Design Holding, primato nell’arredo di alta gamma con ricavi a 867,6 milioni
Controllata da Investindustrial e Carlyle, è presente in 130 Paesi con marchi come Arclinea, B&B Italia, Fendi Casa, Flos
di Giulia Crivelli
4' di lettura
I numeri non sono quelli del tessile-moda-accessorio (Tma), che vale oltre 100 miliardi, ma la leadership globale del legno-arredo italiano è ancora più evidente e non esiste, come invece nel Tma, un confronto, né tantomeno una rivalità, con la Francia o con altri Paesi. Non si tratta solo della notorietà globale dei marchi del settore – questo avviene anche per la moda –, ma di un mix di fattori: tradizione manifatturiera, know how artigianale e osmosi con il mondo dei designer e architetti, come ha ben spiegato Marco Sammicheli, direttore del Museo della Triennale di Milano, che nel 2023 compie cento anni (si veda Il Sole 24 Ore del 2 aprile). Design Holding è allo stesso tempo il frutto di questo mix di successo tra manifattura e creatività e un volano per un’ulteriore crescita, in tutto il mondo, del legno-arredo italiano. Dal novembre 2021 a guidare la società, che ha sede a Milano ed è controllata da Investindustrial e Carlyle, è Daniel Lalonde, manager di origini francesi con una lunga esperienza negli Stati Uniti, in particolare all’interno di Ralph Lauren e di Lvmh, il più grande gruppo del lusso al mondo.
Positiva anche la redditività: Ebitda pari al 24,4% dei ricavi
Design Holding è oggi la più importante realtà del settore e lo è perché ha costruito un portafoglio di brand che comprende Flos, B&B Italia, Louis Poulsen, Maxalto, Arclinea, Azucena, Fendi Casa, Menu, by Lassen e Lumens e che nel 2022 ha chiuso il miglior esercizio della sua storia. «I ricavi sono cresciuti del 25,8% a 867,8 milioni e rafforzano la nostra leadership nel segmento dell’arredo di alta gamma», spiega Lalonde. Che usa il termine inglese high-end design, in un certo senso intraducibile, perché nell’accezione anglosassone include mobili, complementi d’arredo ma anche illuminazione, segmento ben rappresentato in Design Holding in primis da Flos, che nel 2022 ha lanciato numerose novità, anche per l’outdoor, comparto in fortissima crescita dopo la pandemia. Design Holding è cresciuta negli anni espandendo il portafoglio, ma Lalonde sottolinea che la crescita del 2022 risulta a doppia cifra (+15,7%) anche al netto dell’acquisizione, avvenuta del 2022, della Designers Company, il gruppo danese che ha portato in dote i marchi Menu e by Lassen. «Siamo molto soddisfatti pure della redditività: l’ebitda è stato di 211,8 milioni, pari al 24,4% dei ricavi (percentuale molto alta, difficile da vedere persino nella moda, ndr), l’ebit di 164,3 milioni, pari al 18,9% dei ricavi. Abbiamo inoltre generato cassa per 153,3 milioni e in questo caso va sottolineata l’incidenza sull’ebit, pari all’81%». Non si pensi necessariamente che il 2023 vedrà, grazie ai dati appena citati, nuove acquisizioni: «Mai dire mai, ma pensiamo che tutti i nostri marchi abbiano grandi potenzialità di crescita nei mercati dove siamo già presenti, 130 in tutto, e in altri che sono da esplorare – sottolinea Daniel Lalonde –. Aziende e marchi interessanti, in Italia e non solo, ce ne sono molti, non abbiamo però mai fatto acquisizioni per procedere a un turn around, bensì per permettere una crescita più veloce e strutturata. Nel 2023 la nostra attenzione sarà soprattutto sulla distribuzione, senza soluzione di continuità tra i tre canali, che sono i negozi diretti, l’e-commerce e il wholesale». Lalonde non si accontenta di usare la parola omnicanalità, della quale si fa un uso fin troppo frequente; dice che ama invitare tutte le persone che lavorano in azienda «a essere agnostici su vari canali», senza cioè preferenze o pregiudizi.
Dai design hub fisici ai social: le osmosi trainano i consumi
«Stiamo vivendo anni di grande cambiamento nella distribuzione: all’esplosione dell’e-commerce durante il Covid è seguito il rimbalzo del retail fisico degli ultimi mesi – precisa il ceo di Design Holding –. Penso che si troverà un nuovo equilibrio, nel nostro mondo e in quello della moda, con spazi fisici ripensanti e acquisti online sempre più semplici. Il digitale servirà inoltre nei negozi, del resto, per questo abbiamo chiamato gli spazi in apertura negli Stati Uniti “design hub”: i clienti troveranno i prodotti dei vari marchi, ma anche consulenza di architetti e designer e, ad esempio a New York, un caffè». Lalonde sembra divertirsi sperimentando osmosi non solo tra canali distributivi, ma anche tra le sue esperienze di lavoro: «I clienti di prodotti di alta gamma, si tratti di borse, orologi o divani, hanno caratteristiche comuni e ancora più interessante è osservare le nuove generazioni di clienti, cercando di capire se e come sono cambiate le priorità». Secondo il manager alla base delle scelte di acquisto restano qualità e creatività dei prodotti, ma si sono aggiunti due fattori altrettanto importanti, l’autenticità di una storia e la sostenibilità. «Usiamo Instagram e TikTok soprattutto per questo, per raccontare la tradizione, i segreti, le curiosità dei nostri brand – conclude Lalonde –. Non ci sono scorciatoie per costruirsi un dna credibile, come non ne esistono per diventare più sostenibili. Alcuni dei marchi di Design Holding pubblicano bilanci di sostenibilità da molto prima che io arrivassi o che fosse obbligatorio farlo: è un’opportunità unica, un’alleanza tra aziende e clienti che non potrà che rafforzarsi nei prossimi anni».
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