Def, ecco il testo. Giorgetti: sul Pil realistico puntare più in alto, rivedere i bonus casa
Il ministro dell’Economia: «La recente riclassificazione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi da parte di Istat, in accordo con Eurostat, ha comportato il passaggio dal criterio di cassa a quello di competenza, determinando un notevole peggioramento dell’indebitamento netto (deficit) del 2022». Tra i collegati alla manovra anche le pensioni
di Andrea Carli
I punti chiave
- Risorse per rinnovi contratti con stretta sulla spesa
- Le motivazioni
- 21 collegati alla manovra, anche le pensioni
- Spesa pensioni in 2023-24 sale a 16,1% Pil, accelera fino a 2040
- Da nuovo caro-energia rischio -0,3 punti sul Pil 2023
- Con aumento immigrati debito cala, impatto rilevante
- Riforma fiscale in Pnr, c’è anche catasto
- Notevole peggioramento del deficit 2022
- Rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi
- Riforme per riaccendere fiducia, tutela natalità e imprese
- A breve norme cuneo, tesoretto 4 miliardi per 2024
- Pnrr: Governo lavora per terza rata entro aprile e revisione progetti
- Inflazione al 5,7% in 2023, al 2% nel biennio 2025-2026
- Tasso disoccupazione scende al 7,7% in 2023 al 7,2% in 2026
7' di lettura
Le previsioni di crescita inserite nel Def, il Documento di economia e finanza approvato dal governo e trasmesso alle Camere, sono «di natura estremamente prudenziale, essendo finalizzate all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità». Tuttavia è «del tutto realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell’energia pulita e la mobilità sostenibile». Lo scrive il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella premessa del Def. Il testo del documento è stato pubblicato sul sito del ministero.
Risorse per rinnovi contratti con stretta sulla spesa
Le risorse da destinare al rinnovo dei contratti arriveranno, stando alle indicazioni contenute nel Documento - che costituisce l’ossatura delle scelte di politica economica dell’esecutivo a breve e medio termine, a cominciare dalla prossima manovra - da una stretta della spesa corrente. Nel prossimo triennio - è chiarito infatti nel Def - «verranno stanziate risorse per le cosiddette politiche invariate, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali». Nel documento viene aggiunto che «a queste si affiancherà un rafforzamento della revisione della spesa corrente che, con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche». L’indice di inflazione Ipca (quello che si applica ai rinnovi) è fissato all’8,7% nel 2022, al 5,9% quest’anno, al 2,8% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2% nel 2026. Per le politiche invariate il Def stanzia nel 2024 lo 0,2% del Pil (4 miliardi) da cui attingere però anche per il calo delle tasse.
Oltre al Documento, sul sito è pubblicato il testo della Relazione al Parlamento che l’esecutivo presenta al parlamento, unitamente al Def e sentita la Commissione europea, per chiedere l’autorizzazione «a ricorrere all'indebitamento, confermando gli obiettivi programmatici già autorizzati lo scorso novembre. In termini strutturali, il saldo risulta pari al -4,9% nel 2023, -4,1% nel 2024, -3,7% nel 2025 e -3,2% nel 2026.
Le motivazioni
«Le risorse che si rendono disponibili - si legge nel documento - saranno utilizzate con un provvedimento normativo di prossima adozione per sostenere il reddito disponibile e il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti nel 2023 e saranno destinate nel 2024 a interventi di riduzione della pressione fiscale. All'attuazione di questi interventi, sono destinati gli spazi finanziari per i quali si chiede l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento che ammontano a 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024. Dal 2025, l'autorizzazione all'indebitamento è destinata alla sola spesa per interessi passivi».
21 collegati alla manovra, anche le pensioni
Ci sono anche «interventi in materia di disciplina pensionistica» tra i 21 «collegati alla decisione di bilancio» che il governo elenca «a completamento della manovra 2023-2025» nel Def pubblicato. Tra le misure alcune già all’esame del Parlamento come la delega fiscale e quella sul riordino degli incentivi alle imprese o il ddl sull’autonomia differenziata. Si prevedono poi «misure a sostegno delle politiche per il lavoro» e «interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà». Ma l’esecutivo punta, tra l’altro, anche sulla «valorizzazione del made in Italy» e sulla «tutela delle produzioni agricole nazionali».
Spesa pensioni in 2023-24 sale a 16,1% Pil, accelera fino a 2040
Tra i dossier su cui si concentra il documento, c’è infatti anche quello previdenziale. In particolare, il governo ricorda che nel biennio 2023-2024, le previsioni relative alla spesa pensionistica scontano gli effetti della significativa maggiore indicizzazione delle prestazioni imputabili al notevole incremento del tasso di inflazione registrato nella parte finale del 2021 e previsto fino al 2023. In questi anni, la spesa torna ad aumentare e si attesta su valori pari a circa il 16,1% del Pil, tenuto anche conto che il profilo del deflatore del Pil risulta inferiore a quello del tasso di inflazione. Nel decennio seguente, la crescita del rapporto tra spesa per pensioni e Pil accelera passando dal livello del 16,1% del 2026 al picco del 17,4% del 2036. La spesa in rapporto al Pil rimane su valori simili fino al 2040 prima di iniziare a diminuire e raggiungere il 15,8% nel 2050. Nella fase finale del periodo di proiezione, il rapporto spesa/Pil si riduce rapidamente per poi stabilizzarsi al 13,9% nel 2060 e al 13,8% nel 2070.
Da nuovo caro-energia rischio -0,3 punti sul Pil 2023
Il rischio di un nuovo aumento delle materie prime energetiche potrebbe tradursi in una riduzione del Pil di 0,3 punti quest’anno e 0,4 il prossimo. Lo indica il Def che fa alcune simulazioni su diversi scenari di rischio. Il materializzarsi di un aumento delle materie prime energetiche, come petrolio ma anche gas ed elettricità, «determinerebbe una riduzione dei tassi di crescita rispetto al quadro tendenziale pari a -0,3 punti percentuali nel 2023 e a -0,4 punti nel 2024». Un’altra variabile che rischia di incidere sulla crescita di quest’anno è il tasso di cambio: ipotizzando un maggiore apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, si avrebbe una revisione della crescita di -0,1 punti percentuali nel 2023, -0,3 punti nel 2024 e -0,6 punti nel 2025. Altri scenari andrebbero a pesare invece sulla crescita dal 2024. Lo scenario di rischio che immagina l’indebolimento del commercio mondiale, «si manifesterebbe principalmente nel 2024 e nel 2025», portando il profilo di crescita del Pil a ridursi di 0,2 punti percentuali. Un ultimo scenario che ipotizza un incremento del tasso di rendimento del Btp decennale di 100 punti base su tutti gli anni di previsione dal 2024 in poi, «causerebbe una riduzione della crescita rispetto al tendenziale pari a -0,1 punti percentuali nel 2024 e -0,4 punti nel 2025».
Con aumento immigrati debito cala, impatto rilevante
L’aumento o la diminuzione di immigrati ha un «impatto rilevante» sul debito: negli scenari sulla sensitività rispetto alle variabili demografiche del Def si stima con un +33% di immigrati un calo del debito al 2070 di oltre 30 punti rispetto allo scenario di riferimento, e viceversa. «Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia - è spiegato nel documento -, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro». Le altre variabili sono speranza di vita (che aumenta e non modifica «di molto» le previsioni) e la «fertilità» (che cala e fa aumentare il debito).
Riforma fiscale in Pnr, c’è anche catasto
Nell’Appendice al Pnr (Programma nazionale di riforma), allegato al Def, viene espressa l’intenzione del Governo di «adottare e attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema, in particolare mediante una revisione delle aliquote d’imposta marginali effettive, l’allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, anche per l’Iva, e delle sovvenzioni dannose per l’ambiente, assicurando comunque equità, e la riduzione della complessità del codice tributario».
Notevole peggioramento del deficit 2022
Tornando alle indicazioni fornite da Giorgetti nella premessa al Documenti di economia e finanza, il ministro ricorda che «la recente riclassificazione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi da parte di Istat, in accordo con Eurostat, ha comportato il passaggio dal criterio di cassa a quello di competenza, determinando un notevole peggioramento dell’indebitamento netto (deficit) del 2022, il quale si è attestato all'8,0 per cento del Pil anziché a un valore prossimo all'obiettivo programmatico del 5,6 per cento. Per effetto di tale cambiamento contabile e delle recenti modifiche alla disciplina dei bonus edilizi, l’andamento del deficit della PA tenderà peraltro a migliorare nei prossimi anni».
Rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi
«Il Governo - continua il ministro dell’Economia - intende rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi in modo tale da combinare la spinta all’efficientamento energetico e antisismico degli immobili con la sostenibilità dei relativi oneri di finanza pubblica e l’equità distributiva».
Riforme per riaccendere fiducia, tutela natalità e imprese
Giorgetti mette in evidenza che «le riforme avviate, a cominciare da quella fiscale, intendono riaccendere la fiducia degli italiani nel futuro, tutelando le famiglie e la natalità e, riconoscendo lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell'essere persona. La prudenza di questo Documento è, quindi, ambizione responsabile».
A breve norme cuneo, tesoretto 4 miliardi per 2024
Arriverà a breve il nuovo provvedimento che destina circa 3 miliardi di euro al taglio del cuneo per le fasce entro i 25mila euro nei mesi di maggio-dicembre. Intanto anche per il 2024 emerge un tesoretto per un miglioramento delle stime sul deficit tendenziale che liberano lo 0,2% del pil, circa 4 miliardi. «A fronte di una stima di deficit tendenziale per l'anno in corso pari al 4,35 per cento del pil, il mantenimento dell'obiettivo di deficit esistente (4,5 per cento) permetterà di introdurre, con un provvedimento normativo di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi per quest'anno. Ciò sosterrà il potere d'acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale» afferma ancora Giorgetti nella premessa al Def. «Unitamente ad analoghe misure contenute nella legge di bilancio, questa decisione testimonia l'attenzione del Governo alla tutela del potere d'acquisto dei lavoratori e, al contempo, alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi», aggiunge.
Pnrr: Governo lavora per terza rata entro aprile e revisione progetti
Un passaggio dell’intervento del ministro riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e le ripercussioni che potrà avere sull’economia italiana. «Un contributo assai più rilevante all'innalzamento della crescita nel periodo coperto dal Def - si legge ancora nella premessa al Documento - proverrà dagli investimenti e dalle riforme previste dal Pnrr. Il Governo è al lavoro per ottenere la terza rata entro il mese di aprile e per rivedere o rimodulare alcuni progetti del Piano per poterne poi accelerare l'attuazione. È inoltre in fase di elaborazione il programma previsto dall'iniziativa europeaREPowerEU, che comprenderà, tra l'altro, nuovi investimenti nelle reti di trasmissione dell'energia e nelle filiere produttive legate alle fonti energetiche rinnovabili».
Inflazione al 5,7% in 2023, al 2% nel biennio 2025-2026
«Malgrado la crescita dei prezzi alimentari resti molto elevata (13,2%), il ribasso dei prezzi energetici porta a prevedere un ulteriore calo dell'inflazione nel prosieguo dell'anno. L'inflazione di fondo (al netto dell'energia e degli alimentari freschi) si legge nel Documento di economia e finanza - ha continuato a salire, fino al 6,4% a marzo, ma è prevista anch'essa decelerare nei prossimi mesi. Relativamente al deflatore dei consumi, la previsione del Def è che l'inflazione scenda da una media del 7,4% nel 2022, al 5,7% quest'anno e quindi al 2,7% nel 2024 e all'2%nel biennio 2025-2026. Alla discesa dell'inflazione si accompagnerà il graduale recupero delle retribuzioni in termini reali, recupero che dovrà avvenire progressivamente e non in modo meccanico, ma di pari passo con l'aumento della produttività del lavoro».
Tasso disoccupazione scende al 7,7% in 2023 al 7,2% in 2026
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel Def viene spiegato che «nel quadriennio 2023-2026 proseguirà la crescita dell'occupazione, portando il numero di occupati a fine periodo a 23,9 milioni (da 23,1 milioni del 2022), accompagnata da una più contenuta espansione dell'offerta di lavoro. Il tasso di disoccupazione scenderebbe dall'8,1% nella media del 2022 al 7,7% nell'anno in corso per poi attestarsi al 7,2% a fine periodo. La dinamica prevista dell'occupazione in termini di input è più contenuta di quella del Pil; si profila, pertanto, un moderato aumento della produttività nel triennio 2024-2026 (0,4% in media d'anno)».
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