commercio estero

Dazi Usa-Cina, dove si è incagliata la trattativa

Di nuovo bloccata la “mini” trattativa Usa-Cina che sembrava a un passo. Pechino non vuole impegnarsi troppo su acquisti agricoli. Gli Usa resistono ad alleggerire le sanzioni su Huawei.

di Laura Cavestri

Schiarita Usa-Cina, accordo per ridurre i dazi

3' di lettura

Maiale in agrodolce e salsa di soia. Alla fine è nel piatto che si gioca la partita dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina. Ed è sempre nel piatto che la trattativa si è incagliata. La mini-intesa che avrebbe dovuto costituire la fase 1 del “disgelo” – con gli Stati Uniti disposti a ritirare alcuni dazi contro la Cina, in vigore dal 1° settembre per un valore di 112 miliardi di dollari, tra cui figurano abbigliamento, elettrodomestici, e monitor a schermo piatto – è infatti appesa alla promessa cinese di acquisto di grande partite di prodotti agricoli.

Il nodo agricolo
Come spiega stamane il Wall Street Journal, Trump aveva affermato che la Cina aveva accettato di acquistare ogni anno (per due anni) fino a 50 miliardi di dollari di semi di soia, maiale e altri prodotti agricoli “Made in Usa”.

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Tuttavia, Pechino sembra poco propensa a quantificare un impegno nero su bianco, nel quadro di un accordo che sembra far pendere l’ago della bilancia più a favore degli Stati Uniti che della Cina.

Per Trump, portare a casa un’intesa nell’interesse degli agricoltori statunitensi – da sempre il suo principale bacino elettorale – a un anno dalle prossime presidenziali e all’inizio di una procedura di impeachment, è politicamente essenziale. Mentre Pechino ha tutto l’interesse a non apparire la “parte perdente” ma soprattutto a mantenere la massima flessibilità possibile all’interno dell’accordo, nel caso in cui le tensioni commerciali aumentino di nuovo.

Parlando con i giornalisti alla Casa Bianca mercoledì, Trump aveva detto che i colloqui erano in corso: «Vedremo cosa succede, ma si sta muovendo rapidamente». Il giorno prima, il presidente Usa aveva affermato di essere pronto ad aumentare sostanzialmente le tariffe statunitensi sulle importazioni cinesi se le due parti non fossero riuscite a raggiungere un accordo.

Del resto, priorità della Cina è quella di alleggerire le restrizioni sul trasferimento tecnologico, che riguardano soprattutto ma non solo Huawei (anche se Trump, per ora, non sembra troppo disponibile a fare concessioni) e non ha intenzione di legarsi mani e piedi alla soia Usa, anche perchè – dovendone importare oltre l’80% per il proprio fabbisogno nazionale – può approvvigionarsi in un altro bacino strategico: il Brasile. L’anno scorso, infatti, Pechino ha acquistato 10 milioni di tonnellate di soia brasiliana. Nel Paese sudamericano, vengono coltivate superfici record, meteorologicamente più al riparo anche da nevicate o eventi atmosferici che possono condizionarne qualità e produzione (quest’anno negli Usa prevista ai minimi da 4 anni).

Gli agricoltori Usa e la bilancia in mano a Pechino
Al netto di tutte le tensioni commerciali in atto da mesi, nella bilancia degli scambi tra Cina e Usa rimane in nettissimo vantaggio Pechino. Il deficit commerciale degli Usa con la Cina è ai massimi storici: nel 2018, gli Stati Uniti hanno importato merci dalla Cina per 540 miliardi di dollari, mentre le esportazioni verso Pechino sono state pari a 120 miliardi. Un deficit dovuto anche al fatto che molti dei prodotti realizzati in Cina da aziende Usa vi rientrano sotto forma di import.

Secondo l’American Farm Bureau, nel 2018 la Cina ha più che dimezzato le importazioni di prodotti agricoli statunitensi a 9,1 miliardi di dollari (8,2 miliardi di euro) – principalmente soia, latticini, sorgo e carne di maiale – rispetto ai 19,5 miliardi di dollari (17,3 miliardi di euro) del 2017. I maggiori Stati produttori di soia, Iowa e Illinois, sono anche i più colpiti dallo scontro commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina.

Ma è proprio lì che si concentrano i più tenaci elettori del presidente. E la prospettiva di una rapida fine della guerra tariffaria con Pechino era la principale aspettativa del mercato agricolo american0.
Le tariffe imposte dalla Cina hanno costretto, in questi 2 anni, l’amministrazione Trump a compensare gli agricoltori per una cifra che ha raggiunto i 28 miliardi di dollari (poco più di 25 miliardi di euro).

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