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Davines punta sull’agricoltura rigenerativa e cresce oltre il 20%

In Italia ha 5.200 saloni

di Marta Casadei

Il primo centro europeo di agricoltura organica rigenerativa (Eroc) 

3' di lettura

Un nuovo modello di business che punta non solo a limitare l’impatto sul pianeta, ma anche ad aiutare la rigenerazione delle sue risorse. È questa la nuova sfida che si è posto Davines, marchio di professional haircare che fa capo all’omonimo gruppo emiliano  e che assorbe più della metà del suo fatturato.

Il brand ha, fin dalla sua fondazione, un dna sostenibile. Un percorso iniziato oltre 20 anni fa che, negli anni, ha portato il gruppo a diventare B-corp (2016), Società Benefit (2019) e nel 2022 fondare la B Corp Beauty Coalition che conta 66 brand. Un percorso che non si ferma ma si evolve: «La visione della rigenerazione degli ecosistemi guida il nostro approccio alla sostenibilità - dice Mark Giannandrea, global general manager di Davines - e la nostra strategia si basa su tre aree di impatto principali: decarbonizzazione, che unisce tutte le nostre azioni per combattere i cambiamenti climatici; circolarità, legata ai materiali che utilizziamo principalmente per i nostri imballaggi; biodiversità, legata alla protezione degli ecosistemi, del suolo e alla ricerca di nuovi ingredienti naturali per le nostre formule». A questo proposito dal 2021 Davines collabora con il Rodale Institute – pioniere della rigenerazione negli Stati Uniti – per creare il primo centro europeo di agricoltura organica rigenerativa (Eroc). Il sito si trova proprio di fronte all’headquarter di Davines Group, a Parma. «Nel 2023, in Eroc saranno piantate e raccolte altre sei specie: melissa, calendula, due varietà di camomilla, centipeda e trifoglio rosso. L’obiettivo per i prossimi anni è fare in modo che l'introduzione di alcune di queste nuove specie consenta al brand di controllare l’intero processo di produzione di almeno uno dei suoi principi attivi», dice il manager .

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Nel 2023, poi, il marchio taglierà un altro importante traguardo eco: «Tutti i prodotti Davines saranno “Plastic Net Zero” grazie alla nostra partnership con Plastic Bank. Ciò significa che per ogni prodotto venduto, raccoglieremo la stessa quantità di plastica nelle zone costiere di Filippine, Indonesia e Brasile. Grazie a Plastic Bank, questa plastica sarà riciclata e rimessa in circolo produttivo come materia prima, nel rispetto dell'economia circolare e delle comunità locali».

L’attenzione all’ambiente e la responsabilità sociale - valori sempre più apprezzati dai consumatori globali - sono un driver economico per il brand che nel 2022 ha registrato ricavi in salita del 20,2 per cento. L’Italia. dove il brand è presente in 5.200 saloni, ha una quota marginale (14,8%) del business di Davines - ma nel 2021 ha messo a segno un +18,4% sul 2021 - che è decisamente sbilanciato sull’estero: il primo mercato (davanti a quello domestico) sono gli Stati Uniti, seguiti dall’Europa. «Abbiamo raggiunto tassi di crescita molto elevati anche in Francia e nel Regno Unito - spiega Giannandrea - mercati strategici che presidiamo con le nostre filiali locali. Oltre a Francia e Regno Unito, abbiamo filiali nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti, a Hong Kong e a Shanghai. Nel 2023 abbiamo aperto una nuova filiale in Germania».

Essendo un marchio di hair care professionale, Davines ha e continuerà ad avere nei saloni il proprio canale di vendita chiave (assorbe l’80% del business), ma ciò non vuol dire che il brand sia impermeabile alle trasformazioni, sociali e del mercato:  «Il nostro punto di forza è un approccio basato sulla dedizione. Negli ultimi anni abbiamo integrato le vendite nei saloni con l’e-commerce, soprattutto nei mercati, come quelli asiatici, dove è questo il canale di vendita principale», conclude il manager.

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