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Debito governi: conto di 2.000 miliardi di interessi, un terzo in carico agli Usa

La traiettoria, secondo alcune analisi, vede il servizio del debito sfondare il tetto dei 3.000 miliardi entro il 2027.

di Marco Valsania

(blackday - stock.adobe.com)

2' di lettura

Un fardello da duemila miliardi di dollari. Salito di oltre il 10% nell’ultimo anno, dal 2022 al 2023. E avviato a sfondare la soglia dei tremila miliardi entro il 2027.

Gli Usa pagano un record di circa 700 miliardi

E’ il costo degli interessi sul debito pagato dai governi del mondo, secondo una stima del Wall Street Journal con il supporto di dati e analisi di Teal Insight, Fitch e Fondo Monetario Internazionale. Un aumento cortesia di tassi di interesse più alti e del crescente indebitamento (pubblico, senza contare vale a dire il debito di cittadini e aziende). In testa, in cifra assoluta, gli Stati Uniti, che nell’ultimo anno fiscale a settembre hanno speso un ammontare record netto di 659 miliardi – vale a dire un terzo della montagna di interessi globali versati e pari al 2,45% del Pil, il massimo dal 1998.

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Fitch ha calcolato per tutto il 2023 anche qualcosa di più: 708 miliardi per gli Usa, seguiti da 196 per l’India, 176 per la Cina in affanno, 125 per il Brasile. L’Italia entra in classifica con 90 miliardi, contro i 56 miliardi ad esempio di Francia e Giappone. Anche se per l’Europa in generale gli analisti segnalano che il peso del debito governativo potrebbe essere destinato ad alleggerirsi, con in ritorno dei limiti ai deficit e al debito quale percentuale del Pil sospesi durante la pandemia e la crisi energetica.

Peso per tutti, emergenza per i paesi più poveri

Il boom del servizio del debito pubblico riguarda comunque tutti i paesi, ricchi e poveri, con conseguenze potenzialmente significative seppur di diversa urgenza nell’uso delle risorse a disposizione. Per le maggiori potenze la sfida è affrontare con questo fardello investimenti e spesa in transizione energetica o budget militari in uno scenario segnato da conflitti; in nazioni meno fortunate la scelta può diventare tra pagare gli interessi e offrire sanità e istruzione e impedire nuovo dilagare della miseria.Una dozzina di Paesi spenderà oltre un quarto delle entrate in interessi sul debito governativo, contro una media inferiore al 10% per le nazioni più sviluppate. Tra questi il Pakistan con quasi il 60% e l’Egitto con quasi il 40 per cento. Il rischio all’orizzonte è poi quello di crescenti default sul debito aggravati dalla marcia dei tassi.

Crisi strisciante nello sviluppo

“Siamo davanti a una crisi strisciante nello sviluppo”, ha commentato Teal Emery, di Teal Insight. “Ogni dollaro che va al servizio del debito è un dollaro non speso in istruzione e infrastrutture che generino crescita. Assisteremo a un aumento della povertà”.

La battaglia politica per domare il debito

Per Washington la voce interessi sul debito è già la terza nel budget di spesa, alle spalle di Pentagono e programmi sociali obbligatori (Medicare e Social Security, sanità per gli anziani e pensioni). Una spesa che potrebbe condizionare eventualmente, accanto a decisioni ravvicinate, la crescita economica futura, stornando fondi verso i bond da investimenti produttivi. E senza soluzioni a portata di mani: la polemica è accesa tra repubblicani che, per affrontare il dilemma, chiedono tagli di spesa mentre i democratici invocano piuttosto aumenti delle entrate, con tasse e stimoli all’espansione.

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