Debutta Eta 20, la mascherina «buona» e sostenibile per persone e ambiente
Progetto della coop bolognese Eta Beta dove lavorano soggetti svantaggiati e fragili in collaborazione con Pretty Moda, Zero Waste Italy e università
di Ilaria Vesentini
I punti chiave
- La coop sociale Eta Beta e gli altri
- Le novità del tessuto Pretty
- I requisiti di sostenibilità
2' di lettura
Eta 20 è una mascherina che fa bene a tutti, un “ottimo paretiano”: fa bene all'ambiente perché non si getta, ma si lava e riutilizza con tanto di certificazione anche dopo molti lavaggi; fa bene a chi la indossa perché protegge da potenziali contagi; fa bene alle persone che la producono perché si tratta di soggetti svantaggiati e fragili che hanno una chance di lavorare e integrarsi socialmente; e fa bene alla collettività intera perché si creano opportunità di impiego, di indotto, di generare Pil ed entrate fiscali, che in epoca di pandemia non sono patrimonio raro.
La coop sociale Eta Beta e gli altri
Dietro la mascherina etica e sostenibile Eta 20 c'è la cooperativa sociale bolognese Eta Beta, che ha lavorato al progetto in collaborazione con Pretty Moda, Zero Waste Italy e Università di Bologna. Il dispositivo è realizzato in tessuto antimicrobico e antivirale con un filtro sostituibile, è certificato dall'Alma Mater, la produzione può arrivare a oltre 20 mila mascherine a settimana, con la possibilità di inserire decine di persone svantaggiate oltre alle dieci già coinvolte sui primi 5mila ordini. «Questa mascherina rappresenta un'alternativa importante al disastroso sistema dell'usa e getta, i dispositivi Ffp2 e Ffp3 non sono di fatto riciclabili. Siamo al fianco di Eta Beta fin dal progetto “Lavanda”, la lavanderia dei pannolini ecocompatibili per bambini a noleggio - spiega Rossano Ercolini di Zero Waste Italia – e il rapporto è andato intensificandosi durante quest'ultimo anno pandemico per sviluppare e strutturare il sistema lava-nolo di Eta 20».
Tessuto antimicrobico e antivirus
La mascherina è realizzata con il tessuto di Pretty (società cooperativa carpigiana), trattato con una tecnologia antimicrobica ed antivirale, mentre i filtri sono di Baritech Operations. «La nostra azienda ha iniziato da marzo 2020 un progetto di riconversione industriale, che l'ha portata a produrre dispositivi medici certificati sia monouso sia lavabili. Eta 20 rappresenta il punto di arrivo di un percorso che ha permesso alla nostra piccola realtà artigiana di mantenere in questo anno così difficile la piena occupazione e di non fare ricorso ad alcun tipo di ammortizzatore sociale», sottolinea Stefano Forti, ad di Pretty, otto addetti e 2,2 milioni di fatturato, in crescita del 17% nell'anno pandemico.
I requisiti di sostenibilità
«Questo progetto è coerente con il goal 3 dell'Agenda Onu 2030, per tutelare la salute collettiva, il goal 8 per creare lavoro dignitoso per le fasce più vulnerabili di lavoratori, il goal 13 per la lotta contro il cambiamento climatico» afferma Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna. E su oltre 700 mascherine testate da inizio Covid dal dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell'Università di Bologna, «Eta 2020 è il miglior compromesso tra sostenibilità e sicurezza: non sono a conoscenza di mascherine completamente riutilizzabili ed efficaci - spiega la professoressa dell'UniBo Cristiana Boi –: Eta 20 è composta da un filtro intercambiabile e da una parte principale in cotone lavabile che noi abbiamo certificato sia prima che dopo il lavaggio».
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