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Ddl violenza donne: via libera in commissione Giustizia alla Camera, l’opposizione si astiene

Primo sì al disegno di legge del governo per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica. Stretta sulla violazione del divieto di avvicinamento

di Nicoletta Cottone

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3' di lettura

C’è un primo sì in commissione Giustizia della Camera al disegno di legge del governo per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica. La commissione ha dato il via libera al provvedimento, dando mandato al relatore, il presidente della commissione Ciro Maschio di Fratelli d’Italia, a riferire in Aula, dove arriverà la prossima settimana. Astenuta l’opposizione.

Roccella è un provvedimento salvavita

Il provvedimento - spiega la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella - può essere definito ‘salvavita’, perché potenziando gli strumenti di prevenzione e fissando tempi rapidi e certi può interrompere il ciclo della violenza prima dell’irreparabile. Il testo, che certo non esaurisce il nostro impegno a tutela delle donne ma rappresenta un passaggio cruciale, risponde a problematiche emerse nella lotta sul campo alla violenza e confermate dai numeri delle vittime e spesso dalle dinamiche degli eventi». Roccella ha ringraziato la commissione e il presidente Maschio «per la speditezza del lavoro svolto e auspico - ha detto ancora la ministra - che il provvedimento possa diventare presto legge dello Stato per disporre il prima possibile di uno strumento importante nella lotta contro la violenza».

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Maschio: spero unanimità in aula

«Ci siamo impegnati nei confronti di tante donne e famiglie, era fondamentale dare una risposta immediata con delle misure che introducono strumenti importanti nella fase preventiva, cautelare, per fermare i carnefici prima che sia troppo tardi», ha sottolineato il presidente della Commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio (FdI), relatore del provvedimento contro la violenza sulle donne, dopo il via libera della Commissione al testo, che arriverà in Aula lunedì. Soddisfatto «perché siamo riusciti a rispettare i tempi. Per noi fare presto e bene sulla violenza domestica era una priorità assoluta della ripresa dei lavori. Abbiamo mantenuto quest’impegno».

Stretta sulla violazione del divieto di avvicinamento

Fra le novità, alla luce degli ultimi terribili fatti di cronaca, è stato approvato un emendamento che innalza da tre anni a tre anni e sei mesi la pena massima per chi viola il divieto di avvicinamento alla persona offesa. Si colma così una grave lacuna dell’ordinamento. Oggi «per la violazione dell’articolo 387 bis del codice penale, non prevede la possibilità di applicare alcuna misura cautelare, con la conseguenza che l’arrestato viene rimesso subito in libertà, indebolendo così il lavoro delle forze di polizia e non eliminando il pericolo per la persona offesa. Ora il giudice potrà applicare al reo gli arresti domiciliari e proteggere più efficacemente la vittima», spiega Andrea Pellicini (Fdi)

Si punta all’unanimità in aula

«In Commissione va dato atto che c’è stato un lavoro importante costruttivo, di collaborazione e non di scontro, da parte del governo, della maggioranza e dell’opposizione - osserva - e questo è un fatto positivo perché ha prevalso la volontà di trovare sintesi e intese piuttosto che farne una questione di scontro politico e braccio di ferro sui numeri». E aggiunge: «Avrei auspicato, come già avvenuto sul bullismo, che già in commissione ci fosse un voto di unanimità, resta un clima costruttivo. Auspichiamo che possa esservi unanimità dell’Aula».

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Pd, mancano soldi e formazione

«Il gruppo del Pd in Commissione giustizia si è astenuto sul provvedimento che riguarda il rafforzamento delle misure cautelari in ordine alla violenza contro le donne perché ritiene il testo approvato ancora insufficiente, pur riconoscendo che raccoglie talune indicazioni emerse dal lavoro della precedente commissione femminicidio, ma non tutte, soprattutto in chiave di prevenzione primaria», hanno dichiarato Sara Ferrari, Valentina Ghio, Debora Serracchiani, Michela Di Biase, Federico Gianassi del Gruppo Pd della Camera. Il Pd contesta che «il provvedimento venga fatto a costo zero, che non sia previsto un obbligo di formazione di tutti gli operatori che a vario titolo hanno che fare con le donne, che non si voglia parlare di educazione preventiva nelle scuole, che sia stata respinta l’ipotesi del fermo di indiziato nelle situazioni di alto rischio e che non si sia preso in considerazione il tema del consenso». E chiedono che la premier Giorgia Meloni si faccia garante per l’Aula di una condivisione trasversale.

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