De Matteis cresce con Pasta Armando e apre negozi propri
Tra i 10 top player del mercato mondiale della pasta secca, con un fatturato 2022 di circa 230 milioni di euro ed esportazioni in oltre 40 Paesi del mondo
di Maria Teresa Manuelli
4' di lettura
Puntare sulla crescita del marchio Armando in Italia e all'estero è l'obiettivo 2023 di De Matteis Agroalimentare, uno dei principali player nel mercato della pasta secca situato nel cuore dell'Irpinia. Ma all'orizzonte c'è l'apertura di una catena di negozi monomarca che racchiuda tutte le gamme di pasta, così come le nuove linee di rossi, di piatti pronti e di birra (da grano 100% italiano). «Bottega Armando – afferma Marco De Matteis, amministratore delegato – rappresenta una delle nostre iniziative più recenti. Nasce dal desiderio di instaurare un legame ancora più forte col territorio e far conoscere, soprattutto a livello locale, la presenza di un pastificio importante in Valle Ufita. La definiamo una sorta di nostra firma sul territorio».
Dopo l'esperienza-pilota del punto vendita a Grottaminarda (Av), infatti, le prossime aperture potrebbero essere Roma, Milano, Napoli e Torino.L'azienda, nata nel 1993 a Flumeri (Av) in prossimità delle principali aree di coltivazione del grano duro di Puglia, Campania e Basilicata, è fra le poche aziende del settore ad avere un molino di proprietà collegato direttamente al pastificio. Dalla fondazione ha progressivamente impostato la sua filosofia sul miglioramento qualitativo dell'intera filiera del grano duro nazionale, sostenendo e valorizzando l’agricoltura italiana. Oggi è tra i 10 top player del mercato mondiale della pasta secca, con un fatturato 2022 di circa 230 milioni di euro ed esportazioni in oltre 40 Paesi del mondo.
«Siamo un'azienda dalla forte propensione all'export – afferma Marco De Matteis, amministratore delegato –, tanto che vendiamo oltre confine l'80% del nostro volume e questo ci dà la possibilità di crescere in mercati diversificati. Siamo tra i primi esportatori in Usa, Regno Unito e Scandinavia e molti dei nostri clienti sono leader di mercato nei rispettivi Paesi. Questo fa sì che di anno in anno i nostri prodotti possano crescere maggiormente laddove incontrano la domanda dei consumatori». Nel 2019 è stata aperta una filiale negli Stati Uniti, per seguire più da vicino un mercato che rappresenta il primo Paese di export. «Stiamo guardano anche ai paesi dell'Est, nonostante le difficoltà momentanee, dove vi è grande richiesta di prodotti italiani, ma anche ai paesi scandinavi e alla Gran Bretagna». Due gli stabilimenti produttivi, uno in Campania nella sede di Flumeri e uno in Umbria a Giano (Perugia). Insieme contano 16 linee produttive e hanno una capacità produttiva annua di 180mila tonnellate.
L'azienda è cresciuta grazie alla sua expertise nelle marche private. «La private label – spiega De Matteis – è un settore molto dinamico e in continua evoluzione. Noi siamo interessati al segmento premium e super premium, dove anche i distributori stanno cercando di allargare l'offerta, soprattutto sulle referenze made in Italy. Per esempio, uno dei prodotti che sta riscontrando maggiori favori del mercato è quello con 100% grano italiano e trafilato al bronzo». Nel 2010 l'azienda ha attivato una propria filiera che prevede un Patto diretto con gli agricoltori per la produzione di Pasta Armando, con l'obiettivo di garantire una fornitura di grano dall'alto contenuto proteico, fissato al 14,5% ovvero un valore più alto rispetto al minimo stabilito dalla legge del 10,5%. Grazie alla collaborazione con Syngenta, azienda leader nel settore dell’agribusiness, nel 2017 è stata selezionata e introdotta una nuova varietà di grano duro a ciclo precoce, chiamata Re di Denari a uso esclusivo degli aderenti al “Patto Armando” che presenta un'eccezionale qualità del glutine e un ottimo tenore proteico.
Nel 2019 ha ottenuto dall'ente terzo Bureau Veritas la Certificazione di “Metodo Zero residui di pesticidi e glifosato” per le Pastine, e per la linea di pasta di semola di grano duro, nel 2020.Il fatto di puntare su un prodotto di gamma alta fin da subito ha dato ragione all'azienda che ora raccoglie i frutti in un mercato che cambia e si polarizza verso gli estremi. In generale i consumi di pasta in Italia – osserva De Matteis – sono leggermente calati: si mangia meno pasta, ma si cerca di magiare meglio. Questo ha portato la fascia alto di gamma a raggiungere quote di mercato davvero interessanti – siamo quasi vicini alla metà del mercato totale – dall'altro lato, però, consumatori molto attenti alla spesa si rivolgono a prodotti a basso prezzo. Resta comunque un mercato dinamico, nonostante la maturità».Come tanti altri prodotti anche la pasta ha visto aumentare enormemente i costi di produzione.
«Nel 2022 – prosegue – abbiamo dovuto attraversare un mare in tempesta. Il settore molitorio e della pasta è tra i più energivori e, oltre al valore dell'energia che è arrivato a valere 5-6 volte quello dell'anno precedente, abbiamo dovuto sopportare anche l'aumento dei costi del grano. Rispetto a queste premesse, ritengo che quello che hanno fatto i pastifici italiani sia persino meritevole: gli aumenti sul prodotto finito sono arrivati solo in minima rispetto al reale aumento dei costi. Chiaro che queste dinamiche inflazionistiche devono trovare una risposta in un riposizionamento dei prezzi. Oggi per fortuna tante situazioni sono in ripresa e i costi stanno diminuendo. Ritengo però che anche la pasta, al pari di molte eccellenze del made in Italy, debba trovare il suo giusto prezzo per consentire al produttore di coprire correttamente i propri costi, di sopportare i rischi che sono sempre maggiori e anche di remunerare una filiera alla quale chiediamo di produrre sempre maggiore qualità. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la competitività, il rispetto per il consumatore e la tutela di una filiera agricola che va salvaguardata perché strategica per il nostro Paese.
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