Dalle fonti verdi al taglio dei consumi: l’energia vira sulla sostenibilità
Nella classifica del Sole 24 Ore-Statista sono ben trenta le aziende premiate per il miglioramento della performance
di Celestina Dominelli
3' di lettura
C’è un netto intervento sul taglio dei consumi, grazie, in molti casi, a sistemi di monitoraggio puntuale che hanno consentito di ridurre e ottimizzare il fabbisogno di elettricità, gas e acqua all’interno delle società. E ci sono, poi, una maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni (non solo le dirette e indirette, Scope 1 e 2, ma anche quelle incluse nella catena del valore aziendale, Scope 2), come anche investimenti crescenti per sostenere l’implementazione di energia prodotta da fonti rinnovabili. Investimenti che, come documenta peraltro l’ultimo rapporto Bnef (“Energy Transition Investment Trends), hanno pareggiato nel 2022 la spesa messa in campo per petrolio gas e carbone (1,1 trilioni di dollari) e sono stati trainati soprattutto in Europa - dove la corsa alle energie verdi è stata sicuramente influenzata anche dalla guerra in Ucraina e dalla decisione della Russia di tagliare progressivamente le forniture di gas destinate al Vecchio Continente -, dalle strategie “green” messe in pista soprattutto dalle aziende attive nel comparto dell’energia, dell’approvvigionamento e delle materie prime.
Non è un caso, quindi, che, anche nella nuova edizione della classifica “Leader della sostenibilità” stilata dalla società tedesca Statista in collaborazione con Il Sole 24 Ore, questo settore risulti tra i più premiati con trenta aziende e con diverse società che, in molti casi, sono riuscite a confermare o anche a migliorare la performance realizzata negli scorsi anni. Merito - lo sottolinea Statista nella sua fotografia - di una crescita assai significativa degli investimenti sostenibili. Che, va detto, emerge anche nell’ultimo Rapporto Consob, “Emerging trends in sustainable investing and cryptoasset markets”, in cui si evidenzia come gli indici che includono le società ritenute più attente ai temi della sostenibilità hanno segnato un recupero rilevante rispetto al calo registrato nei primi mesi del 2020 in occasione dell’emergenza sanitaria innescata dal Covid 19, attestandosi a fine maggio 2022 su livelli superiori a quelli pre pandemia. Sia nell’area euro sia in Italia, i benchmark Esg (che identificano, come noto, l’attenzione all’ambiente, alla governance e al sociale) mostrano performance lievemente superiori rispetto a quelle dell’intero mercato e livelli di volatilità simili o di poco inferiori.
Inoltre, documenta la Consob, negli ultimi anni è cresciuto sia il numero di società quotate nell’area euro e in Italia assistite da uno score Esg sia il valore medio dello score (globale e per singolo fattore). Non solo, in ambito domestico, gli emittenti che godono di un punteggio più elevato si connotano per una maggiore capitalizzazione di mercato e una volatilità dei corsi azionari inferiore a quella delle altre società. Essi, inoltre, sono più frequentemente attivi nei settori delle utilities e dell’energia, come conferma anche l’istantanea scattata da Statista che mette in fila le strategie delle aziende di questo settore e i risultati raggiunti nel corso del tempo. Tante, dunque, le buone pratiche nella classifica Leader della sostenibilità per il comparto energetico. Lo sono quelle messe in pista, tra gli altri, dal Gse (il Gestore dei servizi energetici), che ha registrato una performance particolarmente positiva nella parte ambientale, ma è riuscito a ottenere un piazzamento non da meno anche in quella società ed economica, come si racconta nell’altro articolo in pagina.
C’è, poi, il nutrito esercito delle utility, da Acea ad Ascopiave, da Hera a Iren, che, secondo l’analisi di Statista, ha conseguito il miglior punteggio all’interno della categoria per la riduzione delle emissioni di CO2 per Scope 1 e 2 (rapporto emissioni/fatturato diminuito del 94%), grazie alla loro scelta di rifornirsi di energia elettrica esclusivamente da fonti green. Ma, all’interno della classifica, figurano anche, per i traguardi ottenuti, Acinque, Egea e Optima Italia, come pure Publiacqua che si è fatta notare soprattutto per le assunzioni di giovani talenti (ogni anno più della metà delle nuove risorse cooptate dall’azienda sono tra gli under 30).
Per lo sforzo consistente sulla sostenibilità tout court e per i miglioramenti continui apportati alla strategia, tra le big, compaiono poi anche Eni, Enel, Erg, Snam e Terna. In particolare, scrivono gli analisti di Statista nell’ultima edizione della classifica, il gruppo guidato da Claudio Descalzi è quello che più di tutti, all’interno del settore, mostra un bilancio solido secondo gli indicatori chiave di performance inclusi nel Piotroski score, grazie al quale è possibile misurare la solidità finanziaria di un’azienda attraverso l’esame di alcuni parametri (profitti e cash flow operativo positivi, riduzione del debito, ebitda in crescita).
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