Decarbonizzazione, il 49% delle Pmi ha puntato sulle fonti rinnovabili
Emerge da uno studio di Cna e Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Ma solo una sua quattro ha usato gli incentivi. Necessario uno strumento ad hoc per le Pmi
di Davide Madeddu
I punti chiave
3' di lettura
Nella partita per la decarbonizzazione devono giocare anche le piccole e medie imprese. Perché «senza un pieno coinvolgimento, l’Italia non potrà centrare gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dichiarati dal Governo». A sostenerlo sono la Fondazione per lo sviluppo sostenibile e la Confederazione nazionale dellartigianato e della piccola e media impresa (Cna) con lo studio “Non senza le Pmi”. Un insieme di analisi in cui si esaminano gli scenari legati alla quantità dei consumi, gli interventi portati a termine dalle aziende e le difficoltà con cui si devono fare i conti.
Punto di partenza dello studio un dato: il 60 per cento delle emissioni di CO2 del settore manifatturiero e delle costruzioni «è generato dalle piccole e medie imprese, che consumano energia per oltre 16 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), pari al totale di gas utilizzato per riscaldare tutte le nostre case».
Il sondaggio di Cna sull’energia
Nello studio c’è poi anche un sondaggio, condotto su oltre mille piccole e medie imprese, in cui si evidenzia che un’azienda su due ha fatto interventi di miglioramento energetico negli ultimi tre anni e la molla principale è il costo dell’energia particolarmente elevato.
L’86% del campione che ha eseguito almeno un intervento ha agito sull’efficienza energetica privilegiando gli interventi come illuminazione e climatizzazione. Il 49% ha puntato sulle fonti rinnovabili. Un’impresa su tre ha optato per i pannelli fotovoltaici e una su quattro su pompe di calore.
«Solo una su quattro, di quelle che hanno realizzato interventi - chiariscono gli esperti -, ha utilizzato incentivi o agevolazioni per interventi di riqualificazione energetica e la causa principale è la mancanza di uno strumento ad hoc calibrato sulle loro esigenze».
La burocrazia e gli strumenti ad hoc
A trasformarsi in deterrente, le «complessità burocratiche connesse sia alla realizzazione dell’intervento che di accesso agli incentivi».
«Le piccole e medie imprese caratterizzano il nostro sistema produttivo e sono l’anello fondamentale per la crescita degli investimenti orientati al processo di decarbonizzazione - dice Daniele Vaccarino, presidente della Cna -. La ricerca evidenzia che il pieno coinvolgimento delle Pmi è condizione necessaria e indispensabile per ridurre le emissioni ma occorre disegnare incentivi a misura di piccole imprese e semplificare le procedure burocratiche».
Le proposte a Governo e Parlamento
Dalla Cna arrivano anche alcune proposte per Governo e Parlamento per «promuovere un ruolo più attivo ed efficace delle Pmi nella transizione energetica». Si passa dal «riordino del sistema degli incentivi superando la frammentazione e la complessità delle procedure» agli strumenti a misura di Pmi «rafforzando il credito d’imposta green», continuando con il sostegno «all’autoproduzione diffusa di piccola tagli».
Poi tra le richieste quella di «riformare la struttura della bolletta energetica e semplificare le procedure autorizzative e l’iter di accesso agli incentivi».
Per il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi «risparmiare sulle bollette per l’energia, elettrica e termica, con diagnosi energetiche e misure di efficienza e risparmio, consumare energia da fonte rinnovabile autoprodotta o prodotta insieme ad altri può essere un vantaggio per le piccole imprese».
Non solo. «Occorre superare gli ostacoli che incontrano le piccole imprese per accedere a questi vantaggi, verificando le possibilità che già esistono e il loro migliore utilizzo e aumentandole anche con nuovi finanziamenti - dice ancora Ronchi -. La generazione distribuita basata su fonti rinnovabili e gli interventi per il risparmio energetico consentono ampie possibilità di lavoro per le piccole imprese purché abbiano o acquisiscano le competenze necessarie. Maggiore attenzione andrebbe quindi dedicata alla qualificazione professionale e all’aggiornamento delle Pmi in questi settori, fortemente innovativi e in espansione».
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