Dallara crea un parco pensato e costruito assieme ai cittadini
Su spinta della fondazione dell’azienda parmense, gli abitanti hanno scelto le destinazioni d’uso e si danno delle regole condivise
di Alessia Maccaferri
I punti chiave
3' di lettura
Come molte leggende ha mille versioni: c’è chi dice che il melograno evocato nel toponimo «Varano de' Melegari» sia arrivato nel paese parmense tramite un monaco, per poi finire nel giardino di una famiglia nobiliare della zona. C’è chi invece racconta che sia salito sull’appennino emiliano con Annibale nel suo viaggio verso Roma. Qualunque ne sia l'origine, il frutto rosso è simbolo di fertilità e buon auspicio. Ed è stato scelto per un bene comune, Il Parco dei Melograni, inaugurato nei mesi scorsi con una grande festa di tutto il paese e i suoi 2.500 abitanti.
«Ognuno di noi è come un chicco di melograno, al tempo stesso singolo e inseparabile dagli altri» è la dichiarazione di intenti della Fondazione Dallara, promotrice dell'iniziativa. Potrebbe sembrare un facile slogan se non fosse che questo risultato – un parco urbano a disposizione del paese – è frutto di un intento e di un processo chiari e voluti: il parco è stato letteralmente pensato e costruito dai cittadini. Le persone sono state guidate in un lungo percorso - con l'accompagnamento della milanese KCity – di incontri, di workshop, di riunioni per discutere cosa fosse meglio fare in quell'area e come.
Le funzioni individuate dalla comunità locale
Un approccio che si ispira al riuso transitorio. «Le funzioni sono state individuate dalle persone sulla base delle esigenze della comunità locale, durante il percorso si sono trasformate e in futuro cambieranno ancora. È un cantiere aperto secondo gli usi della comunità, anche quelli inaspettati» spiega Angelica Dallara, vicepresidente della Fondazione Dallara, che cercava una sede per le sue attività di utilità sociale.
Oggi nel parco ci sono già alcune infrastrutture costruite dai volontari come l’anfiteatro in legno che ospita una rassegna culturale, oltre che gli orti sociali anche a disposizione delle scuole, uno spazio allestito per il relax e il gioco.
Per il futuro è in programma un campo multifunzione sportivo e circuiti a ostacoli per i bambini mentre sarà sistemato anche l'edificio che sarà la sede della fondazione. «Di fatto il parco rappresenta un luogo di aggregazione della comunità che mancava in paese e del quale la comunità stessa si prende cura e che vive come luogo di condivisione e relazione. Penso non solo alle persone nate qui ma anche alle tante arrivate per lavorare» spiega Dallara.
Al lavoro sul regolamento d’uso
Nei prossimi mesi i cittadini si riuniranno per stilare il regolamento d'uso del parco, inteso dunque non come provvedimento calato dall'alto: «Se ci diamo delle regole tutti assieme, è più facile che vengano poi rispettate» osserva Dallara.
Nella progettazione e nella costruzione del parco sono coinvolti anche diversi dipendenti che hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro competenze. D'altra parte Varano de' Melegara è sinonimo di Dallara: l'ingegnere Giampaolo, nato in paese nel 1936, ha fondato l’azienda automobilistica più di 50 anni fa, dopo aver lavorato in Ferrari, Maserati e Lamborghini. Oggi la società che produce vetture da competizione per un fatturato annuo di circa 110 milioni di euro, dà lavoro a 500 persone nella sola sede del paese (oltre 200 a Collecchio sempre nel Parmense e 50 negli Stati Uniti) e interpreta anche ruolo formativo per i giovani con Dallara Academy.
Una fondazione ibrida
Negli ultimi anni l'imprenditore ha voluto con la fondazione restituire alla comunità il supporto ricevuto per l'azienda. «Siamo una fondazione ibrida. Da un lato una fondazione di famiglia nata per ricordare mia sorella Caterina, scomparsa 15 anni fa, dall'altro una fondazione di comunità perché si dedica alla comunità locale e in particolare dei giovani. Infine una fondazione d'impresa in quanto viene alimentata da una quota dell'utile distribuito dall'azienda presieduta da mio padre» spiega Angelica Dallara, che in azienda siede alla vicepresidenza. Una delle idee per il futuro è legata alla mobilità sostenibile: «Ci sarebbe l'idea di costruire in collaborazione con altri comuni montani, una pista ciclabile di 30 chilometri a fianco del fiume Ceno». Tutti insieme si deciderà cosa fare, nella consapevolezza che nelle aree interne lontane dai centri abitati fare comunità è più importante che altrove e che la connessione tra i luoghi può fare la differenza.
Intanto proseguono anche i lavori per la sede della fondazione all’interno del parco, che dista nemmeno un chilometro dalla storica azienda. «È un progetto in cui mio padre vede la continuità di se stesso; è molto commosso per come viene vissuto questo luogo, ovvero affetto e senso di appartenenza». Il melograno ha dato i suoi frutti.
loading...