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Dell’Acqua: «piano di emergenza per i prossimi 2 anni, poi programmazioni di lungo periodo»

Per il commissario alla Siccità occorre investire «miliardi» in un’ottica di lungo periodo. La Pianura Padana la zona più critica

di Sara Monaci

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

C’è bisogno di una programmazione di lungo periodo, almeno ventennale, per risolvere con risultati efficienti il problema della siccità e degli eventi climatici estremi in Italia. Accanto a questo, si può immaginare un piano emergenziale per i prossimi 2-3 anni. È quanto dichiarato dal commissario per la siccità Nicola Dell’Acqua a margine della “Community Valore acqua per l’Italia” organizzato da Ambrosetti.

«Siamo deficitari di 2-3 miliardi di metri cubi di acqua, potremo colmare questo gap con opere da realizzare nei prossimi 2-3 anni». Le emergenze sono soprattutto gli invasi in Pianura Padana, la zona più critica, «dato che al Sud siamo abituati a fronteggiare la siccità, e gli invasi vengono usati per le risorse agronomiche e per la cittadinanza, mentre al Nord soprattutto per scopi idroelettici, che non sempre sono compatibili con gli altri usi».

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Per il commissario non mancano le leggi, ma una piena operatività delle Autorità dei distretti che dovrebbero pianificare le infrastrutture e rilevare le esigenze dei propri territori. «Finora abbiamo avuto altre priorità ma ora occorre fare bilanci idrici più appropriati».

Per quanto riguarda gli investimenti stiamo parlando «di qualche miliardo, ma sono cifre assolutamente compatibili con una programmazione di lungo periodo». Il Pnrr sta aiutato il ciclo idrico con il 24% di copertura degli investimenti, mentre per i Consorzi idrici mette a disposizione un miliardo.

Durante l’incontro organizzato da Ambrosetti, il commissario Dell’Acqua ha commentato inoltre che «il clima è questo, dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo. Eviterei il discorso sui cambiamenti climatici - prosegue - perché voglio affrontare il problema da commissario. La legge è abbastanza chiara - aggiunge - e l’Italia non ha al momento una visione unica per il problema idrico. In questo quadro la situazione delle infrastrutture di accumulo va rigenerata, vanno riportate alle capacità per cui i nostri nonni le avevano generate. Un lavoro - sottolinea - da fare su singoli distretti idrogeologici, come giustamente dice la Ue».

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