Dichiarazione Iva, dati del Fisco disallineati per chi non ha integrato le bozze dei registri
Solo l’intervento preventivo sulle informazioni consentirà una fotografia più precisa
di Alessandro Mastromatteo e Benedetto Santacroce
2' di lettura
Con l’imminente scadenza del 2 maggio per presentare la dichiarazione Iva 2022, termina anche il primo periodo sperimentale della dichiarazione precompilata per i contribuenti trimestrali. Il meccanismo, con alcuni correttivi, potrà certo migliorare e semplificare le attività dei contribuenti. Attraverso gli strumenti tecnologici, gli adempimenti comunicativi e dichiarativi sono infatti destinati all’automazione, favorendo i controlli incrociati grazie a una sempre più diretta interconnessione e integrazione tra sistemi gestionali di contribuenti e fisco e l’estensione ai contribuenti Iva mensili.
Registri da correggere
Conoscere quali sono le informazioni che alimentano i campi della precompilata e le sue modalità di redazione da parte delle Entrate, insieme alla possibilità di intervenire in maniera preventiva sul dato utilizzato, prima che venga automaticamente inserito in dichiarazione, permetterebbe ai contribuenti già oggi di ottenere dal Fisco una dichiarazione quanto più rappresentativa e puntuale della propria situazione Iva. Al momento, invece, la precompilata, non rispecchia necessariamente la realtà contabile, creditoria o debitoria ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, del singolo contribuente: e non potrebbe che essere così, qualora non si sia intervenuti nel corso dell’anno a integrare e/o modificare i dati riprodotti dal Fisco all’interno delle bozze dei registri Iva acquisti e vendite precompilati, ad esempio indicando le percentuali di detrazione spettanti o la presenza di un pro rata.
Il quadro normativo di riferimento – costituito dall’articolo 4 del Dlgs 127/2015 e dai provvedimenti direttoriali dell’8 luglio 2021 e del 12 gennaio 2023 – prevede infatti la messa a disposizione, a partire dalle operazioni effettuate dal 1° luglio 2021, delle bozze dei registri Iva e delle liquidazioni periodiche dell’Iva sulla base dei dati acquisiti con le fatture elettroniche, con l’esterometro e con i corrispettivi telematici.
Tra mancanze e disallineamenti
Per le operazioni dal 1° gennaio 2022, è stata prodotta dalle Entrate anche la dichiarazione annuale Iva precompilata per tutti i contribuenti trimestrali, a prescindere dall’avvenuta convalida o integrazione delle bozze dei registri. Proprio la mancata integrazione dei dati riprodotti nei registri, secondo le indicazioni contenute nell’allegato A del provvedimento dell’8 luglio 2021, ha generato i maggiori disallineamenti tra i valori contabilizzati dai contribuenti e quelli risultanti alle Entrate: ad esempio, per le vendite un’informazione mancante è quella della esigibilità dell’imposta, non presente né ritraibile nelle fonti utilizzate dal Fisco, il quale pertanto fa riferimento alla data dell’operazione.
Quanto agli acquisti, inoltre, si sarebbe dovuta indicare la percentuale di detrazione spettante, la quale, mancando un’indicazione specifica nelle fonti del Fisco, viene proposta nelle bozze sempre in misura pari al 100 per cento. Analogamente a quanto accade per la data di esigibilità dell’Iva, per cui si fa riferimento alla data dell’operazione, così come per la categoria del bene o servizio distinguendo tra beni ammortizzabili, beni strumentali non ammortizzabili e beni destinati alla rivendita o altro.
La revisione delle norme procedurali amministrative sanzionatorie e penali per la dichiarazione Iva darebbe infine un ulteriore slancio alla diffusione della precompilata.
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