può impreziosire il percorso con un'ultima gemma: il Giardino dei Tarocchi, capolavoro onirico dell'artista americana Niki de Saint Phalle, che sotto Capalbio ha creato un gioiello, frutto di una proficua contaminazione tra il Parco dei Mostri di Bomarzo e le decorazioni multicolore di Gaudì a Barcellona. Buona pedalata!
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