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Def, inflazione programmata per quest’anno al 5,4%

La discesa verso quota 2 per cento è riprogrammata per l'anno prossimo. Al momento è difficile ipotizzare che NaDef e manovra potranno alimentare forti misure espansive, perché mancano i margini di bilancio

di Gianni Trovati

(foto Ansa)

2' di lettura

L’inflazione programmata per quest’anno si attesta al 5,4 per cento, oltre tre punti sopra le previsioni di dodici mesi fa, e la discesa verso quota 2 per cento è riprogrammata per l’anno prossimo. Lo spiega la bozza del Def che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare.

Il confronto tra la situazione attuale e quella dello scorso anno

Il nuovo programma di finanza pubblica poggia su un orizzonte dei prezzi drasticamente cambiato negli ultimi mesi per effetto della persistenza di una curva inflattiva che declina a ritmi decisamente meno rapidi del previsto. Per capire la portata di questo fattore è sufficiente confrontare le tabelle di oggi con quelle dello scorso anno. Nel Def 2022 l’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato che per esempio serve come parametro per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, era stimato al 2,1% per quest’anno e all’1,8% per i due anni successivi. Nel Def oggi in consiglio dei ministri lo stesso indice vola per il 2023 al 5,9%, per scendere al 2,8% l’anno prossimo e al 2,1% nel 2025.

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L’inflazione generale viaggia solo pochi decimali più in basso, come mostra il dato del tasso programmato. Un presupposto del genere indica la ragione principale di un tasso di crescita stimato a ritmi più morbidi del passato. Nonostante i venti contrari, però, il governo punta a un +1% quest’anno, solo un decimale sopra il tendenziale che viene corretto al rialzo allo 0,9%, e lo stesso differenziale si incontra sul 2024 quando a un tendenziale del +1,4% fa riscontro un obiettivo programmatico dell’1,5%.

Contrazione fiscale necessaria per tenere sotto controllo il disavanzo

Al momento è difficile ipotizzare che NaDef e manovra potranno allargare questa forbice e alimentare forti misure espansive, perché mancano i margini di bilancio. Con i tassi di interesse che fanno sentire il proprio peso sui costi del debito soprattutto dall’anno prossimo, anzi, l’orizzonte indica una contrazione fiscale indispensabile per tenere sotto controllo il disavanzo. La controprova arriva dai calcoli sulle componenti del Pil. I consumi privati quest’anno dovrebbero dare una spinta del +0,7%, contro il +4,6% dello scorso anno, per risalire a quota +1,3% nel 2024. La spesa pubblica invece è vista in diminuzione, con una forte effetto restrittivo sul prodotto (-1,3% quest'anno e -1,2% il prossimo), nonostante il Pnrr. Anche gli investimenti fissi lordi fermano la loro corsa, declinando nel contributo al Pil dal +9,4% del 2022 al +3,8% di quest’anno, per scendere poi rispettivamente a +3,4%, +2,1% e +1,5% nel prossimo triennio. Nonostante, appunto, il Pnrr.


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