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Decreto migranti oggi al Senato, ma è bloccato dagli emendamenti

Il decreto Cutro sulla gestione dei flussi migratori andrà in aula al Senato martedì pomeriggio senza che la Commissione Affari costituzionali abbia concluso l’esame e il voto di tutti gli emendamenti presentati, il che implica che nell’Assemblea di Palazzo Madama si ricomincerà da capo, con un voto emendamento per emendamento

Reuters

3' di lettura

Il decreto Cutro sulla gestione dei flussi migratori andrà in Aula al Senato martedì pomeriggio senza che la Commissione Affari costituzionali abbia concluso l’esame e il voto di tutti gli emendamenti presentati, il che implica che nell’Assemblea di Palazzo Madama si ricomincerà da capo, con un voto emendamento per emendamento.

È questo l’esito dell’azione di una opposizione unita a contrastare il decreto del governo con proposte di modifica che sono state sostenute con ripetuti interventi, senza tuttavia riuscire a farne approvare alcuno, dati i rapporti di forza numerici.

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Tensioni nel centrodestra

Le tensioni interne al centrodestra sui permessi speciali, che la Lega voleva abrogare del tutto, sono rientrate tanto che il presidente della Commissione Alberto Balboni ha annunciato che il governo non porrà in Aula la fiducia.

Per l’esecutivo rimane invece aperta la querelle con i quattro governatori del Pd, contrari alla dichiarazione dello Stato di emergenza, e con i sindaci Dem, critici sulla limitazione dei permessi speciali che, sottolineano, aumenterà il numero degli irregolari.

Gli emendamenti del governo

Il governo la scorsa settimana ha presentato due emendamenti al proprio decreto, riguardanti le modifiche ai centri di prima accoglienza, e una riscrittura della norma che lima la attuale protezione speciale.

Questo ha dato la possibilità alle opposizioni di presentare oltre 300 sub emendamenti, inchiodando quindi la commissione in quella che Balboni ha definito una «maratona con scarsa rilevanza».

Infatti i ripetuti interventi dei senatori del Pd Andrea Giorgis, Dario Parrini, Valeria Valente e Sandra Zampa, di Avs (Peppe De Cristofaro) di Iv (Ivan Scalfarotto) e di M5s (Roberto Cataldi e Alessandra Maiorino), pur tutti di merito, hanno avuto l’effetto ostruzionistico di rallentare i lavori a tal punto che la Commissione difficilmente riuscirà a votare tutti gli emendamenti e portare in Aula un testo su cui il governo avrebbe posto la fiducia. E l’intento delle opposizioni era esattamente questo nella speranza che le tensioni tra Lega e il resto della maggioranza sui permessi speciali, potessero esplodere proprio in Aula, visto che qui si dovrà ricominciare a votare tutti gli emendamenti.

Decreto migranti, parte discussione in Senato

Escluso il voto di fiducia

Tuttavia l’intenzione del governo di non porre la fiducia, annunciata da Balboni, lascia intuire che nel centrodestra si è trovata una intesa sull’emendamento del governo in materia e sul sub-emendamento unitario (firmato da Gasparri di Fi, Pirovano della Lega e Lisei di Fdi). Il Consiglio dei ministri, dunque, ha autorizzato il ricorso alla fiducia, ma l’esecutivo è orientato a non ricorrervi anche per il contingentamento dei tempi. Per esempio, ha riferito De Cristofaro, il gruppo Misto ha solo 17 minuti sia per la discussione generale che per il dibattito sugli emendamenti. D’altra parte le odierne parole del presidente Mattarella, che ha sollecitato l’Ue a superare regole “preistoriche” sull’immigrazione, esattamente come chiede Giorgia Meloni, induce il centrodestra a non approvare sui permessi speciali norme indigeste per il Quirinale, assai sensibile sui temi dei diritti umani. Indicativo il plauso del ministro Matteo Salvini alle parole di Mattarella.

Il fronte dei presidenti di Regione del Pd

La principale grana per il governo, dunque, rimane la contrarietà dei Presidenti di Regione del Pd allo stato di emergenza, che consegnerebbe al Commissario straordinario, il prefetto Valerio Valenti, le scelte sul territorio, come quelle per l’identificazione dei siti dove aprire nuovi CPR: «Due mesi fa io dissi al governo che si rischiava una emergenza. Il governo mi disse che non c’era alcun rischio. Una settimana fa hanno decretato addirittura lo stato di emergenza nazionale: dopo quella, cosa chiamano, l’esercito?», ha detto il governatore emiliano Stefano Bonaccini. E anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha dato voce alla contrarietà alla limitazione dei permessi speciali: infatti «se questo dovesse avvenire rischieremmo di trovarci tutte queste persone per strada e a quel punto la responsabilità ricadrebbe direttamente sul sindaco».

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