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Dead Island 2, come sopravvivere all’apocalisse zombie con stile

Horror, umorismo dark e smembramenti. Ritorna la saga di zombie più rilassante di sempre

di Luca Tremolada

2' di lettura

Massacrare zombie ma con stile. Dopo dieci anni il seguito di Dead Island non delude. Gli sviluppatori di Dunbuster Studios si sono divertiti a mantenere il titolo sanguinario, splatter e leggerone. Tra un massacro e l’altro incontrerete a Los Angeles personaggi surreali e assurdi. Qualche dialogo è pure ispirato. Ma non fatevi illusione. Il sistema di combattimento è viscerale, l’approccio è sciocco e diretto, non ci sono da attivare molti neuroni. Il gioco è sempre un po’ tutto uguale, rilassante, a tratti ipnotico. È come un vecchio amico che ritorna e scopri che non è cambiato per niente. Se insomma pensate che sia divertente scoprire nuovi modi di fare a pezzi zombie allora avete trovato il vostro gioco.

Come è il gioco? 

Vecchia scuola, un action in prima persona, dove si vede in primo piano la mazza, il tubo insomma quello che stai tenendo inmano. Si gira per Los Angeles, 17 anni dopo i fatti del primo Dead Island e di Dead Island: Riptipe con lo scopo di sopravivvere alla furia dei non morti che hanno occupato tutto. Quindi da Venice Beach e Berverly Hill il divertimento è tutto nell’esplorare le metropoli californiane, prendere atto di come si è ridotta l’umanità, magari scambiare anche qualche chiacchiera con i sopravissuti con la scusa di lasciarsi alla spalle una lunga striscia di sangue zombie.

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Cosa ci è piaciuto.

È volutamente eccessivo, splatter e godereccio. Il sistema di smembramento è forse la vera novità. Per il resto siamo dentro al vecchio Dead Island. E va bene così perché il gioco fila via senza intoppi, rendendo il massacro rilassante. By the way, in tre giorni di lancio il gioco ha superato il milione di copie.

Dead Island 2 - Launch Trailer, PS5 & PS4 Games

Cosa non ci è piaciuto.

Non aspettatevi nulla di innovativo. In questi dieci anni gli sviluppatori non si sono spremuti troppo le meningi. E hanno fatto bene. I giochi di zombie di questo tipo sono un classico, si avvicinano alla pronografia nel loro essere ripetitivi. Ti danno quello che cerchi, senza girarci troppo intorno.

Riproduzione riservata ©
  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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