Deep tech, novità decisiva per le imprese del futuro
di Carlo Bagnoli e Massimo Portincaso
3' di lettura
Il deep tech non è una nuova tecnologia, ma un nuovo approccio all’innovazione aziendale potenzialmente in grado di avere un impatto sul business e sulla società pari o superiore a quello creato dall’avvento di Internet. L’onda d’innovazione generata da internet ha metaforicamente travolto le imprese italiane e, in particolare, le Pmi che solo nel 6% dei casi hanno investito per favorire la transizione digitale ed ecologica del proprio modello produttivo (Centro Studi G. Tagliacarne, 2021). L’onda che sta generando il deep tech, allargando il focus dal mondo digitale (solo bit) a quello fisico (bit e atomi), può essere, invece, cavalcata, data la vocazione manifatturiera del sistema produttivo italiano.
L’approccio deep tech è guidato da un problema e non da una tecnologia, ampliando perciò, in modo esponenziale, lo spazio delle opzioni perseguibili per affrontare problemi fondamentali, in primis quelli legati alla sostenibilità. Risulta così molto più efficace per raggiungere i Sustainable development goals definiti dall’Onu e lo European green deal approvato dalla Ue. L’impresa statunitense Pivot Bio è riuscita, ad esempio, a sviluppare una soluzione rivoluzionaria per risolvere il problema di fissare l’azoto alle radici delle piante, abbandonando il ricorso all’ammoniaca, la cui produzione è altamente inquinante. L’obiettivo è di rivoluzionare l’industria dell’agricoltura.
L’approccio deep tech si fonda sulla convergenza tra diversi ambiti disciplinari: la scienza che si caratterizza per la generazione di conoscenza nuova senza porsi il problema dei suoi risvolti pratici; il design che è interessato, viceversa, allo sfruttamento della conoscenza esistente per soddisfare i bisogni umani, trascendendo la comprensione dei fenomeni sottostanti; e l’ingegneria che, garantendo la fattibilità tecnica ed economica della soluzione, costituisce un ponte tra i primi due ambiti disciplinari. L’impresa statunitense Cellino Biotech, sempre a titolo di esempio, combina un chiaro orientamento al problema, “rendere possibile la medicina rigenerativa”, con la scienza delle cellule staminali e l’ingegneria per trasformare le cellule adulte in cellule staminali.
L’approccio deep tech si fonda sulla convergenza anche tra diversi cluster tecnologici: Computazione e cognizione; Sensoristica e movimentazione; Materia ed energia. È evidente come i primi due cluster tecnologici abbiano avuto un impatto importante nel rimodellare la società. Tuttavia, gli avanzamenti nel campo delle nanotecnologie e delle biotecnologie, in particolare nel sequenziamento, modifica e scrittura del codice genetico, fanno emergere oggi un ulteriore enorme spazio d’innovazione aziendale: ciò che nel mondo artificiale o naturale consideravamo delle costanti, sono diventate delle variabili. Che si tratti di convergenza tra ambiti disciplinari o tra cluster tecnologici, il fattore abilitante è il medesimo: la caduta delle barriere all’innovazione grazie alla crescente emersione di piattaforme bio-tecnologiche. Il cloud computing sta aumentando le sue performance e il possibile spettro di applicazioni, mentre le bio-foundries stanno assumendo per la biologia sintetica il ruolo che il cloud computing ha assunto per la computazione. Questo rende meno costoso sostenere nuovi business deep tech rendendoli alla portata anche delle Pmi italiane. Affinché l’approccio deep tech possa esprimere tutto il suo potenziale è necessario reimmaginare le catene del valore, i modelli di business e gli ecosistemi d’innovazione, aggiungendo alle startup e ai fondi di venture capital, le università e i governi. A causa della complessità delle sfide che si trova ad affrontare e del profondo background scientifico necessario per vincerle, un’impresa deep tech è impossibile da sviluppare per due persone isolate in un garage. Questo cambio culturale appare impegnativo per il contesto italiano. Ma, anche alla luce dei fondi messi a disposizione dal Next Generation Eu, se non ora quando? Il deep tech è un’opportunità imperdibile per le imprese italiane per agganciare il treno dell’innovazione per la sostenibilità. Ed è su queste basi che sarà lanciato a brevissimo VeniSia (Venice sustainability innovation accelerator): un acceleratore di imprese deep tech focalizzate sulla sostenibilità al fine di rendere Venezia “la più antica città del futuro”.
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