Digitale e frontale convivranno nell’aula ibrida del futuro
Dopo due anni di lockdown, la scuola sta ritornando alla presenza come modalità prevalente e nelle aziende, seppur più lentamente, sta riprendendo l’esperienza della formazione in aula
di Franco Amicucci
3' di lettura
Dopo due anni di lockdown, la scuola sta ritornando alla presenza come modalità prevalente e nelle aziende, seppur più lentamente, sta riprendendo l’esperienza della formazione in aula. Ma l’aula, nell’epoca del post covid, ritornerà ad essere quella di prima, con slide, videoproiettori, lezione frontale? No, la lezione del futuro sarà profondamente diversa, soprattutto nelle aziende e nelle università.
Sarà più breve, meno frontale, con esperienze digitali e soprattutto integrata con attività pre e post aula, prevalentemente digitali. Possiamo ormai parlare di hybrid classroom come il modello prevalente dei prossimi anni. L’aula si riposiziona così nello spazio privilegiato dell’interazione tra docenti e allievi, evolve verso format interattivi dove si affrontano insieme i problemi, si sviluppano progetti, si allenano le abilità. L’esperienza diventa più calda e coinvolgente e quindi più efficace didatticamente. Le stesse attività dell’aula possono poi avvalersi di strumentazioni digitali, per connettersi con altre aule, accedere a biblioteche virtuali, far interagire le strumentazioni individuali dei partecipanti, come tablet e smartphone, fare test, creare lavagne virtuali. Queste nuove aule permettono di memorizzare digitalmente e capitalizzare i vissuti, le migliori lezioni, le attività più significative e al tempo stesso si aprono agli allievi che in quel momento non possono partecipare in presenza, perché in smart working, in malattia o in trasferta. Nelle organizzazioni più evolute sono presenti attività immersive in ambienti di simulazione con avatar, realtà aumentata e realtà virtuale, le cosiddette nuove aule del metaverso.
L’aula si trasforma, di volta in volta, in palestra formativa per allenare le persone sulle competenze critiche, in convention formative, in laboratorio teatrale o in laboratorio progettuale, si integra con l’e-learning, l’auto-apprendimento, il coaching.
Le nuove aule sono normalmente integrate da una fase pre-aula ed una post-aula, gestite in modalità online ed offline. La fase di pre-aula risponde ad alcune finalità specifiche, che sono quelle di attivare il discente favorendo l’engagement sull’esperienza formativa, di far emergere le conoscenze tacite ed implicite del learner, di accendere il desiderio di apprendere e di fornire un set di conoscenze e competenze base, che verranno approfondite e sviluppate nella fase di aula. Nelle scuole e nella aziende, questa attività dà origine ad un format definito “flipped classroom”, in senso letterale classe rovesciata, dove l’allievo studia in modalità e-learning prima di andare in aula le parti più teoriche della materia da apprendere, che può andare dallo studio di semplici video del docente a corsi e-learning più strutturati con simulatori, esercizi e prove da superare, per poi ritrovarsi in aula per lavorare nella modalità “problem based learning” dove si affrontano casi concreti, si sviluppano project work, ci si confronta su quanto studiato e in alcuni casi si attivano sfide e giochi didattici. La fase del post–aula viene progettata per facilitare l’applicazione delle conoscenze e delle competenze acquisite dai learner ed usare quanto appreso nel lavoro, con pillole formative fruite da APP che richiedono pochi minuti al giorno di studio, utili a mantenere vivo l’apprendimento e rinforzarlo continuamente. Questa evoluzione, ormai sempre più diffusa, richiede necessariamente una nuova cultura dell’apprendimento e soprattutto un importante processo di aggiornamento, re- ed up-skilling sia dei progettisti e docenti della formazione, che dei learner.
L’hybrid classroom richiede una nuova e più complessa progettazione, il disegno di nuove architetture di apprendimento, l’allestimento di ambienti formativi digitalizzati, una nuova postura del docente, che da erogatore le lezioni passa a regista di processi di apprendimento, esalta la sua funzione maieutica, evolve verso una nuova forma di educatore che possiamo definire learning coach, perché stimola sempre più l’autoapprendimento dei suoi allievi. Milioni di lavoratori dovranno aggiornarsi nei prossimi anni per tenere il passo delle continue innovazioni ed il mondo della formazione, per essere protagonista ed attore positivo di questi processi, dovrà mettere anche se stesso al centro dei processi di re-skilling.
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