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Dazn un anno dopo: investiamo in Italia ma serve più banda

di Andrea Biondi

Dazn, Sky e gli altri: come riuscire a vedere il calcio in streaming

3' di lettura

«Soddisfatti di come è andata questa prima stagione che ci ha visti crescere notevolmente». Ma per Veronica Diquattro, Executive vicepresident Southern Europe di Dazn, un nodo c’è e concerne l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali con una rete che ha necessità di essere potenziata «in tutto il Paese. Il Governo si è dimostrato aperto alla conversazione» con i tavoli ai quali partecipa Dazn, ma anche «tutti i player, come Netflix, Amazon, Chili e Sky».

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Finito il campionato è tempo di bilanci per Dazn, la piattaforma streaming live e on demand che si è imposta all’attenzione degli italiani dall’estate, quando per 600 milioni in tre anni ha acquisito i diritti per 3 partite alla settimana di Serie A, in esclusiva, con le altre 7 appannaggio di Sky. Diritti conquistati per il triennio 2018-21. Dei tre anni successivi si tornerà a parlare a breve. Con l’idea che si starebbe facendo strada di un canale della Lega con l’ausilio di Mediapro – e visti anche gli effetti tutti da verificare della decisione dell’Antitrust di vietare per 3 anni l’esclusiva web di nuovi contenuti per Sky (che quindi renderebbe asimmetriche le posizioni della pay di Comcast e di Dazn) – non c’è rischio che la piattaforma possa trovarsi fuori dal mercato italiano senza neanche averci preso gusto? «Noi – replica Veronica Diquattro al Sole 24 Ore – puntiamo sullo sviluppo e sulla qualità. E siamo convinti che questo sviluppo qualitativo ci farà scegliere dagli utenti».

Dazn è di proprietà della holding Perform – il cui principale azionista è la Access Industries di sir Len Blavatnik, miliardario di origini ucraine – il cui conto economico alla fine del 2018 riporta ricavi per 422,5 milioni (+45,1%), ma con perdita netta di 550,9 milioni. Un miglioramento notevole Perform lo ha avuto sul versante del debito, sceso a 44,1 milioni dai 632,9 di fine 2017.

Entrata sul mercato italiano a giugno 2018, al campionato di Serie A Dazn ha poi unito altri diritti: dalla Serie B, alla Liga spagnola, al football americano Nfl, alla Copa America al via dal 14 giugno. L’obiettivo ora, precisa Diquattro, è «aggiungere contenuti originali e in generale ampliare il catalogo dell’offerta».

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Top secret i numeri su abbonati (indiscrezioni in rete, mai confermate, punterebbero sugli 1,5 milioni) e ascolti. Si è detto invece che il “Dazner” in maggioranza è uomo (60%), giovane (il 60% ha meno di 40 anni) e non vede solo calcio (2,6 in media gli sport seguiti). Oltre 81 milioni le ore trasmesse, per più di 2.600 eventi. Tra gli sport live più visti domina il calcio davanti a football americano, rugby e pallavolo. In cima alle province più attive ci sono Milano, Roma, Napoli, Torino.

La Dazn di Diletta Leotta e Paolo Maldini testimonial, la cui offerta resterà ferma a 9,90 euro al mese, ha comunque dovuto affrontare uno scotto tecnologico non da poco all’inizio. «Abbiamo lavorato molto sulla nostra applicazione – ha replicato Diquattro – e così abbiamo ridotto del 60% il tempo del rebuffering e stiamo continuando a migliorare il nostro servizio». Ci sarà da aspettarsi un’altra partenza estiva tribolata con le partite che sanciranno l’avvio della prossima stagione di Serie A? «Da agosto a oggi – replica Veronica Diquattro – abbiamo lavorato senza sosta, rilasciando almeno due aggiornamenti al mese. Siamo riusciti a ridurre del 66% il tempo medio di rebuffering».

Conclusione: «Siamo arrivati in Italia per rimanere e vogliamo portare un impatto duraturo all’infrastruttura digitale di questo Paese». Con un però: «Sicuramente con una maggiore infrastruttura la crescita del nostro business sarebbe stata più rapida, almeno al livello dei Paesi europei. Come è avvenuto ad esempio in Spagna che ha delle infrastrutture al livello di quelle della Germania». Del resto Dazn non era stata tenera nelle valutazioni riportate nel provvedimento Antitrust sull’affare Sky-R2. «Il bitrate è sensibilmente inferiore rispetto agli altri Paesi con la conseguenza di avere una qualità inferiore dello streaming del contenuto audiovisivo», si legge al punto 190 e «le problematiche a parere di Dazn si riscontrano principalmente a livello di rete di accesso». Quindi la qualità inferiore dello streaming «è non dipendente dagli investimenti per il miglioramento delle Cdn e dei collegamenti con gli internet provider, ma legata principalmente allo stato dell’infrastrutturazione della rete di accesso».

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