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Manovra, dove e come il Governo cercherà di recuperare 31-33 miliardi

Al ministero dell’Economia le riunioni sono in corso e la linea diretta con Bruxelles resta aperta in vista del consiglio dei ministri che lunedì dal tardo pomeriggio dovrà esaminare la Nota di aggiornamento al Def. Le variabili sono ormai risicate. Ma l’obiettivo politico è cruciale: evitare in via preventiva il rischio di scontro con la Ue

di Marco Rogari e Gianni Trovati

Manovra, rebus tra ritocchi Iva o stretta su sconti fiscali

4' di lettura

Al ministero dell’Economia le riunioni sono in corso e la linea diretta con Bruxelles resta aperta in vista del consiglio dei ministri che dal tardo pomeriggio dovrà esaminare la Nota di aggiornamento al Def. Le variabili sono ormai risicate. Ma l’obiettivo politico è cruciale: evitare in via preventiva il rischio di scontro con la Ue. E per centrarlo, il governo deve dare due garanzie.

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La prima è un rapporto debito/Pil che ricomincia a scendere, anche se di poco, già nel 2020, dopo un 2019 che si chiuderà con un aumento per il secondo anno consecutivo. Anche per questo il governo punta a confermare l’obiettivo 2020 di privatizzazioni da 0,3% di Pil, all’interno di un piano pluriennale concordato con la Ue. L’ottica pluriennale riguarderà anche il debito, previsto in discesa più consistente negli anni successivi al prossimo anche grazie al calendario delle scadenze dei Buoni postali fruttiferi appena rientrati nel calcolo.

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La seconda garanzia è un deficit nominale che non può superare il 2,2% per tradurre in pratica l’applicazione della «flessibilità nelle regole» rilanciata anche dal commissario in pectore agli Affari economici Paolo Gentiloni. Sul punto il crinale è stretto: e le verifiche finali sono ancora in corso per capire se l’obiettivo di mantenere sostanzialmente invariato il saldo strutturale si può raggiungere con un deficit nominale al 2,2% o se sarà necessario riscendere al 2,1%. Anche perché la crescita continua a essere la grande assente: il Pil tendenziale 2020 (cioè a legislazione invariata) non può andare oltre lo 0,4%. E la manovra punta a 3 decimali di espansione per il blocco di larga parte degli aumenti Iva e l’avvio del taglio al cuneo fiscale, probabilmente solo da giugno per ridurre i costi a 2,5 miliardi per arrivare ai 5 miliardi annui a regime dal 2021. Ma dovrà tener conto dell’effetto contrario dato da tagli di spesa e rimodulazioni fiscali. Il risultato non dovrebbe quindi andare oltre un obiettivo di crescita dello 0,6%.

Manovra da 31-33 miliardi

È l’incrocio di questi due fattori a chiudere la gabbia della Nadef. E a determinare la complicata ricerca delle risorse, che si giocherà fra decreto fiscale, decreto verde e legge di bilancio, necessarie a gestire conti schiacciati dai super-aumenti Iva da 23,1 miliardi (28,8 per il 2021) lasciati in eredità dal Conte-1. In una manovra che dovrebbe pesare per 31-33 miliardi, questo record delle cosiddette “clausole” (in realtà aumenti già in legislazione) pesa per oltre il 65% del totale. E rappresenterà inevitabilmente la cifra politica della legge di bilancio.

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Lotta all’evasione

Proprio da qui nascono le ipotesi di interventi in un mix di agevolazioni per i pagamenti tracciabili e possibili penalità per il contante, anche per connotare la questione Iva in chiave anti-evasione. La lotta al sommerso sarà un «pilastro della manovra», come sottolineato da Conte. Ma è stato lo stesso premier ad ammettere i lavori in corso su possibili «rimodulazioni» delle aliquote.

Iva e tax expenditures

Tra spazi aggiuntivi di deficit (almeno 11 miliardi), ulteriori riduzioni di spesa per reddito di cittadinanza e quota 100 (2-3 miliardi oltre a quelli già nei saldi previsti), spending e possibili interventi sulle spese fiscali (6 miliardi in tutto fra i due filoni), resterebbero almeno 11-12 miliardi da trovare. Il calo degli interessi sul debito offre 4 miliardi di risparmi rispetto alle previsioni effettuate ad aprile, quando il differenziale con i Bund viaggiava 130 punti sopra i livelli di queste settimane.

Restano quindi da trovare fino a 7 miliardi. E qui l’Iva torna protagonista per trovarne fino a 5. Nel capitolo della lotta all’evasione, prima di tutto. Perché la battaglia al contante e le possibili estensioni su e-fattura e scontrino elettronico incidono soprattutto su questa imposta. Ma la possibilità di tradurre questi interventi in coperture dipende anche dalla disponibilità europea a considerarle tali in via preventiva. Quel che manca, quindi, dovrebbe essere affidato alle «rimodulazioni» delle aliquote. Ma nella caccia ai fondi torna anche il dossier eterno sulle tax expenditures: sul tavolo c’è l’ipotesi di intervenire su franchigie e tetti di reddito di alcune agevolazioni, accanto a quella che estende il vincolo di utilizzo di strumenti tracciabili per i pagamenti. E nello stesso capitolo rientra il lavoro sui sussidi dannosi per l’ambiente: le ipotesi di taglio saranno affrontate in manovra e non nel Dl ambiente.

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Le altre spese

Anche perché non va dimenticato che la manovra non potrà limitarsi a parlare di Iva e cuneo fiscale. In gioco c’è anche il rilancio di Impresa 4.0, il fondo per gli investimenti verdi (entrambe queste voci avranno un costo mini il primo anno per crescere nei successivi), il piano per il Sud, le misure per la famiglia (tema a cui sarà dedicato anche un collegato alla manovra; altri si occuperanno di istruzione e Banca degli investimenti). E dai ministeri, insieme alla resistenza alle richieste di spending, arrivano nuovi elenchi della spesa: per il rinnovo dei contratti degli statali, che ha bisogno almeno di un miliardo aggiuntivo, e per il rilancio di scuola e università. Liste che andranno parecchio alleggerite per trovare la quadra.

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