Giornata mondiale della Salute mentale

Depressione, serve un piano nazionale per gestire la malattia

I nuovi dati sulla patologia: su più di 300 pazienti italiani, le giornate di lavoro perse ogni anno sono mediamente 42, circa 1 giorno a settimana

di Francesca Cerati

(Marka)

3' di lettura

Sono oltre 3 milioni in Italia le persone che soffrono di depressione. Tra queste più di 2 milioni sono donne. Nonostante la malattia sia stata riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come la prima causa di disabilità a livello mondiale destinata a diventare la prima causa di spesa sanitaria entro il 2030, solo 1 paziente su 2 riceve un trattamento corretto e tempestivo.

Nel solo decennio 2005-2015 si è assistito a un aumento dei casi di circa il 20% e a oggi la depressione coinvolge nel mondo oltre 300 milioni di persone ed è diventata la prima causa di disabilità a livello globale (fino a 20 anni fa si trovava al quarto posto).

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«I disturbi mentali – ha spiegato Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia e direttore del dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano – sono la principale causa di morte, disabilità e impatto economico al mondo. Le patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale e, in particolare la depressione maggiore, sono molto più frequenti di quanto si possa pensare, ecco perché dovrebbero essere considerate la principale sfida per la salute globale del XXI secolo».

In Italia
Il nostro Paese è oggi il ventesimo in Europa per la spesa dedicata alla salute mentale (3,5% della spesa sanitaria totale rispetto al 8-15% degli altri paesi del G7), eppure i costi diretti e indiretti legati a questa patologia sono molto elevati. I risultati di una nuova indagine, che ha coinvolto più di 300 pazienti italiani con depressione maggiore resistente al trattamento, ci dicono che il costo medio sanitario relativo ai costi diretti della depressione maggiore è di 2.612 euro per ogni paziente, e ancor più impressionante è il dato relativo ai costi indiretti ovvero legati alla perdita di produttività. Le giornate di lavoro perse ogni anno sono mediamente 42, circa 1 giorno a settimana. In media, i costi indiretti possono essere stimati a: 7.140 euro (media nazionale), pari a circa il 70% del costo totale della patologia.

Si stima che in Italia il costo sociale della depressione, in termini di ore lavorative perse, è complessivamente pari a 4 miliardi di euro l’anno. A questi costi si aggiungono i costi legati ai caregiver tenendo presente che per ogni paziente sono coinvolti almeno 2-3 familiari.

I costi
Con riferimento alla spesa out of pocket, invece, l’analisi stima un valore medio nazionale pari a 615 euro a paziente.

«La valutazione dei costi diretti legati a una patologia – spiega Francesco Saverio Mennini, docente di Economia sanitaria all’Università Tor Vergata di Roma – è legata all’analisi di tutta una serie di voci di spesa: ospedalizzazioni, visite, spese farmaceutiche, accessi al pronto soccorso. Ma i costi diretti non sono l’unico tassello da tenere in considerazione: abbiamo visto che i costi indiretti possono gravare in maniera importante, basti pensare ai costi previdenziali legati all’elevato numero di giorni di assenza dal lavoro causato da una patologia come la depressione maggiore (nel periodo considerato nell’analisi, 2009-2015, 650 milioni di euro per assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità, con un incremento dei costi di circa il 40 per cento, ndr). Questi dati testimoniano che stiamo parlando di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista».

A fronte di questi dati, nel nostro Paese la spesa media per i servizi di salute mentale è inferiore al 3,5% della spesa sanitaria, a fronte dell’8-15% investito negli altri paesi del G7. Ed ecco perchè ieri, in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale - che si celebra il 10 ottobre, si è svolta a Milano “Depressione sfida del secolo, verso un piano nazionale per la gestione della malattia” organizzato da Janssen e da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere). L’incontro è stato anche l’occasione per presentare il primo Libro Bianco sulla Salute mentale in Italia, e che, nel corso del 2020, verrà portato all'attenzione delle Istituzioni delle principali Regioni italiane. Un gesto che vuole testimoniare l’impegno condiviso e concreto volto a combattere gli stereotipi, facilitare l’accesso alle cure anche innovative e a migliorare la qualità della vita di chi soffre, contribuendo al tempo stesso a ridurre l’alto impatto di risorse socio economiche legato a questa patologia. Una call to action che ha l’obiettivo di arrivare ad avere anche in Italia un Piano nazionale per la gestione della malattia.

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