Dario Argento che piace ai giovani grazie alla censura
Il regista romano si racconta in occasione della rassegna londinese del BFI Southbank: “Le donne, nei miei film, sono assassine e vittime. Non vedo per ora miei eredi”.
di Simone Filippetti
4' di lettura
Seduto al tavolo dell’hotel 45 Park Lane, di fronte al parco più famoso di Londra, un signore dai capelli bianchi, con una giacca di velluto marrone molto inglese, passa inosservato ai clienti dell'albergo, perlopiù turisti mediorientali, che stanno facendo colazione. Eppure, Dario Argento è un gigante del cinema. Coi suoi film, da Profondo Rosso a Phenomena, ha fatto paura al pubblico di tutto il mondo. “Girare film dell'orrore è difficile e complicato: ci vuole tanta psicologia per fare paura e bisogna alimentarsi di incubi dal profondo dell'animo” esordisce e riecheggiano vecchie parole di Brian De Palma, secondo cui “se un regista sa fare film dell'orrore, sarà in grado di girare qualsiasi film”.
La rassegna a Londra
Definire Argento “Maestro del Terrore”, è, almeno a Londra, riduttivo. Gli inglesi venerano il regista romano come uno dei più grandi di cineasti viventi: prima ancora di diventare un cineasta di genere, accanto a mostri sacri come John Carpenter, creatore di “Halloween”, e Wes Craven, il papà di Freddie Kruger della saga “Nightmare”, aveva già alle spalle una nutrita carriera di sceneggiatore, tra cui spicca “C’era una volta il West” accanto a Sergio Leone. Sulla facciata laterale del BFI, il cinema multisala d'essai sotto al London Bridge, lungo la passeggiata di Southbank, campeggia un enorme murales nero con la sagoma rossa del film Suspiria che cola sangue. Il British Film Institute, massima istituzione cinematografica britannica, ha celebrato il regista italiano con una rassegna dei suoi film, dall'evocativo titolo “Doors into Darkness” (Porte sull'Oscurità). Grazie a una collaborazione con Cinecittà, Londra proietta tutti i film di Argento restaurati: a partire da Suspiria, riconosciuto dal pubblico, dalla critica e dallo stesso regista come il suo capolavoro. La nuova versione in 4K, con i colori del genio Luciano Tovoli ancor più sfavillanti.
Anticipatore di tendenze
Argento è stato un grande anticipatore di tendenze, non solo come regista ma come imprenditore: l'efferatezza e il sadismo degli omicidi nei suoi film, hanno aperto la strada al fenomeno mondiale di “Saw”. Già negli Anni ‘90, Argento inaugurò, a Roma, il negozio “Profondo Rosso”, primo caso in assoluto di un locale dedicato a un regista, con i prodotti legati ai suoi film. Trenta anni dopo, Netflix ha aperto a Milano un negozio dedicato a “Stranger Things”, serie tv horror che peraltro pesca tantissimo negli Anni ‘80, gli stessi che hanno decretato il successo planetario dell'artista. Alcuni anni fa ha debuttato nel mondo editoriale, con la sua autobiografia “Paura”, pubblicata peraltro da un editore raffinato come Einaudi.
Quali sono le sue origini cinematografiche?
Risalgono al cinema in bianco e nero dell’America degli Anni 50 e 60: registi come Val Lewton. In Italia, mi hanno ispirato molto Mario Bava e Riccardo Freda (considerato il fondatore del genere in Italia con “I Vampiri” del 1957, NdR). Bava era “terroristico”, mentre Freda faceva film gotici, tremendi. All’epoca del mio esordio, l’horror era una nicchia
Oggi però è diventato un filone generalista, con tante donne fan, inaspettatamente...
All’epoca del mio debutto, l’Italia era nel pieno degli Anni di Piombo, eppure la gente aveva voglia di andare al cinema a vedere film con omicidi. Oggi l’horror non è più una nicchia, ma trovo i film della nostra generazione migliori: i registi erano più bravi.
A proposito di generazioni, pensa che oggi, nell'epoca del Politicamente Corretto, riuscirebbe a girare gli stessi film di allora?
In realtà, già in tempi non sospetti, ho fatti film importanti, nel senso di politicamente impegnati: con George Romero, per esempio, girammo “L’Alba dei Morti Viventi “ (in Italia tradotto “Zombi”) che aveva molti temi politici, dal razzismo al consumismo alla critica sociale, temi attuali oggi
Dal suo primo assassino (vestito di bianco, ribaltando i luoghi comuni) fino alla Mater Suspiriorum, nei suoi film sono sempre le donne a uccidere. Sono loro il male?
Sono il male e il.bene. Perché le mie assassine molto spesso uccidono altre donne. Nei miei film, ho sempre affidato alle donne entrambi i ruoli, quello del buono e del cattivo
Come si spiega la sua fama, che copre più generazioni?
Forse è anche merito della censura. Per tutta la mia carriera ho sempre dovuto combattere contro i tagli ai miei film. Pensi che Opera è uscito nella versione completa in America solo molti anni dopo. In Russia, addirittura, i miei film non sono mai stati distribuiti. Sono arrivati solo decenni dopo l’uscita, grazie a dvd e streaming. Così, i più giovani, che non avevano mai potuto vedere i miei film in tv o al cinema, sono diventati miei fan. Ma fan di film vecchi ormai di 30 anni. Così si è alimentata la mia fama.
Dal passato al futuro: vede un altro Argento? Chi è il suo erede?
Mi spiace deluderla ma al momento non c’è nessuno. C'è da dire, però, che l'orrore è un genere che va a cicli, anche in Italia. Negli ultimi decenni, ad esempio, era scomparso. Anche perché i gusti del pubblico cambiano e anche il cinema cambia. E' cambiata la società e siamo anche cambiati noi. Però, con questa nuova rinascita del genere horror, sono certo che qualcuno arriverà.
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