Contrasto al sommerso

Delega fiscale, meno vincoli sulla privacy per potenziare la lotta all’evasione

L’obiettivo è sbloccare l’arsenale di dati di cui dispone l’amministrazione finanziaria senza passare da un via libera preventivo e vincolante del Garante

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Gdf: scoperti 3.546 evasori totali e 5.868 furbetti del reddito di cittadinanza

3' di lettura

Meno vincoli della privacy per l’utilizzo delle nuove tecnologie in chiave antievasione. La delega fiscale punta a un cambio di passo su questo fronte, cercando di contemperare le esigenze di tutela dei dati sensibili ma anche del gettito. La chiave di volta potrebbe essere trovata già nel regolamento europeo sulla privacy 2016/679 (più noto come Gdpr) e recepito all’interno del Codice italiano (Dlgs 196/2003).

Lotta all’evasione più forte della privacy

In questo senso l’obiettivo dovrebbe essere quello di prevedere o orientare le misure alla tutela dei diritti, ma prevedendo limitazioni proporzionate volte a salvaguardare obiettivi di interesse pubblico generale. Tra questi c’è anche la materia tributaria e quindi il contrasto all’evasione. Tradotto in altri termini, significa sbloccare l’enorme arsenale di dati di cui dispone l’amministrazione finanziaria senza passare da un via libera preventivo e vincolante del Garante della privacy.

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L’interlocuzione con l’authority

Questo però non cancella affatto l’interlocuzione dell’Authority né il successivo controllo. Il Fisco potrebbe diventare pienamente responsabile a tutti gli effetti dei dati che, comunque, ha già incassato. Ma nel mettere in campo i meccanismi per l’incrocio o addirittura ancora più evoluti come l’intelligenza artificiale si punta ad accelerare i tempi e a rendere meno complesso l’iter necessario per incassare il via libera.

Un’esigenza avvertita anche nel documento finale delle commissioni Finanze di Camera e Senato, che nell’indicare la rotta verso una piena interoperabilità dei dati hanno anche segnalato i possibili bilanciamenti. In sostanza, hanno sottolineato i parlamentari, va garantita al contribuente la conoscibilità dei dati in possesso dell’amministrazione finanziaria in un rapporto di parità e simmetria informativa ma va anche data piena attuazione al principio del contraddittorio.

La deroga per gli accertamenti parziali

Gli enti impositori dovrebbero essere obbligati a dare spiegazioni sulla fondatezza dei chiarimenti forniti dal contribuente. L’unica deroga potrebbe essere rappresentata dagli accertamenti parziali con incroci automatizzati di dati in Anagrafe tributaria, anche se al contribuente potrebbe essere riconosciuta la chance di un’istanza di autotutela per sospendere i termini del ricorso. Poi spetterebbe al Fisco provare che l’incrocio tra i dati è corretto e a motivare punto per punto sulle repliche della difesa.

In un contesto simile, si potrebbe dare più spazio all’utilizzo delle banche dati da parte dell’amministrazione finanziaria. Secondo le ipotesi allo studio nella delega, sempre compatibilmente con il regolamento comunitario, bisognerebbe eliminare alcuni dei freni e dei vincoli esistenti e senza far venir meno il ruolo di Garante dell’Authority attualmente presieduta da Pasquale Stanzione.

Proprio per questo la settimana in più prima che la delega giunga in Consiglio dei ministri potrà servire a trovare il giusto equilibrio nella scrittura dei principi, fermo restando il necessario controllo successivo.

Gli altri dossier sul tavolo

Senza dimenticare poi i dossier importantissimi che già sono all’ordine del giorno dell’interlocuzione tra amministrazione finanziaria e Garante. A cominciare dalla fattura elettronica, che attende l’attuazione della norma del collegato fiscale alla manovra 2020 per consentire un utilizzo più ampio nel tempo (otto anni) e nella quantità di dati (non solo quelli strettamente fiscali). Proprio per questo è stata prorogata al 30 settembre la possibilità di aderire al servizio di memorizzazione delle e-fatture e a fine giugno è stato precisato che si sta cercando una gestione condivisa dei database in cui sono ormai confluite le informazioni di oltre 5 miliardi di documenti elettronici.

Poi c’è l’«anonimometro» su cui nelle scorse settimane è stato inviato uno schema di decreto al parere dell’Authority e che quindi attende di completare tutto l’iter per diventare operativo.

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