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Dazi su vino, olio e pasta? Nel mirino 3 miliardi di agroalimentare made in Italy

L’allarme delle associazioni del settore per evitare l’aumento delle tariffe e l’ingresso di nuovi prodotti tra quelli colpiti dai dazi Usa

di Emiliano Sgambato

Tregua finita, riparte lo scontro Ue-Usa sui dazi

3' di lettura

È di nuovo allarme dazi per l’agroalimentare italiano. Gli Stati Uniti hanno ufficializzato la lista dei beni che potrebbero essere colpiti dalla revisione periodica delle tasse sui beni in ingresso sul mercato americano, includendo anche vino, pasta e olio. E se il prezzo pagato dall’autunno a oggi è forse stato più basso delle previsioni, l’effetto sul settore già indebolito dal Covid potrebbe essere questa volta ben più grave, da un lato perché le tariffe potrebbero arrivare al 100%, dall’altro perché tra le vittime ci potrebbe essere anche il vino – risparmiato dalla prima ondata di dazi al 25% di questo autunno su formaggi, salumi e superalcolici – che vede le sue esportazioni finire per oltre un terzo negli Usa.

Il Dipartimento del commercio statunitense (Ustr) ha reso infatti noto che il 26 giugno inizierà la procedura pubblica di consultazione per la revisione delle tariffe da applicare e della lista di prodotti europei colpiti da dazi addizionali a seguito della disputa sugli aiuti al settore aereonautico. La segnalazione del pericolo imminente proviene da tutto il mondo associativo dell’agroalimentare.

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Usa primo Paese extra Ue per export agroalimentare

La lista definitiva dei prodotti, sottolinea Coldiretti, «interessa i due terzi del valore dell'export agroalimentare e si estende tra l’altro vino, olio e pasta Made in Italy, oltre ad alcuni tipi di biscotti e caffe esportati negli Stati Uniti per un valore complessivo di circa 3 miliardi di euro». Con un valore di 4,2 miliardi su oltre 35 complessivi, gli Stati Uniti sono infatti il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e il terzo in assoluto dopo Germania e Francia.

«L’Unione Europea – argomenta Ettore Prandini, presidente Coldiretti – ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione ha posto l'embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy 1,2 miliardi in quasi sei anni ed è ora paradossale che l'Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa. Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese si ritrova ad essere punito dai dazi Usa nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna ed Gran Bretagna».

Il vino con un valore delle esportazioni di oltre 1,5 miliardi di euro, è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States – precisa la Coldiretti – mentre le esportazioni di olio di oliva sono state pari a 420 milioni, ma a rischio è anche la pasta con 349 milioni di valore delle esportazioni. Un settore fino ad ora in crescita nel 2020 nonostante l'emergenza coronavirus con un aumento del 10,3% nel primo quadrimestre dell'anno. Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano – esemplifica Coldiretti –una bottiglia di prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività.

L’appello delle associazioni al governo

«Sollecitiamo un'iniziativa politica e diplomatica del governo sull'amministrazione statunitense per salvaguardare le nostre esportazioni. Già paghiamo un conto eccessivo per un contenzioso che non ci riguarda né come Paese, né come settore». È la richiesta del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ricorda come l'iniziativa era già in programma: «Rientra nel cosiddetto sistema carosello scelto dagli Usa per dare seguito alla pronuncia del Wto che che ha ritenuto illegali gli aiuti pubblici assegnati al consorzio Airbus e ha autorizzato i dazi Usa. La precedente revisione è stata effettuata lo scorso febbraio senza ulteriori penalizzazioni per i nostri prodotti, grazie all'efficace azione svolta dal governo».

«Se dai dati emerge che l'export extra Ue dei beni non durevoli, di cui l'alimentare rappresenta la maggioranza, maggio su aprile ha recuperato quasi 10 punti percentuale, dal -35,2% di aprile al -26,1% di maggio – è l’analisi di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia – a gravare sui progressi delle esportazioni Made in Italy tornano le minacce dei dazi Usa. Si ventilano balzelli fra il 25% e il 100% su una nuova lista di prodotti che raggiungerebbe potenzialmente un valore complessivo, secondo una recente stima Ice, di 4,7 miliardi di dollari».

«I nuovi dazi minacciati da Trump rischiano di far saltare il 10% dell'export agroalimentare italiano e serve – è l’appello di Cia-Agricoltori Italiani – il massimo sforzo diplomatico per scongiurare un impatto economico devastante, soprattutto in questo primo periodo di ripresa post coronavirus». «L’imposizione di nuovi dazi doganali infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori e metterebbe a rischio un mercato florido per le nostre aziende – spiega il presidente Dino Scanavino–. Serve lavorare a livello europeo per salvaguardare il nostro sistema agroalimentare che già soffre a causa delle conseguenze della pandemia».


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