PER IMPARARE DI NUOVO A RESPIRARE

Diamoci un sacco d’aria

Un libro da leggere perché è spensierato come un aquilone ed è solcato da una vena di gioia incontenibile. E poi perché l'ha scritto il creatore di Arsenio Lupin

di Marco Archetti

3' di lettura

La poetessa tedesca Nelly Sachs sosteneva di appartenere a una patria invisibile, e la verità è proprio questa, senza alcun dubbio, perché tutti noi abbiamo una patria invisibile. Ciascuno ha la propria, certo. Ma se c'è una patria invisibile che ci accomuna a prescindere – quarantena magistra vitae – è l'aria. L'abbiamo visto, ce ne siamo resi conto: il vero grande patrimonio cui apparteniamo con gioia inavvertita – o meglio (anzi, peggio), avvertita solo a tratti – è proprio respirare l'aria, l'aria aperta, l'aria che ci appartiene e cui apparteniamo, l'aria che ci entra nelle narici e ci riempie i polmoni, l'aria interposta che di colpo abbiamo dovuto misurare in termini di distanziamento sociale, l'aria frapposta in cui fibrilla tutto il dropping relazionale che ci ha fregato, ma l'aria è sempre l'aria, e ti manca se non ce l'hai.

Non solo: l'aria come spazio della fantasia, l'aria in senso vasto, l'aria come infinita corsia preferenziale della mente, che poi tanto si sa, hai voglia a dire e a citare, da Silvio Pellico ad Antonio Gramsci ad Alekos Panagoulis a Nazim Hikmet, ma dall'una dipende sempre l'altra. Georges Simenon l'ha anche scritto un romanzo – splendido, Le campane di Bicêtre – in cui un uomo bloccato in un letto di ospedale vola avanti e indietro negli spazi d'aria del passato e del presente della propria vita, e rivede tutto, ripensa a tutto, seconda moglie alcolizzata compresa, ma di certo la contenzione non aiuta il volo pindarico, o per lo meno questo vale per temperamenti come i nostri, meno eroici dei citati, e noi, ammettiamolo, al volo pindarico preferiamo sempre il volo vero, perché la nostra mente vola nell'aria quanto più l'aria vola nei nostri polmoni.

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Questo, per lo meno, è il senso che si ricava da Finalmente le ali!, tra gli ultimi titoli cartacei usciti prima della detenzione sanitaria globale e il primo che andrebbe letto a quarantena sciolta. Innanzitutto perché l'ha scritto Maurice Leblanc, padre del ladro più arioso che esista, Arsenio Lupin. E poi perché il libro è spensierato come un aquilone e attraversato da una vena di gioia incontenibile allagata di solarità campestre, e di libertà fisica che ispira la libertà del pensiero.

È la storia di due coppie che partono per una lunga gita in bicicletta tra Bretagna e Normandia, e man mano che Parigi sbiadisce alle loro spalle, le loro vite vengono vivificate dal mare d'aria in cui risorgono pedalando, al punto che ciascuno scoprirà la verità su se stesso, una verità amorosa e sessuale così libera e – appunto – ariosa, che il romanzo ne diventa la celebrazione estatica, il canto d'amore. «Era una vita ineguagliabile, di allegria e di entusiasmo, nella quale il loro amore sbocciava come un fiore: una vita libera, senza restrizioni, come se i sensi si fossero liberati. Che sensazione meravigliosa! Volare come uccelli, nell'aria cedevole. Vedere, come dèi, l'avvicendarsi dei paesaggi. Scendere per pianure e valli, pedalare di città in città, seguire i fiumi e attraversare le foreste grazie all'onnipotenza dei muscoli e al funzionamento dei polmoni».

Aria, respiro. La patria immateriale che ci fa liberi, che ce ne offre i presupposti. Pioggia, sole, vento: il romanzo snoda la lieta conquista di due uomini e due donne che bevono la vita fino all'ultimo sorso, che si slacciano di dosso le armature della contenzione morale quanto più si addentrano di villaggio in villaggio ed esplorano il mondo. «Abbiamo le ali, Madeleine!», dice Pascal, uno dei due maschi del romanzo, quello che più assaporerà la trasformazione in felice respirante sessuato che ama la vita come bene inestimabile, in perpetue nozze con la natura che gli si abbandona. I campi, il profumo di erba bagnata, i tramonti, i chiari di luna. «Non si inspira tutto questo in una sola boccata d'aria?». Alla fine i personaggi del romanzo torneranno a loro stessi profondamente cambiati. «È come se la vita fosse ridiventata fresca, facile, armoniosa». Come imparare – di nuovo e davvero – a respirare.

Maurice Leblanc
Finalmente le ali!
Elliot 2020,
88 pagine
13,50 euro
traduzione di Elisabetta Garieri

Riproduzione riservata ©

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