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Destinazione Cervia dove il benessere sa di sale e invita alla cura di sé

Da stiva per “l’oro bianco” a santuario olistico, la località romagnola ha trovato il dosaggio giusto fra storia, ospitalità e innovazione. Come dimostra la Darsena del Sale, punto di partenza per un viaggio sensoriale a tutto tondo.

di Barbara Sgarzi

La Darsena del Sale. Tutte le foto Lorenzo Pennati.

5' di lettura

Un tempio del benessere e della luce. Difficile descrivere in poche parole un luogo così sfaccettato e multifunzionale come la Darsena del Sale, a Cervia. Ma il binomio del wellness declinato in ogni sua forma – dal cibo all'intrattenimento, alla spa – e della luce che cambia dal mattino a notte fonda, e gioca tra le vetrate e i muri ancora gonfi di sale, è un buon inizio. Acqua e sale: tradizioni ancestrali, ricchezza, salute, lavoro di una comunità, storia. Il Magazzino del Sale in Darsena nasce a inizio del 1700, costruito con i mattoni rossi della Rocca di Cervia Vecchia, abbandonata alla fine del 1600 per ricostruire la città sulle rive del mare dov'è oggi, lontana dalle paludi malariche. Stivava fino a 100 quintali “dell'oro bianco” prodotto dalla vicina salina. Testimonianza di archeologia industriale rivisitata negli anni Ottanta dall'architetto Giancarlo De Carlo, con un progetto di recupero e trasformazione del Magazzino in museo navale, poi dimenticata come un bastione abbandonato fra la piazzale dei Salinari e il canale tra il Ponte mobile e il Ponte di Via Cavour, dove Cervia lambisce la confinante Milano Marittima. La rinascita, grazie a un bando europeo vinto dall'imprenditore Leopoldo Cavalli, ad di Visionnaire, su un progetto dell'architetto Fabrizio Fontana di Archlabo, ha visto l'intervento su un'area esterna di oltre 20mila metri quadrati, insieme ai tremila interni del Magazzino del Sale, con un investimento superiore ai 10 milioni di euro.

Un angolo della Sala dell'Acqua, lo spazio dedicato alla ristorazione più esclusiva, vicino al palco per i concerti.

 

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Un progetto che, nelle parole dell'architetto Fontana, è allo stesso tempo recupero storico e museo aperto, e un'evoluzione dell'antica cultura salinara. A questo proposito, vale la pena di spingersi a visitare la vicina salina, i cui mucchi di sale di un bianco abbacinante pare abbiano battezzato la città – acervus, latino per “cumuli” –, e il piccolo, documentatissimo Museo del Sale, a pochi passi, mantenuto vivo anche grazie a una vivace rete di volontari. Il risultato è un luogo multiforme, affascinante, godibile dall'alba al tramonto e in ogni stagione, dove i già ampi spazi sembrano moltiplicati dalle soluzioni architettoniche e alcuni elementi dell'intervento di De Carlo, che collegò tre piani di soppalchi con un reticolato di metallo e cemento, sono stati mantenuti e integrati. Come la scala di ferro allo stesso tempo sinuosa e imponente, che abbraccia l'angolo winery e mixology e porta alla Terrazza Darsena, al primo piano, dedicato a brunch e caffetteria. O la prospettiva particolarissima che si gode dalla Sala dell'Acqua, di fronte al palco per le esibizioni live, dove lo sguardo incontra un'altra scalinata che sembra portare sul ponte di una nave slanciata sull'Adriatico.

I mattoni del Settecento incontrano il metallo rosso, per un'estetica che mostra tutte le vite della Darsena.

 

Su tutto la luce, dicevamo. Quella diurna che entra dalle immense vetrate e gira con il passare delle ore modificando mood, atmosfera e modalità di vivere il luogo; quella iper-tecnologica, che “bagna” i vecchi muri e sfuma fino al soffitto, trasformando un'area solare nell'ambiente ideale per vivere la notte. E spazi fluidi, che vedono un grande equilibrio fra i pieni e i vuoti, dove occhieggiano pezzi storici progettati da Visionnaire. Seguendo il fil rouge della modernità che affonda in radici antiche, Visionnaire ha integrato la sua storia – il divano Mercury, riedizione del pezzo presentato nel 1961 alla prima edizione del Salone del Mobile di Milano; le coloratissime poltrone Pavone su progetto di Marc Ange, esposte per la prima volta ad Art Basel Miami 2019 – con la ricerca di tessuti e metalli per il doppio impiego indoor e outdoor, resistenti a un ambiente marino dove i muri trasudano ancora il sale che hanno respirato per decenni. Con qualunque illuminazione, cattura gli sguardi un rettangolo di vetro scuro incuneato all'ingresso, che corre a tutta altezza; il “diamante nero” della spa, che riassume il concetto del luogo: la salute passa dall'acqua. E dal sale.

Un angolo della spa all'interno della Darsena del Sale, incastonata tra le mura centenarie.

 

È lo stesso Leopoldo Cavalli, che si è avvicinato negli ultimi anni a uno stile di vita più attento e consapevole, a raccontare l'idea dietro all'offerta della Darsena: «Oggi il benessere arriva da una filosofia integrata e coerente. Un percorso che parte dal food, con materie prime stagionali e a chilometro zero. Passa ovviamente dalla spa, dove si privilegiano trattamenti naturali con il sale protagonista, e si concretizza nello stare bene; una situazione in cui dalle luci ai suoni, alla temperatura, all'ambiente, nulla è fuori posto e tutto concorre al benessere della persona». Nella “Lanterna”, quarto e ultimo piano della spa con vista aperta su tutti i lati, la passeggiata del sale, culmine dei trattamenti di talassoterapia, è un punto di arrivo dopo sauna, bagno turco e docce sensoriali. La striscia di sale sulla quale si cammina perdendosi tra il panorama di Cervia e le linee verticali dell'architettura progettata da De Carlo – grazie a un solaio in vetro che, come un taglio, fa percepire l'altezza e la profondità del fabbricato –, riflette e moltiplica la luce che entra a fiotti. Qui, la bellezza della vista e degli arredi, sempre firmati Visionnaire, contribuisce all'armonia. E nell'ottica di un benessere che coinvolge tutti i sensi è possibile anche provare Effetto Viola™, tecnologia di neurostimolazioni per il rilassamento, dove la musica è un piacevole involucro per inviare al cervello messaggi calmanti.

La Camminata del Sale nella Lanterna Panoramica all'ultimo piano dell'edificio.

 

Un concetto di benessere che è, anche, idea di destagionalizzazione e massima inclusione. Percorsi food salutisti, progettati da Areadocks, che offrono dalla steakhouse alla pasticceria, dalla cucina mediterranea alla (ottima) pizza gourmet, fino ai tavoli dai dettagli curatissimi della Sala dell'acqua. L'offerta gastronomica copre ogni esigenza di ristorazione e anche di vivibilità, dalla social table conviviale all'angolo intimo. E nell'ampia parte esterna, i Giardini della Darsena adiacenti alla chiesa di Sant'Antonio, arriva lo street food, che offrirà dall'immancabile piadina – anche se l'allure è internazionale, siamo pur sempre in terra romagnola – agli hamburger fino al takeaway cinese.

Un concetto di wellness che ruota, infine, intorno a tecnologie il cui utilizzo non è puramente dimostrativo, ma integra e moltiplica l'esperienza sensoriale. È il gruppo Fonoprint, in origine storica casa discografica di Lucio Dalla, a gestire il cartellone degli eventi live indoor, nello stage presso la Sala dell'Acqua e, d'estate, sul palco galleggiante sotto la Torre San Michele. E ad aver realizzato un'architettura per audio, luci e video che non è accessoria, ma parte integrante della vita in Darsena. Come la musica diffusa in tutti gli ambienti, ma personalizzabile in ogni angolo a seconda dei diversi gusti e momenti (farà la felicità di chi, nei locali, spesso trova la colonna sonora troppo alta o semplicemente non adatta all'occasione); come la riproduzione video degli eventi live sui muri e su ogni device; come l'illuminazione che conta circa 120 sagomatori e altrettante luci architetturali a terra, con 16 milioni di gradazioni cromatiche, controllate da una cabina di regia all'ultimo piano che comprende anche una stazione radio, spazi per laboratori multimediali e uno studio di registrazione.

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