Dev Shetty (Fura Gems):«Con le gemme cambiamo l’industria dei gioielli»
Il fondatore e ad della società spiega l’impatto della tecnologia, e quindi della tracciabilità, su tutta la filiera
di Chiara Beghelli
3' di lettura
I cercatori d’oro d’altri tempi lo sapevano bene: per trovare il prezioso metallo bisogna spingersi sempre un po’ più in là. Dev Shetty non cerca oro, ma gemme. Smeraldi, rubini, zaffiri. Dopo molti anni in Gemfields, una delle più grandi compagnie di estrazione di pietre preziose del pianeta, con cui aveva costruito la più grande miniera del mondo per gli smeraldi in Zambia e per i rubini in Mozambico, aveva bisogno di spingersi più in là. «Avevo trasformato un’azienda in perdita in una delle più importanti fornitrici di queste gemme, sentivo che era tempo di nuove sfide», spiega. Ed è così che nel 2017 fonda Fura Gems: in sei anni da start-up del settore cresce fino a diventare uno dei suoi leader, la sola a trattare tutte le tre gemme più importanti del mercato, con 1.600 dipendenti in quattro continenti e che gestisce la più grande miniera al mondo di zaffiri (in Australia) e due delle più grandi pre gli smeraldi (in Colombia) e i rubini , (in Mozambico). Da quest’ultima lo scorso luglio è stata estratta l’Estrela De Fura, gemma dalle dimensioni record di 101 carati (si veda la scheda in pagina).
Ma la sfida più grande di Shetty va ben oltre i numeri: si tratta di riorganizzare l’industria delle gemme, un gigante dal valore di circa 20 miliardi di dollari, in un senso autenticamente sostenibile. «A differenza di quelle dell’oro e dei diamanti, che sono storicamente più organizzate e concentrate, l’industria delle gemme colorate è molto frammentata in tutte le sue fasi, dalla miniera al negozio - spiega -. Le informazioni sull’origine di una gemma possono essere perse facilmente oppure non sono registrate in modo coerente, perché mancano sistemi condivisi e standardizzati. Ma ora, spinta dall’aumento della domanda di gemme da parte del mercato e di sostenibilità delle stesse da parte dei consumatori, soprattutto i più giovani, la nostra industria sta recuperando velocemente, anche grazie alla tecnologia».
Fura Gems è stata fra i fondatori e fra le prime aziende ad adottare il sistema di blockchain Provenance Proof, sviluppato in collaborazione con Gübelin Gem Lab e Everledger, e disegnato proprio per seguire il viaggio delle gemme in tutte le sue fasi: «Abbiamo fatto moltissima ricerca per mettere a punto questo strumento - prosegue Shetty-, ma oggi ci consente di ottenere una registrazione inalterabile dei dati di ogni gemma, dati che formano un certificato digitale unico e che possono essere verificati facilmente da stakeholder e consumatori tramite una speciale piattaforma». La blockchain sarà subito applicata anche agli zaffiri blu che presto Fura inizierà a estrarre dalle miniere rilevate di recente in Madagascar, con cui amplierà ancora la sua offerta di gemme certificate.
Ma accanto a quelli nell’indispensabile tecnologia, Fura Gems destina i suoi investimenti anche all’imprescindibile tutela di persone e ambiente: «Per noi la relazione con le comunità locali è cruciale - prosegue l’ad -. Abbiamo coinvolto circa 20mila persone nei nostri progetti, investiamo in programmi di formazione e istruzione, tramite la nostra Fura Training Academy (una scuola è stata aperta a Napula, nell’area mineraria di Montepuez in Mozambico, ndr) e contribuiamo allo sviluppo di attività anche non direttamente connesse alla miniera, come l’agricoltura e l’allevamento, per creare un’economia locale più diversificata e dunque più resiliente. Vogliamo minimizzare l’impatto ambientale delle nostre attività: in Colombia, per esempio, puntiamo a ridurre a zero le nostre emissioni entro il 2027; in Mozambico ogni anno riportiamo circa la metà della terra scavata al suo stato originale, in Australia siamo già all’80%».
Negli ultimi anni l’industria dei gioielli ha fatto molti progressi in termini di sostenibilità ed eticità, ma è anche vero che la sua estrema frammentazione ha reso questo percorso più lento rispetto a quello di altri settori: «Sì, molto è stato fatto, anche grazie al lavoro di organizzazioni come il Responsible Jewellery Council (Fura è in attesa di ricevere la sua certificazione, ndr), il Cibjo, a regolamenti internazionali come il Kimberley Process e la Extractive Industries Transparency Initiative - c0nclude Shetty -. Ma resta ancora molto lavoro da fare. Noi vogliamo dare il nostro contributo». I pionieri, anche quelli delle gemme, non si fermano.
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