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Decreto ex Ilva e Priolo, uno scudo di Stato per le grandi crisi industriali

le sanzioni interdittive non possono essere applicate quando pregiudicano la continuità dell'attività svolta in stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale

di Domenico Palmiotti

(Adobe Stock)

3' di lettura

Evitare la paralisi delle aziende di interesse strategico nazionale, a partire dall'ex Ilva e dell'Isab di Priolo, a seguito dell'intervento della Magistratura. È uno dei passaggi cruciali del decreto legge relativo a «Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale», approvato mercoledì sera dal Consiglio dei ministri, e con un focus importante su Acciaierie d'Italia, ex Ilva, cui vengono destinati 680 milioni di risorse pubbliche.

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Il testo del decreto

Nel testo del dl, che “Il Sole” ha visionato, si legge testualmente che «le sanzioni interdittive non possono essere applicate quando pregiudicano la continuità dell'attività svolta in stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale se l'ente ha eliminato le carenze organizzative che hanno determinato il reato mediante l'adozione e l'attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi». «Il modello organizzativo si considera sempre idoneo a prevenire reati… quando nell'ambito della procedura di riconoscimento dell'interesse strategico nazionale sono stati adottati provvedimenti diretti a realizzare, anche attraverso modelli organizzativi, il necessario bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva e di salvaguardia dell'occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute, dell'ambiente e degli altri eventuali beni giuridici lesi dagli illeciti commessi» recita ancora il dl. Che poi stabilisce che la nomina di un commissario «è sempre disposta in luogo dell'applicazione della misura cautelare interdittiva quando la misura possa pregiudicare la continuità dell'attività svolta in stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale». In caso di sequestro non solo per gli stabilimenti ma anche «impianti e infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva», il giudice, recita il dl, «dispone la prosecuzione dell'attività avvalendosi di un amministratore giudiziario». Inoltre, per realizzare «un bilanciamento» tra produzione, sicurezza e lavoro, «il giudice detta le prescrizioni necessarie» tenendo anche conto dei provvedimenti amministrativi delle autorità. Queste disposizioni, però, «non si applicano quando dalla prosecuzione puó derivare un concreto pericolo per la salute o l’incolumità pubblica».Intanto, l'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia ieri ha preso atto del nuovo decreto legge del Governo e degli accordi tra le parti.

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L’assemblea di Acciaierie d’Italia

Dopo una serie di aggiornamenti, l'assemblea - di cui fanno parte il privato ArcelorMittal, che è maggioranza, e la società pubblica Invitalia, che é minoranza - ha così messo un punto fermo. L'intervento dell'Esecutivo ha sbloccato la situazione di stallo in cui l'assemblea si era ritrovata da fine novembre. Tre gli elementi richiamati ieri: i 680 milioni deliberati dal Governo, che all'ex Ilva serviranno a riprendere fiato e ad alleggerire l'enorme indebitamento che la schiaccia (6-700 milioni solo verso Eni e Snam per le forniture di gas non pagate più altri 100 milioni da corrispondere all’indotto di Taranto); la possibilità di utilizzare subito le risorse come finanziamento soci convertibile in futuro aumento di capitale, che dovrebbe avvenire nel 2023 e quindi con un anno di anticipo sulla data (maggio 2024) riprogrammata a maggio scorso; infine, l'intesa con cui ArcelorMittal e Invitalia decidono di «modificare i patti parasociali incidendo su aspetti cruciali come la partecipazione azionaria e la futura governance» e determinando, di conseguenza, gli impegni finanziari dei soci, «proporzionali alla quota azionaria». Proprio quest'ultimo aspetto apre la strada alla possibilità di anticipare di un anno il passaggio dello Stato in maggioranza in Acciaierie d'Italia: 60 per cento del capitale. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha intanto riconvocato per le 14 del 19 gennaio il tavolo sull'ex Ilva.Da registrare, infine, alcune proteste a Taranto per i contenuti del dl. Nel mirino, l'erogazione dell'aiuto finanziario ad Acciaierie d'Italia e la reintroduzione dello scudo penale. Fiom Cgil, Uilm e Usb hanno indetto uno sciopero dalle 23 del 10 gennaio alle 7 del 12 gennaio.

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