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Debito privato, per le aziende europee il 24% è da rifinanziare con i tassi record

The MacroCompass: Stati Uniti (18,6%), Uk (13,2%) e Australia (12,2%) avranno un impatto minore

di Vito Lops

Lagarde: tassi invariati, inflazione resterà elevata a lungo

2' di lettura

Come mai le principali economie stanno reggendo l’onda d’urto della più violenta stretta monetaria degli ultimi 40 anni? La risposta sta nella parola “resilienza”. Decisamente abusata negli ultimi mesi, ma descrive perfettamente quel concetto di economia che prova a resistere ai colpi dei tassi alti, e sempre più alti e per più tempo, mossi dalle banche centrali per sconfiggere l’inflazione ed evitare lo scenario del decennio ’70-’80 quando l’allora presidente della Federal Reserve Paul Volcker abbassò i tassi ai primi segnali di distensione dell’inflazione, salvo poi dover affrontare una triplice ondata. Le principali economie sono in questo momento come un pugile che sta incassando colpi ai fianchi.

Se finora non sono andate Ko è merito anche della struttura dello stock di debito. Ad esempio, negli Stati Uniti il mercato immobiliare non è tracollato (nonostante i nuovi mutui ormai costino più dell’8%) anche perché, all’inizio del ciclo di rialzi, quasi metà (42%) delle case non era gravata da un mutuo, e l’85% dei mutui era comunque a tasso fisso. Anche in Italia tutti coloro (la maggior parte) che hanno in pancia un debito a tasso fisso stanno resistendo all’onda d’urto dei rialzi record della Bce al costo del denaro.

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Resilienza non infinita

La resilienza però non può essere infinita. Soprattutto se si sposta il ragionamento sulle imprese, chiamate a un rifinanziamento del debito in tempi certamente più ristretti rispetto a una dinamica famigliare. Quindi, dato che le banche centrali stanno sposando il mantra dell’ “high for longer”, ovvero hanno in programma di mantenere questi tassi elevati per lungo tempo, la domanda che ne consegue è: quanto ammontare di debito saranno chiamate a rifinanziare nei prossimi mesi/anni le imprese? Perché se le banche centrali terranno i tassi alti non si scampa: il nuovo debito non potrà beneficiare dei tassi quasi azzerati che offriva il vecchio mondo terminato con la pandemia. Se una famiglia può scegliere di rimandare l’acquisto di una casa (perché era tarata su un mutuo all’1% che ora le costerebbe il 4% e quindi l’operazione è andata fuori budget) un’impresa non può permettersi questo tipo di ragionamento: per continuare ad oliare il business dovrà prima o poi fare i conti con i nuovi tassi.

L’impatto in Europa

Da questo punto di vista le aziende dell’Unione europea saranno sottoposte nel 2024 alla prova di resilienza maggiore su scala globale. Stando ai calcoli di The MacroCompass le aziende europee dovranno rifinanziare un quarto del proprio debito il prossimo anno. Seguite dal Giappone (23,9%) e Canada (19,7%). Gli Stati Uniti (18,6%) e Regno Unito (13,2%) e Australia (12,2%) avranno un impatto minore.

Va però detto che al momento il mercato obbligazionario non è preoccupato di gravi ripercussioni economiche. Altrimenti inizierebbe a scontare l’arrivo di una importante recessione andando ad abbassare, prima delle banche centrali, i tassi di mercato tanto sulle brevi scadenze quanto sulle lunghe.

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