Dazi, Mattarella: «Sanzioni reciproche non fanno bene». Trump: «Prenderemo in considerazione rimostranze Italia»
Trump è stato un fiume in piena: tempestato dalle domande dei cronisti sull’impeachment e sulla Siria ha continuato a ripetere i primati della sua politica e della sua amministrazione
dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam
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WASHINGTON - Sotto una pioggia battente, forse anche in senso metaforico, si è svolta la visita di Sergio Mattarella alla Casa Bianca. Il presidente della Repubblica italiana è stato accolto con tutti gli onori da Donald Trump. Sono stati ribaditi i buoni rapporti tra Italia e Stati Uniti, “mai buoni come ora”, ha detto il tycoon. Una rapida stretta di mano, un paio di insolite piccole pacche sulle spalle e i due leader sono entrati nella Stanza Ovale. Ma poi sono emerse le differenze. Trump seduto sulla poltrona a sinistra, dietro di lui in piedi per tutto il tempo il segretario di Stato Mike Pompeo. Mattarella, seduto di fianco, era accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, non presente nella sala.
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Trump ha ricordato i 7,5 miliardi di dazi decisi dalla Wto nella vertenza per gli aiuti di stato ad Airbus che partiranno venerdì e colpiranno circa 450 milioni di euro di prodotti agroalimentari italiani, a partire dal Parmigiano Reggiano. “Di sicuro il presidente italiano vorrà discutere di questo. E' la prima volta che abbiamo vinto con la Wto. La Cina si è arricchita grazie alla Wto. I 7,5 miliardi sono contro l'Europa, certo toccano anche l'Italia. Ma mentre i rapporti con i paesi europei a volte sono difficili e spinosi l'Italia si è sempre dimostrata vicina e amica degli Stati Uniti”. Lasciando intendere della possibilità di un trattamento preferenziale, da amico speciale, che in effetti in parte c'è già stato: dai dazi Wto sono stati esclusi i vini italiani. Lo stesso Trump ha ricordato che sono stati colpiti volutamente i vini francesi per ritorsione contro la “Digital tax”. La tassa varata da Parigi, in assenza di una decisione europea, che ha colpito le grandi società tecnologiche, accusate di non pagare le imposte in proporzione ai loro giganteschi fatturati. A tratti è sembrato più uno show di Trump che un vertice bilaterale. Due uomini diversi. Misurato e rigoroso il primo. Un fiume in piena il secondo tempestato dalle domande su impeachment, sul ritiro dalla Siria, la Cina e l'accordo annunciato ma non firmato. Il presidente Mattarella ha ascoltato con molta attenzione gli “opening remarks” di Trump. Ha ringraziato il presidente americano per l'invito e si è detto sicuro di discussioni positive, portate avanti “con spirito di amicizia e concretezza”. Ha ricordato l'incontro avuto tra i due leader al Quirinale e i rapporti solidi tra i due paesi.
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Dopo un ventina di minuti di monologo di Trump, Mattarella ha chiesto la parola e ha auspicato una convergenza proprio sulle politiche commerciale e sui dazi. Dritto al punto. “Mi auguro – ha detto – che sia possibile mettere in campo un confronto, una collaborazione, che eviti di arrivare alle ritorsioni. Nello spirito dell'alleanza euroatlantica che ci unisce, si trovi una posizione in cui ogni parte tenga conto delle esigenze dell'altro. L'alternativa è che si vada a un peggioramento dei rapporti. Ora è arrivata la sentenza favorevole a Boeing, tra qualche mese arriverà quella a favore di Airbus. Con i dazi non vince nessuno. Le economie di entrambi i Paesi vengono penalizzate”, ha detto il presidente italiano. “Tanto vale cercarla subito questa intesa”.
Trump ha promesso che “esamineremo con attenzione il capitolo riguardante l'Italia nei dazi Wto”. Non ha fatto aperture sui dazi alle auto e alla componentistica Ue, sui quali una sua decisione è attesa a metà novembre. “Juncker – ha detto– è stato brillante. Si è approfittato degli Usa nei rapporti commerciali. Per noi è difficile vendere i prodotti agricoli e le auto in Europa. Stiamo parlando con le nuove persone che arrivano a Bruxelles. Spero che non si arrivi ai dazi contro l'Europa”, ha detto l'inquilino della Casa Bianca, lasciandosi però la porta aperta per le ritorsioni.
Ha parlato anche della Nato Trump. Del fatto che molti paesi europei non pagano abbastanza per l'Alleanza: “Il problema è che l'Italia paga solo l'1,1% del Pil, invece del 2% stabilito, che comunque è poco. Dovrebbe pagare probabilmente il 4%. Solo 8 dei 20 paesi Nato pagano il 2%. La Germania è all'1,3%, la Spagna addirittura è sotto l'1%”. Mattarella ha ricordato che L'Italia resta il quinto contributore Nato e il secondo in termini di numero di militari destinati alle missioni dopo gli Stati Uniti.
“Con il presidente Mattarella – ha aggiunto Trump – abbiamo discusso a lungo del comune interesse per migliorare i rapporti economici dei nostri paesi. Le nostre nazioni investono 70 miliardi di dollari in entrambe le economie” in termini di scambi ha detto Trump: “Senza le barriere imposte dall'Unione europea questo numero di 70 miliardi tra Italia e Stati Uniti potrebbe essere molto più alto”.
Sul ritiro dalla Siria, Trump ha detto che “l'America non è la polizia del mondo”. Turchia e Siria “dovranno cercare una soluzione da soli”. Poco importa se i russi prenderanno il controllo della Siria. Ha difeso la sua scelta di riportare a casa i soldati americani. Ha ripetuto almeno cinque volte che “i curdi non sono angeli”. Nel mare di parole ha detto anche che il partito curdo turco del Pkk “è peggio dell'Isis” che presto partirà per la Turchia il vice presidente Mike Pence per monitorare da vicino la situazione.
In ultimo, sulla visita a Roma del segretario alla Giustizia William Barr a fine settembre per chiedere ai servizi italiani di indagare sul Russiagate, Trump ha detto di non sapere che cosa ha appreso Barr – che era vicino a lui - nei suoi incontri romani. “Però so che c'è stata corruzione nella campagna per le elezioni del 2016. Corruzione che potrebbe arrivare fino a Obama”.
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