Il report

Digital transformation, due imprese su tre hanno aumentato gli investimenti

Italia solo 19esima in Europa, ma davanti a Francia e Regno Unito

di G.Rus.

(AdobeStock)

3' di lettura

L'assunto, certificato da diversi studi, è conclamato: la pandemia ha aumentato in modo accelerato l'adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese per adattare organizzazione (con lo smart working), modelli di business e infrastrutture esistenti al nuovo contesto economico globale. Non sorprende, quindi, che gli investimenti in tecnologie abbiano mostrato su scala globale tassi di crescita particolarmente sostenuti.

Uno studio della società di analisi Markets and Markets, per esempio, ci dice che la spesa per la digitalizzazione in ambito aziendale passerà da 521 a 1.250 miliardi di dollari entro il 2026, con un incremento composito annuo del 19% e una crescita complessiva che (in tutto il periodo) sfiora il 140%.

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Un recente report di McKinsey (“The new digital edge: Rethinking strategy for the postpandemic era”) ha rilevato invece come il 65% delle aziende abbia aumentato i fondi dedicati alla digitalizzazione (recuperando il budget necessario attraverso tagli alle risorse in altri comparti) e solo il 7% li abbia diminuiti. Poco meno di due aziende su tre, recita lo stesso studio, è consapevole del fatto che entro la fine del 2023 dovrà pensare a un nuovo modello di business digitale per rimanere economicamente profittevole e solo l'11% non cambierà invece il proprio modo di operare sul mercato.

La situazione in Europa

Nel Vecchio Continente il livello di adozione delle tecnologie digitali in ambito business è in ritardo rispetto agli Stati Uniti: la sintesi arriva da uno studio della European Investment Bank diffuso poche settimane fa, secondo il quale la media europea si attesta al 65% al cospetto del 71% che possono esibire le imprese statunitensi. Interessanti, rimanendo da questa parte dell'oceano, alcune peculiarità: se certo non sorprende che la rivoluzione digitale sia guidata dai Paesi nordici (Danimarca, Olanda e Finlandia, in testa alla classifica con una penetrazione del digitale nelle aziende superiore all'80%) è oggettivamente curioso constatare che le nazioni tradizionalmente più importanti a livello economico fatichino più del previsto. E il discorso vale per Germania, Francia, Regno Unito e anche Italia.

Italia con la “zavorra” delle Pmi e il jolly dei fondi del PNRR

La Penisola si attesta infatti solo al 19esimo posto del ranking esteso a 28 nazioni europee con un tasso di digitalizzazione delle aziende pari al 62,6%, una percentuale al di sotto della media europea ma di poco migliore rispetto a quella di Francia (62,5%) e Regno Unito (61,3%).

La Germania non va oltre la 15esima posizione, mentre Portogallo e Spagna sono rispettivamente in ottava e nona posizione. Due i fattori, secondo gli esperti della European Investment Bank, che penalizzano fortemente l'Italia: l'infrastruttura tecnologica, che rimane un problema per il 63% delle imprese, e il tasso di digitalizzazione delle Pmi, che resta al di sotto della media europea di ben 15 punti percentuali.

Per colmare il gap, la soluzione dovrebbero essere in primis i quasi 50 miliardi di euro da investire per l'innovazione digitale del sistema delle imprese in arrivo dal PNRR e dal Fondo Complementare. E poi c'è un salto in avanti da fare in termini culturali. “Dobbiamo entrare nell'ottica che la trasformazione digitale non si fermerà al termine della pandemia – osserva in proposito

Anna Maria Mazzini, Chief Growth Officer di Sodexo Benefits & Rewards Services Italia - perché si tratta di un percorso in continua evoluzione che andrà a modificare in modo strutturale i modelli organizzativi e di business esistenti e futuri, e le tecnologie dovranno essere la base per progettare piattaforme e applicazioni multiservizio aventi come priorità l'ottimizzazione della user experience da device mobile”.


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