Il rapporto della Commissione Saraceno

Reddito di cittadinanza, ecco le dieci proposte degli esperti per cambiarlo

Le proposte del comitato di esperti incaricato dal governo di modificare la disciplina: più sostegni alle famiglie, fisco più favorevole per chi lavora

di Giorgio Pogliotti

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4' di lettura

Dimezzare il periodo di residenza in Italia necessario per ricevere il Reddito di Cittadinanza da 10 a 5 anni. Introdurre un meccanismo di accesso e di riconoscimento dell’importo per l’affitto che non sia più penalizzante per le famiglie numerose, rispetto ai single.Consentire il cumulo tra il RdC e una percentuale significativa del reddito da lavoro, per renderne conveniente la ricerca. Considerare, almeno temporaneamente, congrui non solo contratti di lavoro che abbiano una durata minima di 3 mesi, ma anche contratti per un tempo più breve (almeno di 1 mese) per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro ad attivarsi.Abolire l'obbligo di spendere l'intero contributo economico entro la mensilità successiva.

Sono queste alcune delle proposte elaborate dal comitato scientifico presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno, incaricata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando di presentare dei correttivi al Reddito di cittadinanza che potrebbero poi essere recepiti con emendamenti alla legge di Bilancio che destina 1 miliardo aggiuntivo al Rdc (portando nel 2022 a circa 8,7 miliardi le risorse complessivamente disponibili). Ovviamente non tutte le proposte avanzate dal team di esperti hanno le stesse chances di essere recepite.

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Dimezzare il requisito di residenza in Italia

Per ricevere il Reddito di Cittadinanza oggi sono necessari 10 anni di residenza in Italia, di cui gli ultimi 2 continuativi. Secondo il team di esperti questa previsione «produce una discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri, limitandone fortemente la possibilità di accedere alla misura». Un simile criterio «fa dell'Italia il Paese in Europa con i requisiti di residenza più stringenti: 10 anni non sono previsti in nessun altro Stato». Inoltre, tale previsione «non risulta rispettosa delle direttive europee in materia di accesso alle prestazioni assistenziali, poste a tutela anche degli italiani all'estero».Di qui la proposta di portare il requisito a 5 anni.

Più sostegno alle famiglie numerose

Sono sostanzialmente due gli interventi proposti per dare un sostegno maggiore alle famiglie numerose. Il primo riguarda la modifica della scala di equivalenza, lo strumento che serve per determinare la soglia di accesso al Rdc, e il suo importo, nei nuclei familiari di diversa composizione. Questa scala oggi di fatto penalizza le famiglie con minori o numerose, rispetto a quelle di piccole dimensioni e di soli adulti. Per il secondo componente la famiglia e successivi il coefficiente è infatti 0,4 per gli adulti e 0,2 per i minorenni. Inoltre, vi è un tetto massimo di 2,1, indipendentemente dalla numerosità famigliare. Il comitato propone anzitutto di ridurre la soglia di reddito d’accesso al Rdc per i nuclei di una persona dagli attuali 6mila a 5400 euro. Poi si propone di equiparare, nella scala di equivalenza, i minorenni agli adulti, attribuendo a tutti, dal secondo componente lo stesso coefficiente (0,4). Si propone anche di portare il valore massimo della scala di equivalenza a 2,8 (2,9 in presenza di persone con disabilità).

Contributo all’affitto differenziato per nuclei

Il secondo intervento riguarda il contributo economico - fino a 280 euro aggiuntivi all'importo base del Rdc -destinato alle famiglie residenti in abitazioni in locazione. L'entità del contributo oggi è uguale per tutte le famiglie, indipendentemente dalla loro dimensione. Il comitato Saraceno propone di differenziare il contributo per l'affitto in base alla dimensione del nucleo familiare, riducendolo per i nuclei di una sola persona e incrementandolo progressivamente al crescere del numero dei componenti.

Un’aliquota fiscale più favorevole per chi lavora

La considerazione di base del team di esperti è che con l’attuale trattamento fiscale a un percettore del Rdc non conviene lavorare regolarmente. In presenza di un incremento di reddito da lavoro, l'80% di questo concorre alla definizione dell'importo della prestazione. In concreto, se il reddito da lavoro di un beneficiario di Rdc aumenta di 100 euro, l'ammontare della misura diminuisce di 80: il guadagno netto è di 20 euro. «Di fatto è come prevedere una tassazione dell'80% sul nuovo reddito» sostengono gli esperti.

La proposta è di consentire il cumulo tra il Rdc e una percentuale significativa dell'eventuale nuovo reddito da lavoro, per renderne conveniente la ricerca. Come? Nella determinazione del reddito ai fini del calcolo dell'importo del Rdc si propone di considerare, per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale (8.174 euro per i redditi da lavoro dipendente e 4.800 per i lavoratori autonomi), considerando al 100% la parte eccedente tale soglia. Inoltre nella considerazione dell'entità minima della retribuzione accettabile, essa andrebbe rimodulata in base all'orario di lavoro per tener conto anche di occupazioni part time.

Considerare “congrui” anche i contratti di 1 mese

In base alla legge di Bilancio dal 1 gennaio 2022 al secondo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua si perde il Rdc (attualmente si perde al terzo “no”). Il comitato di esperti propone di considerare, almeno temporaneamente, congrui non solo contratti di lavoro che abbiano una durata minima non inferiore a tre mesi, ma anche contratti di lavoro per un tempo più breve (purché non inferiori al mese), per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro a fare l’esperienza.

La commissione Saraceno propone anche di allentare le disposizioni che, ai fini della congruità dell'offerta lavorativa, fissano, dopo la prima offerta, la distanza del luogo di lavoro su tutto il territorio nazionale, che è considerata «inutilmente punitiva per lavori spesso a tempo parziale e con compensi modesti».

Meno limiti sulla spesa della carta Rdc

Attualmente è obbligatorio spendere l'intero contributo economico entro il mese successivo alla sua erogazione, per non incorrere in decurtazioni.Per la Carta RdC ci sono limiti nell'utilizzo all'acquisto di certi beni, e si possono prelevare contanti entro un tetto mensile di 100 Euro per un singolo ( moltiplicato per la scala di equivalenza nel caso di famiglie con più membri). La commissione Saraceno propone di abolire l'obbligo di spendere l'intero contributo economico entro una scadenza predefinita, riducendo i vincoli sull'utilizzo.

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