ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùNella notte la discesa in campo

Twitter fa crash e rovina il lancio della campagna di DeSantis per la Casa Bianca

Il governatore della Florida sfida l’ex Presidente Donald Trump per la nomination repubblicana nel 2024. Che subito lo attacca: «E’ un disastro»

di Marco Valsania

(AFP)

4' di lettura

Errori tecnici di trasmissione. Il decollo su Twitter della campagna elettorale presidenziale di Ron DeSantis non è andato esattamente come previsto: la piattaforma audio Twittter Spaces ha fatto crash per la prima mezzora del dialogo tra il governatore della Florida e il patron del social media Elon Musk. In tutto l'evento dal vivo, dopo l'imbarazzante, lunga scena muta iniziale, si è alla fine protratto per 90 minuti.

DeSantis ha poi provato a scherzare sull'incidente: ho fatto saltare anche Twitter, ha chiosato. E i suoi portavoce hanno aggiunto che quanto avvenuto va oreso come un simbolo di come scuoterà in futuro la Casa Bianca. Ma il crash e il difficile avvio hanno dominato su qualunque altro aspetto della sua corsa, che lo vede sfidare per la nomination repubblicana Donald Trump. Una sfida in salita: i sondaggi vedono l'ex Presidente con il doppio dei consensi tra gli elettori conservatori del partito. Se adesso i problemi tecnici hanno anzitutto esposto la fragilità di Twitter sotto la gestione e le drastiche riorganizzazioni di Musk, hanno anche indebolito un decollo che DeSantis avrebbe voluto trionfale proprio per trovare slancio. L’ex Presidente ha subito attaccato l’evento del rivale come un disastro. «Tutta la sua campagna sarà un disastro», ha sentenziato. In precedenza, i suoi collaboratori avevano già messo in dubbio carisma e leadership di DeSantis: «Una delle campagne più lontane dalla gente nella storia moderna», ha sentenziato il gruppo Make America Great Again.

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Ciò detto, il debutto orchestrato da Ron DeSantis ha rivelato le sue grandi ambizioni. L’inconsueta chiacchierata su Twitter con Elon Musk, per rivolgersi a un’audience digitale (il magnate tech vanta 141 milioni di follower sul social media), non è stato isolato. Accanto ha avuto momenti più tradizionali, da un video di campagna elettorale a interviste tv e alla presentazione ufficiale delle documentazione per entrare in gara. Ancor più, è partita una serie di iniziative che può decretare i successi o i fallimenti delle candidature alla Casa Bianca: la chiamata a raccolta, a Miami, dei grandi donatori; che sarà seguita a ruota da un tour di Stati e comizi da una costa all’altra del Paese. Tappe iniziali di un’offensiva sul campo che si preannuncia record: mobiliterà centinaia di milioni di dollari e arruolerà un’armata di 2.600 funzionari e militanti entro settembre.

Il governatore della Florida non ha risparmiato nulla ai blocchi di partenza della sua corsa alla nomination. A proprio credito, è in vantaggio sugli altri principali pretendenti, il senatore afroamericano Tim Scott e l’ex governatore della South Carolina Nikki Haley. E il suo obiettivo è adesso chiaro: strappare a Trump la base radicale, decisiva nelle primarie del partito, accreditandosi quale fidato ultra-conservatore senza la pesante eredità dell’ex presidente. La chat su Twitter, nelle intenzioni, doveva servire a questo: era il mezzo di comunicazione preferito di Trump, prima che il tycoon migrasse sul proprio Truth Social.

DeSantis oltretutto conta su Musk, che ha spinto la sua candidatura pur indicando di voler restare al momento neutrale nella sfida tra repubblicani. Da quando ha rilevato la società di microblog il controverso magnate l’ha però sicuramente traghettata a destra, venendo accusato di aprire le porte a teorie complottiste e disinformazione. Uno degli ultimi atti: su Twitter rinascerà il popolare show estremista di Tucker Carlson, licenziato dal bastione dei media conservatori Fox.

Il governatore - rimarrà tale durante la campagna dopo aver firmato una legge statale che glielo consente - non si ferma a Twitter per catturare conservatori e ultra-conservatori. Fa leva sulle sue imprese da primo cittadino della Florida: si è distinto per iniziative stridenti contro aborto, istruzione pubblica, diritti civili e controlli sulle armi. Ha guidato la messa al bando dalle scuole di oltre 500 libri (stime dell’associazione Pen America) per contenuti a suo dire inappropriati, come la sensibilità anti- razzista o le famiglie non tradizionali. Ha cancellato programmi di inclusione nelle università. Ancora: ha varato una legge che vieta l’interruzione della gravidanza a sei settimane dal concepimento, prima che molte donne sappiano di essere incinte. Ha eliminato obblighi di permessi per il porto di pistole e fucili nascosti. E ha in corso una battaglia in tribunale con Disney dopo aver cancellato accordi sull’autonomia dell’iconica azienda nello Stato perchè troppo progressista.

La sua campagna, con la determinazione, non difetta di risorse. Il suo comitato di sostegno - il Super Pac, Never Back Down, Mai cedere - prevede di spendere almeno 200 milioni e sta già assumendo personale in 18 Stati. Ma due interrogativi, portati ancora più alla ribalta dalla disavventura su Twitter, avranno risposta solo nei prossimi, combattuti mesi, dando la vera misura delle sue ambizioni: saprà DeSantis emergere quale autorevole leader nazionale? E se sì, la sua agenda da guerra culturale nelle primarie repubblicane saprà modulare i toni e attirare voti moderati e indipendenti indispensabili per farsi eleggere alla Casa Bianca nel 2024 in un'America divisa?

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