Dalle tasse al lavoro, i macigni da rimuovere per ricostruire l’Ulivo
di Lina Palmerini
3' di lettura
Fatte le primarie, confermato Matteo Renzi, tornano sul tavolo le questioni che la corsa per la leadership Pd aveva lasciato in sospeso: legge elettorale e alleanze. Oggi riapre il cantiere della commissione Affari Costituzionali della Camera anche se il presidente e relatore Andrea Mazziotti dovrà prendere atto di un nuovo rinvio per i contatti in corso tra partiti ora che il neo segretario è in sella. Contestualmente riapre pure il cantiere della possibile coalizione a sinistra che è strettamente legato a quale sistema di voto e che dipende dalla rinnovata investitura a Renzi. Ieri Giuliano Pisapia nel programma Tv “Otto e mezzo” ha rilanciato l’idea di rifare l’Ulivo pensando a una legge che premi la coalizione, altrimenti – ha detto – costruirà un’area di sinistra alternativa. Lo stesso concetto era nelle parole di Romano Prodi che ha sottolineato come lui ai gazebo prese consensi tre volte superiori a quelli di Renzi e che questo suggerisce di essere «inclusivi» se si vuole vincere. Insomma, tutte spinte a riappacificare un’area ma c’è un macigno che non è fatto solo dalla legge elettorale.
Il macigno in questione riguarda il nucleo politico di un futuro centro-sinistra riunito - o di un centrosinistra senza trattino, come direbbe Arturo Parisi - di cui il Pd di Renzi dovrebbe essere il perno, l’asse portante. Ecco questa sostanza programmatica – che il neo leader ha promesso illustrerà all’assemblea Pd domenica prossima – è piuttosto complicata perché è qui che si sono prodotte lacerazioni feroci e infine la scissione di Bersani, D’Alema e Speranza. Insomma, è vero quello che dice Pisapia che è «inaccettabile» porre un veto sui nomi – Renzi ha detto no a un’alleanza con D’Alema – ma un patto sui contenuti è ugualmente complicato. Come lo è sempre stato sin dai tempi di Prodi ma questa volta anche di più. Perché?
Perché la parte del Pd che è andata via è stata contraria al Jobs act, alle misure fiscali come l’abolizione della tassa sulla casa, alla riforma costituzionale: cioè al nocciolo duro delle politiche renziane. È immaginabile un “revisionismo” critico di Renzi su quelle che sono state le sue politiche di Governo?
Ecco, dalla risposta a questa domanda passa l’impresa di ricostruire l’Ulivo. E naturalmente passa anche dalla capacità di mediazione di Pisapia che sarà necessariamente sulle questioni di merito e non solo su fattori personali e caratteriali che pure hanno un peso. E dunque serve una forte volontà politica per andare verso una logica di coalizione perché questo implica che Renzi presenti un’agenda politico-economica profondamente cambiata e che anche gli scissionisti di Mdp facciano una marcia indietro rispetto ai toni e agli argomenti usati contro l’ex premier.
Questo è il nodo e si potrebbe dire che è il solito nodo visto che ogni volta il centro-sinistra ha fatto fatica a trovare convergenze nel programma e poi a tenerle negli anni in cui ha governato. Una fatica peraltro con esiti sempre negativi. Questa volta però è perfino più difficile perché c’è un passato troppo recente con cui fare i conti. E perché il neo confermato leader del Pd continua a dire di aver sbagliato il modo di comunicare agli italiani ma non la sostanza; e chi è andato via dal partito continua a definire la propria identità in antitesi a Renzi.
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