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«Digital enabler traino della crescita, rivedere il piano Transizione 4.0»

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, fa il punto su pagamenti digitali, intelligenza artificale e aspettative sul 5G

di Simona Rossitto

Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform

5' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Una crescita del mercato del digitale nel 2023 del 3%, con i digital enabler che saranno motori della crescita, come ad esempio l'Intelligenza artificiale per cui si aspetta un balzo, al 2025, del 21,7 per cento. In questo contesto, secondo Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, occorre che le nostre aziende facciano di più, agganciando ad esempio il volano rappresentato dal settore dei pagamenti digitali o investendo nell'Intelligenza artificiale. L'Ia, spiega Gay a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit'Ed, gruppo attivo nella formazione e nel digital learning, «nonostante le sue potenzialità, rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni». Di fronte alle opportunità da cogliere, Anitec-Assinform torna su una richiesta al governo: «rivedere dopo sei anni il piano Transizione 4.0 perché parli con semplicità alle Pmi, investa sulle competenze e sulla formazione delle persone, integri sostenibilità e digitalizzazione e, infine, superi quella segmentazione tra mondo fisico e mondo digitale che oggi non ha più ragione di esistere».

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Il mercato del digitale si è mostrato nel 2022 dinamico, se si fa eccezione per i servizi di rete (-3,9%). Che trend vi aspettate per il 2023?

Nel 2023 stimiamo una crescita del 3% per arrivare a un valore del mercato di 79.138 milioni di euro. I digital enabler continueranno a essere un elemento di traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano, grazie alle tante iniziative di trasformazione digitale che continueranno a nascere nelle aziende. Queste nuove tecnologie sono già motore della vita quotidiana. Lo è l'intelligenza artificiale, lo è il cloud. I numeri ci confermano una crescita positiva per questi comparti: il tasso di crescita medio annuo nel periodo 2022-2025 della blockchain sarà del 26,5%, del cloud computing il 24,5% e infine dell'intelligenza artificiale del 21,7 per cento. Su queste tecnologie, peraltro, si gioca la competizione globale. A cloud, l'intelligenza artificiale e blockchain, vanno poi aggiunte poi le prospettive di un'altra tecnologia chiave, l'Internet of Things, che crescerà dell'8,8 per cento. Sappiamo bene come questo enabler sia alla base dell'innovazione tecnologica di processi operativi e di produzione e dei filoni di sviluppo del Pnrr.

Tra i servizi digitali c'è il sistema dei pagamenti per i quali si aspetta in crescita a doppia cifra. Le Pmi sono pronte ad agganciare il volano di questa rivoluzione?

L'e-payment per il commercio online e il mobile payment stanno crescendo in modo esponenziale e rappresentano una grande opportunità per le Pmi per aumentare la propria visibilità e raggiungere nuovi clienti, anche se questo processo richiederà un notevole impegno. Le Pmi che vogliono adeguarsi alle nuove tendenze del mercato dovranno necessariamente agganciare il volano della rivoluzione digitale dei pagamenti. Per adottare queste tecnologie, dovranno investire in soluzioni digitali avanzate, implementare infrastrutture di sicurezza adeguate e formare i propri dipendenti. Inoltre, dovranno anche affrontare questioni normative e fiscali per garantire la conformità alle leggi in vigore. In sintesi, le Pmi che si adattano rapidamente a queste tendenze possono beneficiare di maggiori opportunità di crescita e di un vantaggio competitivo, facendo scelte strategiche informate per garantire il successo nella nuova era dei pagamenti digitali.

Un altro grande trend di crescita è quello dell'intelligenza artificiale, mercato che dovrebbe raggiungere i 700 milioni nel 2025. Le nostre imprese, piccole e grandi sono pronte a investire?

L'intelligenza artificiale è certamente un settore in forte crescita in tutto il mondo e nonostante le prospettive positive, in Italia il mercato dell'Ia resta meno sviluppato rispetto agli altri Paesi più industrializzati. Nonostante le sue potenzialità, l'Ia rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati Istat del 2021, solo il 6,2% delle imprese ha dichiarato di utilizzare sistemi di Intelligenza artificiale, contro una media dell'8% nell'Unione europea. Per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell'Ia.Insieme ai digital enabler, come ad esempio cybersecurity, big data e cloud, sarà un elemento di traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano e molte piccole e medie imprese stanno iniziando ad adottare l'Ia per migliorare i propri processi e prodotti e per rimanere competitive sul mercato. Una progressione importante, senza dubbio, ma ancora non sufficiente a portarci ai livelli dei nostri partner europei. L'Ia è indispensabile per la produttività, per la crescita, per la competitività. La nostra associazione sta promuovendo diverse iniziative proprio per far conoscere l'Ia e le sue applicazioni in ambito business. Ad esempio, a partire da febbraio, abbiamo organizzato una serie di roadshow in collaborazione con la piccola Industria di Confindustria e la rete dei Digital Innovation Hub, che copriranno tutte le regioni italiane. Questi eventi sono mirati a sensibilizzare le imprese sulle nuove tecnologie disponibili e a fornire loro gli strumenti necessari per avviare la trasformazione digitale del nostro tessuto produttivo. Tutto ciò sarà utile anche per dare forza alla nostra richiesta al Governo di rivedere dopo 6 anni il Piano Transizione 4.0 perché parli con semplicità alle Pmi, investa sulle competenze e sulla formazione delle persone, integri sostenibilità e digitalizzazione e infine, superi quella segmentazione tra mondo fisico e mondo digitale che oggi non ha più ragione di esistere.

Negli anni scorsi si è creata molta attesa sui servizi legati al 5G che però non abbiamo ancora visto nella loro piena operatività mentre altri Paesi puntano già sul 6G. L'Italia ha perso il treno?

Va detto innanzi tutto che esiste un ritardo fisiologico nella disponibilità di una nuova tecnologia e lo sviluppo e la diffusione di servizi. Nel caso specifico del 5G ci sono alcuni fattori specifici che rendono questo passaggio non immediato.Va ricordato in primis che le frequenze di utilizzo più rilevanti per il 5G, in Italia, sono state rese disponibili agli operatori solo da luglio 2022 con un ritardo non trascurabile rispetto agli altri Paesi. Sebbene l'Italia possa vantare una copertura su base popolazione molto più elevata rispetto alla media europea, va tenuto conto, inoltre, che per raggiungere un livello di infrastrutturazione che fornisca la piena copertura del territorio serviranno ancora alcuni anni. Questo ha un certo peso se pensiamo che alcuni casi d'uso ritenuti trainanti per il 5G prevedono coperture su aree estese collocate fuori dai contesti urbani e scarsamente popolate. Il 5G è particolarmente adatto ad applicazioni basate su reti private: in proposito molti Paesi, diversamente dall'Italia, hanno già puntato in questa direzione anche implementando contesti regolatori favorevoli. Rispetto alle precedenti evoluzioni delle tecnologie radio mobili, il 5G apre la strada ad architetture di rete e a scenari applicativi del tutto nuovi, e ciò comporta necessariamente una curva di sviluppo più lunga. Su questo incide anche il fatto che il rilascio degli standard tecnologici di riferimento segue un percorso graduale che – soprattutto per le applicazioni più evolute – è ancora in evoluzione. Ancora più importante è il fatto che lato domanda non si è ancora sviluppata una sufficiente consapevolezza sulle potenzialità di questa tecnologia; nel campo industriale al quale il 5G si rivolge, c'è una visione ancora poco chiara sui benefici ottenibili e sul possibile percorso di sviluppo. Questo non contribuisce ad aumentare la propensione agli investimenti, soprattutto in questo momento storico. In sintesi, l'Italia non ha perso il treno del 5G e sta facendo progressi significativi nel processo di adozione di questa tecnologia. Il 5G è un tassello fondamentale nel processo di trasformazione digitale e ci saranno ancora molti sviluppi interessanti nei prossimi anni e l'Italia ha tutte le carte in regola per diventare un leader nella diffusione del 5G. Dobbiamo lavorare per rimuovere gli ostacoli e per sfruttare al meglio le opportunità offerte da questa tecnologia innovativa.

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