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Denaro più caro, rischio frenata degli investimenti in Piemonte

Gli interessi al rialzo hanno ridotto i prestiti alle imprese. Azzoaglio (Confindustria): il sostegno alle imprese deve evolvere ma la tassazione sugli extraprofitti potrà condizionare l’azione delle banche

di Filomena Greco

 I dati di Banca d’Italia mostrano significativi segnali di rallentamento della domanda di credito connesso a una contrazione degli investimenti

3' di lettura

È ancora troppo presto per parlare di credit crunch ma la dinamica al rialzo del costo del denaro, innescata dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, sta incidendo negativamente sulla propensione agli investimenti delle imprese piemontesi. Allo stesso tempo, la dinamica di costi energetici e credito ha inciso anche sulla redditività.

Investimenti e redditività

L’ultimo report sulle previsioni delle aziende nel terzo trimestre dell’anno realizzato da Confindustria Piemonte evidenza, oltre ad un generale raffreddamento delle attese, un livello degli investimenti che si attesta sul 27% delle aziende rispondenti rispetto al 28,4% registrato a marzo. Ancora buono ma in calo. Il Rapporto Regionale Pmi curato dall’Area “Affari Legislativi,Regionali e Diritto di Impresa” di Confindustria e da Cerved rileva come le Pmi in perdita siano risultate in crescita nel 2022: nel Nord Ovest sono il 28,5%, una su tre, con una crescita dei debiti dell’8,4% e un aumento del costo del debito salito al 3,3%. Si tratta delle ripercussioni derivanti dall’aumento dei tassi, evidenzia lo studio che conferma comunque la tenuta della capitalizzazione delle Pmi, mentre l’impatto degli oneri finanziari sul margine operativo lordo sale all’8,7%.

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A rilevare il trend è anche l’ultimo rapporto della Banca d’Italia sulle economie regionali che mostra come i prestiti bancari alle società non finanziarie in Piemonte siano diminuiti del 9,4% nel corso del 2022 e nei primi mesi del 2023, invertendo il trend in crescita (del 4,9%) nel 2021. «Il calo, al netto di operazioni straordinarie, è riconducibile – analizzano gli esperti del Centro Studi – alla minore domanda di finanziamenti, soprattutto per investimenti, e al peggioramento delle condizioni praticate dagli intermediari». Inoltre nei primi mesi del 2023 sono emersi segnali di lieve peggioramento anche della qualità del credito. Il rialzo dei tassi ufficiali di politica monetaria, iniziato a metà del 2022, dunque, ha spinto in alto il costo del credito, un fenomeno iniziato a fine 2022 e cresciuto nel corso dell’intero 2023, che rischia di condizionare in negativo gli investimenti delle aziende in una fase delicata di trasformazione, sotto la spinta della transizione energetica e digitale

Credito tema cruciale

L’Unione Industriali Torino ha creato un nuovo gruppo merceologico dedicato al credito e guidato da Erika Azzoaglio, in rappresentanza di oltre 40 aziende tra banche, advisor, imprese assicuratrici e broker, SIM, SGR e società finanziarie.«Sono settori strategici per lo sviluppo economico locale e l’Ui Torino ha introdotto la novità con l’obiettivo di promuovere, rappresentare e assistere tali imprese nei rapporti con istituzioni e organizzazioni economiche, politiche, sindacali, e le altre componenti della società. Con un’attenzione allo studio delle esigenze del comparto, per sviluppare progettualità su temi quali crescita dimensionale, rafforzamento patrimoniale e tematiche ESG». Il Gruppo lavorerà per consolidare i rapporti tra le oltre 2mila aziende associate e il sistema finanziario, anche in un’ottica di filiera. Quanto alla dinamica del costo del denaro e al rallentamento degli investimenti, Azzoaglio parla chiaro: «Il mercato registra significativi segnali di rallentamento della domanda di credito, lo dicono i dati di Banca d’Italia, connesso a una contrazione degli investimenti che appare frutto di minor visibilità e prospettive di sviluppo futuro. Al contempo, assistiamo da parte delle aziende più liquide, a rimborsi anticipati dei finanziamenti».

Pesano gli strascichi della crisi pandemica e le conseguenze economiche del protrarsi del conflitto Russo-Ucraino, che in prospettiva impattano sulle aziende, «finora sostenute del settore bancario anche grazie alle garanzie pubbliche».

Alleanza tra credito e imprese

«Il sostegno del sistema bancario e assicurativo alle aziende deve evolvere verso un’attività di consulenza su operazioni di finanza strutturata, dall’emissione di bond alla strutturazione di basket bonds, da operazioni di M&A fino all’accompagnamento alla quotazione sui mercati regolamentati» spiega Azzoaglio. Si tratta, aggiunge, «di attività che offrono spazi di crescita interessanti in parallelo alle forme tradizionali di erogazione di credito ed è un tema a cui la stessa Confindustria guarda con attenzione, nell’ottica di una crescita della cultura finanziaria delle aziende, in particolare delle Pmi, anche grazie al ruolo degli advisor». Inoltre le risorse straordinarie messe a disposizione da Pnrr e Fondi Strutturali ente vedono il settore bancario fortemente coinvolto nella fase di accompagnamento delle aziende, «in particolare sui temi relativi alla transizione digitale e a quelli legati alla sostenibilità e alle tematiche ESG» aggiunge Azzoaglio. Che sottolinea però come «le recenti indicazioni, relative alla tassazione degli extra profitti bancari, inevitabilmente avranno ripercussioni sulla capacità delle banche di sostenere questa delicata fase congiunturale e, soprattutto, l’auspicata pronta ripresa degli investimenti».

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