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Dichiarazioni, record in Uk: è anche merito degli italiani

Dei 700mila espatriati molti si sono visti recapitare avvisi bonari

di Simone Filippetti

(chrisdorney - stock.adobe.com)

3' di lettura

La sera del 31 gennaio, il sito internet HMRC, sigla che sta per His Majesty Revenues & Customs, ossia il fisco di Sua maestà del Regno unito, ha avuto un boom di accessi. Migliaia di inglesi e stranieri erano collegati all’equivalente britannico dell’Agenzia delle Entrate. Era l’ultimo giorno, per gli autonomi (e una piccola parte di dipendenti) per presentare il Tax Return, la dichiarazione dei redditi per il 2021-22.

La Zona Cesarini dei «Tax Return»

Negli uffici del fisco hanno brindato: è stato un anno record per le dichiarazioni dei redditi. Quella sera entro la mezzanotte, sono stati inviati 11,7 milioni di Tax return, il dato più alto di sempre. Molti lo hanno fatto in zona Cesarini: 36mila i “modelli Unico” spediti via internet all’ultim’ora. Un dato sulla sostenibilità: la carta è di fatto scomparsa con solo 385mila moduli inviati in formato tradizionale.

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Nonostante il record, però, nemmeno il Regno unito è esente dall’evasione fiscale: l’agenzia HMRC stimava oltre 12 milioni di dichiarazioni. Ne erano attese 600mila in più di quelle arrivate, ma comunque il 97% delle persone con redditi ha presentato una dichiarazione: un’evasione al 3% è il minimo fisiologico in ogni società. E una percentuale che l’Italia nemmeno è capace di sognare. Ma proprio l’Italia ha contribuito al record delle tasse inglesi.

Il contributo degli Italiani

Di quei 11,7 milioni di contribuenti il merito va anche all’Italia: dei 700mila expat che vivono nel Regno Unito, l’anno scorso molti si sono visti recapitare delle lettere. Erano degli avvisi bonari che invitavano a regolarizzarsi per gli affitti di case in Italia. «Grazie alla normativa Crs (Common Reporting Standard), la condivisione di informazioni fiscali tra paesi - spiega Paolo Minà partner di Statura, studio di fiscalisti italiani a Londra – HMRC aveva individuato tanti concittadini» che pur pagando le tasse in Italia, non avevano mai dichiarato quei redditi nel Regno unito. Dunque hanno dovuto presentare un Tax return. Questa emersione di non dichiarato ha fatto salire il numero di contribuenti.

Non è la sola spiegazione: un’altra è che dopo il Covid molte persone si sono licenziate. È il fenomeno della Great Resignation, dimissioni da posto di lavoro dipendente. Persone che però non hanno smesso di lavorare ma sono messe in proprio, passando tra gli autonomi e le partite Iva, e dunque altre dichiarazioni dei redditi.

Le “Letterine” del fisco inglese

Oltre all’effetto indiretto del Covid, a quello degli italiani, c’è però un fenomeno fiscale più strutturale: le Nudge Letter (lettere spintarella). Il fisco britannico è da tempo digitalizzato e usa dei programmi che fanno data mining, ossia scavano tra i dati e li incrociano. Quando riscontrano anomalie partono in automatico lettere bonarie.

Il sistema funziona e procede, peraltro, in modo sistematico: nel 2021 erano finiti sotto la lente gli italiani, quest’anno sono i venditori su eBay. Il cervellone del fisco guarda le transazioni e se qualcuno ne fa troppe forse non è più un privato, ma un commerciante di fatto e allora deve presentare una dichiarazione. Ed ecco che parte la letterina. «Al costo di un francobollo – chiosa Minà – il fisco recupera milioni di gettito fiscale».

Infatti, il record di dichiarazioni dei redditi si è poi tramutato in una maggiore incasso: a febbraio il Regno unito ha registrato un extra gettito di 5 miliardi di sterline.

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