INTERVISTA

Dario Pardi: «Retelit, serve continuità per crescere ancora»

di Cheo Condina

Dario Pardi (Imagoeconomica)

3' di lettura

Dopo anni di scossoni nell'azionariato e la normalizzazione avvenuta nell'ultimo triennio, coincisa con un turnaround finanziario e industriale, Retelit ha bisogno di stabilità. Il che significa «continuità del management esecutivo», chiamato a implementare – dopo avere rimesso in carreggiata la società - un business plan che prevede crescita organica e attraverso acquisizioni. È questo il principale messaggio che lancia il presidente del gruppo tlc, Dario Pardi, in un colloquio con il Sole 24 Ore, dal quale traspare la determinazione con cui gli attuali vertici, cioè lo stesso Pardi e l'ad Federico Protto, si presenteranno all'assemblea del 27 aprile, chiamata a rinnovare il cda. «Perché questa – aggiunge – è un'azienda che oggi ha un posizionamento preciso sul mercato e un futuro importante e roseo davanti a sé: per questo, nei limiti delle mie possibilità, ci vorrei pure investire».

Nelle ultime settimane, come noto, l'equity story di Retelit si è infiammata per la discesa in campo della cordata Fiber 4.0, composta da Raffaele Mincione, il finanziere Stefano Giorgetti e l'immobiliarista Luca Cividini, che ha rilevato il 9% della società dichiarando di avere una partecipazione potenziale (comprese le quote dei Pretto, altri soci di Retelit) superiore al 19% e paventando la possibilità di salire ulteriormente nel capitale, ma non oltre il 30%. L'obiettivo? Nominare il cda, con una forte discontinuità a livello manageriale (il termine per presentare le liste scade domani), nella prossima assemblea mentre dal punto di vista industriale i piani di Fiber 4.0 non sono ancora stati resi noti. È di qualche giorno fa, invece, la creazione di un patto di sindacato – che controlla il 24,36% del capitale (e potrebbe salire vicino alla soglia d'Opa) – tra i libici di Bousval, il fondo tedesco Axxion e Shareholder Value Management, che hanno espresso forte fiducia nell'attuale management per continuare il percorso di crescita della società, pubblicando già la propria lista per il nuovo consiglio di amministrazione con la conferma di Pardi e Protto, affiancati – fa notare il presidente – da professionisti di alto profilo.

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«La discontinuità – aggiunge Pardi – va bene per le cose che vanno male, non per quelle che funzionano. Oggi Retelit ha bisogno di crescita e di una evoluzione della strategia, che è realizzabile grazie ai risultati ottenuti dopo il nostro arrivo come nuovo management, nel 2015, sotto il profilo della normalizzazione industriale e della solidità finanziaria». A fine 2014 il fatturato era di 37 milioni, oggi è quasi raddoppiato (65,4) mentre si è passati da un rosso di 7,9 milioni a un utile di 11,4.

Il focus, dunque, sarà sul mondo business, dove si punterà ad allargare la base clienti ma soprattutto sui servizi, visti come application management, data center, Internet of Things, e cybersecurity. Tenendo fermo l'impegno sulla fibra «che resta la cash cow del gruppo» e puntando alla «massimizzazione del potenziale industriale del cavo sottomarino AAE-1 (che collega l'Europa all'Asia con la fibra per circa 25mila km, ndr), che ci consentirà di giocare un ruolo fondamentale sul mercato internazionale». Ad oggi, insomma, Retelit è un'azienda che «ha una base forte ma ha bisogno di continuità evolutiva, perché si può fare meglio in molte aree, guardando al mondo corporate e ai servizi di sicurezza. Come? Con partnership o con acquisizioni inorganiche per allargarsi in campi oggi non presidiati», precisa il manager. Senza dimenticare la remunerazione ai soci: quest'anno, mentre il titolo si è portato a 2 euro ai massimi dal 2007 (valeva quattro volte in meno nel 2015), il management ha proposto la prima cedola della storia, pari a 0,02 euro per azione. «Ma su questo decideranno gli azionisti in assemblea, dipenderà dalle strategie che vorranno adottare: noi abbiamo dato loro questa grande opportunità», conclude Pardi.

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