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Decreto Ong approvato alla Camera. Dal porto di sbarco alle multe: ecco cosa prevede

Il testo ora passa al Senato. Il decreto intende regolamentare l’azione delle navi delle Ong nel Mediterraneo. E introduce nuove regole per il salvataggio dei migranti in mare operato dalle imbarcazioni delle organizzazioni non governative

di Andrea Gagliardi

La Nave Geo Barents è arrivata a la Spezia, l'inizio dello sbarco

3' di lettura

L’Aula della Camera ha approvato la legge di conversione del decreto legge Ong con 187 voti a favore, 139 contrari e 3 astenuti. Il testo ora passa al Senato. Il decreto intende regolamentare l’azione delle navi delle Ong (Organizzazioni non governative) nel Mediterraneo. E Introduce nuove regole per il salvataggio dei migranti in mare con una “stretta” sull’operato delle navi umanitarie, modificando alcuni commi del cosiddetto decreto Lamorgese e regolando la questione dei salvataggi multipli.

Il codice di condotta delle navi Ong

Le navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare devono: possedere le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica alla sicurezza della navigazione nelle acque territoriali; aver raccolto tempestivamente, previa informativa, le intenzioni dei migranti di richiedere la protezione internazionale; richiedere, nell’immediatezza dell’evento, l’assegnazione del porto di sbarco; raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità «senza ritardi», per completare il soccorso; fare in modo che le operazioni di soccorso non aggravino le situazioni di pericolo a bordo e non impediscano il raggiungimento del porto di sbarco.

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Le multe in caso di violazione delle regole

Se le ONG violano le prescrizioni si applica al comandante della nave una sanzione amministrativa da euro 10.000 a 50.000. La responsabilità solidale si estende all’armatore e al proprietario della nave. Competente all’irrogazione delle sanzioni accertate dagli organi addetti al controllo è il Prefetto della provincia interessata dallo sbarco. Viene poi applicato il fermo amministrativo per due mesi della nave utilizzata per commettere la violazione. In caso di reiterazione della violazione con medesima nave, si applica la sanzione amministrativa accessoria della confisca della nave e l’organo accertatore procede immediatamente al sequestro cautelare. Sono, poi, previste sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave che «non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformano alle indicazioni della medesima autorità».

Porti assegnati sempre più lontani

Da registrare che dopo il 3 gennaio, data di entrata in vigore del decreto legge, i porti di sbarco assegnati dal Viminale, di solito vicini alle zone di soccorso, hanno cominciato a essere sempre più distanti. Emblematico il caso della Geo Barents, la nave di Msf, attraccata a La Spezia a fine gennaio con oltre 200 migranti dopo 1.200 km di navigazione. Quello di La Spezia è in effetti il porto più lontano mai assegnato a una Ong. Nella precedente missione era stata indicata Ancona. A fine gennaio è attraccata nel porto di Carrara invece la Oean Viking dell’ong Sos Mediterrane, con 95 migranti salvati davanti alle coste della Libia.

Le forti critiche delle Ong

Non a caso dal mondo delle Ong arrivano critiche feroci al decreto. «Il dl Ong è una norma disumana che criminalizza l’attività delle navi civili, nega il diritto internazionale e istituzionalizza l’omissione di soccorso. Una legge propaganda che, in mare, causerà più morti. Per un Paese civile una vergogna» dichiara Sea Watch. «Vista dal mare l’approvazione del decreto è proprio una follia perché impedisce a persone che vogliono fare il proprio lavoro di salvare altre persone in mare, si impedisce a chi fugge da fame, guerra e povertà di essere salvato» dichiara Emanuele Nannini, project coordinator life support di Emergency. «Le nuove norme e l’assegnazione di porti lontani per i soccorsi dalle difficoltà in mare stanno ostacolando le navi di soccorso nelle loro operazioni di salvataggio, di conseguenza, ancora più persone moriranno sulla rotta migratoria più letale del mondo». Così Mirka Schäfer, legale della ong tedesca Sos Humanity, che getsisce la nave Humanity 1.

65 parlamentari tedeschi a Roma: modificare Dl Ong

Non solo. Nei giorni scorsi 65 parlamentari del Bundestag tedesco hanno fatto appello al Parlamento italiano a non approvare il decreto ong senza modifiche. Sul decreto voluto dal centrodestra al governo c’è molta «preoccupazione», si legge nel messaggio. Il decreto prevede che dopo un salvataggio si debba subito raggiungere un porto competente, senza accogliere altri migranti da altre imbarcazioni: «Questa procedura riduce le capacità di salvataggio nel Mediterraneo in modo consistente e comporta che i salvataggi vengano rallentati o che non si facciano proprio», hanno scritto i deputati tedeschi, secondo i quali il decreto «viola il diritto internazionale del mare, le prescrizioni internazionali sui diritti umani e il diritto europeo secondario».

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