CORONAVIRUS

Dalle rosticcerie alle pizzerie al taglio, ai bus turistici: ecco tutte le categorie escluse che sperano nei nuovi aiuti

Corsa contro il tempo per mettere a punto il decreto Ristori bis

di Andrea Carli

Nuovo dl Ristori, Conte: "Anche scostamento se serve"

4' di lettura

A quel decreto legge Ristori bis, come lo ha battezzato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per differenziarlo dalla prima tranche di indennizzi, guardano in molti. E tra questi ci sono le categorie che non sono rientrate nei codici Ateco indicati nel primo provvedimento. La coperta delle risorse alle quali attingere per coprire questa nuova concessione di aiuti a fondo perduto è corta, tanto che non si esclude che il governo decida di procedere nella direzione di una nuova richiesta di scostamento al parlamento (sarebbe la quinta in sette mesi di lotta al coronavirus).

Chi è rimasto fuori dal primo intervento

La lista delle richieste è già lunga, solo considerando le categorie che non hanno accesso, al momento, al decreto Ristori, prima versione (il provvedimento è all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, in prima lettura). Fanno parte del gruppo i circoli Arci e delle Acli che chiedono aiuti per il Terzo settore, le lavanderie industriali che lamentano l'esclusione, circa 100mila imprese tra pizzerie al taglio e rosticcerie (della ristorazione senza somministrazione) che secondo la Cna sarebbero state tagliate fuori. Molte aziende nel campo degli eventi, poi, non corrisponderebbero a nessuno degli Ateco finora in elenco. Nulla nemmeno per i bus turistici e per i bar nelle scuole, la ristorazione collettiva, i fornitori dei distributori automatici o ancora per le dimore storiche e i B&B campani che lavorano, grazie a una legge regionale, senza partita Iva.

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Chi è allo stato attuale in prima posizione

Fin qui le categorie ad oggi rimaste escluse. Allo stato attuale in pole tra i codici Ateco che potrebbero essere ammessi alla nuova tranche di contributi a fondo perduto sono i musei, chiusi in tutta Italia, bus turistici - su cui si registra pressing dentro e fuori dal Parlamento - rosticcerie e pizzerie al taglio, cioè la ristorazione senza somministrazione, al momento esclusa ma che sarà penalizzata dal coprifuoco nazionale delle 22. La lista non è ancora stata chiusa, ma è oggetto di una delicata operazione di limatura in queste ore.

Corsa per dare il via libera al Dl prima della nuova stretta

È una corsa contro il tempo per mettere a punto il decreto Ristori bis entro venerdì 6 novembre, quando sono scattate le nuove limitazioni nelle Regioni che saranno in “zona arancione” e la serrata quasi totale per le nuove “zone rosse”. Sul piatto c'è circa un miliardo e mezzo-due miliardi, e si lavora ad ampliare il più possibile la platea con questa dote. Conte non ha escluso che il nuovo provvedimento arrivi sul tavolo del Consiglio dei ministri già oggi, 5 novembre, ovvero prima dell’entrata in vigore della nuova stretta prevista dal Dpcm del 3 novembre, e delle nuove misure per arginare i contagi.

Cinquanta milioni attraverso decreto ministeriale

Una prima soluzione tampone potrebbe essere quella di emanare in tempi rapidi un decreto ministeriale che consente di ampliare l'elenco dei codici Ateco ammessi al contributo a fondo perduto. Sul piatto ci sono però solo 50 milioni. Un altro canale di ristoro sarà la manovra, tutt'ora però in stand by.

L’ipotesi di far confluire il Ristori bis nel primo provvedimento

Per accelerare l'iter in Parlamento, poi, il provvedimento dovrebbe confluire nel Ristori 1, già all'esame delle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, in modo da stabilizzare le norme il prima possibile e dare modo all'Agenzia delle Entrate di chiudere l'intero procedimento entro metà dicembre, come promesso dal premier e dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.

Le ipotesi di ristoro

Il Ristori bis servirà per sostenere bar e ristoranti costretti nelle zone rosse al solo asporto, i negozi che dovranno abbassare la serranda anche nelle zone “arancioni” (e che in tutto l'anno hanno perso, nel settore moda, circa 29 miliardi secondo i calcoli aggiornati di Confindustria). Per le categorie toccate indirettamente dalla stretta, invece, il ristoro dovrebbe arrivare con il fondo anti-Covid della manovra (4 miliardi destinati a salire). E lo stesso vale per l'ipotesi di aiuti aggiuntivi per i genitori con i figli in Dad: per chi si ritrova a casa con la didattica a distanza scolari e studenti già sono previsti congedi al 50% quando non sia possibile lo smart working, ma potrebbe essere rifinanziato anche il bonus babysitter, che darebbe una mano anche agli autonomi.

In campo l’agenzia delle Entrate

Sarà di nuovo l’agenzia delle Entrate a gestire i contributi a fondo perduto, e a fare arrivare sui conti correnti degli interessati bonifici in automatico. L'impegno è quello di garantire ristori in due settimane (o entro la metà di dicembre a chi ancora deve fare domanda) anche per i nuovi codici Ateco che saranno aggiunti alla lista degli attuai 53, ad esempio i negozi dei centri commerciali, ma anche i grandi store tra i 250 e i 2500 metri quadri e quelli ancora più grandi che saranno costretti a chiudere nei weekend. Lo stesso si cercherà di fare anche per le categorie che al momento non si possono quantificare, come nel caso di parrucchieri ed estetisti: il numero di attività da ristorare, infatti, dipenderà da quante zone del Paese saranno riportate in sostanziale lockdown per piegare la curva dei contagi. A tutti i nuovi settori coinvolti saranno garantiti anche il credito d'imposta sugli affitti, la sospensione del versamento dei contributi e la cancellazione della seconda rata Imu.

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