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Dentro la sindrome dell’impostore

Chloe. Becky, una giovane dalla vita scialba, architetta un castello di menzogne per intrufolarsi e prendere il posto di una giovane di successo, che muore suicida. Un ritratto riuscito: peccato però che la trama dia troppo spazio al thriller

di Gianluigi Rossini

2' di lettura

Becky ha meno di trent’anni ma è già incastrata in una vita piuttosto grigia: una madre malata a cui badare, lavori precari e poco remunerativi, socialità ridotta al minimo, nessun interesse sentimentale. Nel tempo libero ascolta podcast e compulsa il profilo social di una certa Chloe, che invece sembra realizzatissima: serate glamour, un gruppo di amici ricchi e alla moda, una splendida villa dove vive con il suo bel compagno.

Oltre a guardare mille volte le foto di Chloe, Becky ama imbucarsi sotto falsa identità alle feste eleganti, ed è tanto affascinante e piena di iniziativa quando si finge qualcun altro, quanto apatica e scontrosa nella vita quotidiana. Nell’ottima interpretazione di Erin Doherty (la Principessa Anna di The crown) passa, nel giro di un fotogramma, dal sorriso timido e seducente con cui racconta le sue vite alternative alla serietà inespressiva con cui guarda il telefono pianificando il prossimo imbroglio. A una decina di minuti dall’inizio del primo episodio di Chloe, il personaggio eponimo muore suicida, un richiamo irresistibile per Becky: deve conquistare la fiducia dei suoi amici posh e del suo compagno, e per riuscirci si infila in una fittissima rete di bugie. Non è chiaro, forse neanche a lei stessa, se lo faccia per capire i motivi del suicidio o per rubare la vita di Chloe.

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Coproduzione BBC/Amazon, la miniserie è scritta e diretta quasi interamente da Alice Seabright, nota finora come regista di alcuni episodi di Sex education. Ma qui siamo in un territorio molto diverso: Chloe è un thriller che sa creare tantissima suspense senza spargimenti di sangue ed eccelle nell’integrare i social network nel racconto: le foto Instagram che ossessionano Becky si mettono in movimento, si sovrappongono alla vita reale e si mescolano alle fantasie paranoidi in cui immagina di essere disprezzata da tutti.

Negli ultimi episodi, tuttavia, il mistero della morte di Chloe diventa preponderante ed è un peccato: i colpi di scena sono ben congegnati ma resta un po’ di delusione perché manca lo spazio per mettere davvero alla prova Becky, un personaggio inquietante e carismatico, un ritratto ansiogeno e riuscitissimo della sindrome dell’impostore. Sarebbe stata molto più interessante un’esplorazione approfondita della sua psiche obliqua.

Chloe, Alice Seabright, Prime Video, dal 24 giugno

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