Discografia: il mercato mondiale cresce del 9%, l’Italia ancora di più (11%)
Ifpi Global Music Report: 2022 ottavo anno consecutivo d’incremento. Giro d’affari globale a 26,2 mld $. Lo Stivale esce dalla Top 10 per colpa del cambio
di Francesco Prisco
I punti chiave
4' di lettura
Mentre qui ancora ci si interroga sugli effetti della rimozione del repertorio di Siae dai social di Meta, una certezza scalda i cuori di chi lavora nel mondo della musica: il 2022 è stato l’ottavo anno consecutivo di crescita per la discografia a livello globale (+9%) e ancora di più a livello nazionale (+11%). Lo rivela l’ultima edizione del Global Music Report, appena diffusa da Ifpi, federazione mondiale delle industrie discografiche. Il rapporto fotografa bene lo stato di salute di un settore che, grazie al passaggio allo streaming premium, ha saputo interpretare con lungimiranza la transizione digitale. Valorizzandola.
Business globale a 26,2 miliardi
I ricavi totali sono stati pari a 26,2 miliardi di dollari, grazie in particolare alla crescita dello streaming a pagamento. A livello globale è Taylor Swift l’artista che ha venduto di più secondo Ifpi, mentre in Italia l’anno è stato dominato da Lazza che ha ottenuto ben 20 certificazioni (due per album e 18 per singoli). L’artista donna con maggiori certificazioni qui da noi è stata Madame (9 certificazioni), mentre tra le band spiccano i Pinguini Tattici Nucleari (8 certificazioni). I ricavi in Europa, il secondo mercato continentale più grande del mondo dopo gli Usa, sono cresciuti del 7,5% mentre realizza un’ottima performance in positivo e sopra la media l’Italia con +11,1% e oltre 370 milioni di euro di fatturato. In tendenza con gli ultimi anni, si tratta di ricavi guidati principalmente dallo streaming, cresciuto del 17,7 per cento.
Italia da decimo a 11esimo mercato mondiale
Il segmento ora rappresenta il 66,7% dei ricavi totali dell’industria discografica, guidati da un aumento del 13,7% degli abbonamenti ai servizi streaming rispetto all’anno precedente. L’Italia, in ogni caso, scende di una posizione nella classifica dei principali dieci mercati musicali al mondo per fatturato: a spingerla fuori dalla top ten è stato il Brasile, nono per questioni... di cambio. Il crollo dell’euro rispetto al dollaro non ha infatti portato bene al nostro Paese in termini di ranking mondiale. Si segnala, quindi, l’implacabile avanzata della Cina che scavalca la Francia e si piazza al quinto posto.
Bene anche i ricavi da pubblicità (e social)
Il numero di ascolti premium in Italia è ormai costantemente maggiore di quello che avviene sul fronte free, mentre cresce del 36,2% anche il segmento sostenuto dalla pubblicità, all’interno del quale cadono i ricavi da social media come instagram, Facebook (Meta, l’anno scorso, ha versato alle discografiche italiane poco meno di 20 milioni) eTikTok. Il comparto fisico segna un generale -2,2% ma i vinili resistono, guidando una rimonta dell’11,7%: nonostante il calo del fisico sia una deriva naturale della digitalizzazione sempre più spinta del mercato italiano, grazie ai pregevoli risultati del repertorio locale che ha dominato le classifiche degli album e dei singoli nel 2022, il nostro mercato fisico resta uno dei più forti a livello internazionale, posizionandosi all’ottavo posto.
«Il mercato italiano - commenta Enzo Mazza, ceo di Fimi, l’associazione confindustriale delle major - ha mostrato anche quest’anno un trend molto positivo in un contesto globale abbastanza complesso. Ora siamo di fronte a nuove sfide. Alcune piattaforme che si sono affermate sul mercato, come TikTok, remunerano molto poco gli aventi diritto e questo rischia di rallentare la crescita di un settore essenziale per il segmento dei contenuti digitali».
Export italiano a +15%
Positivo anche il bilancio delle sincronizzazioni - ossia l’uso della musica nelle produzioni audiovisive come pubblicità, film e serie Tv - che si attesta a +26,5% con oltre 13 milioni di fatturato. In merito all’export, è stato un anno con ricavi in crescita per l’industria discografica italiana, che nel 2021 segna un +15% di entrate da royalty (mercato fisico, digitale, sincronizzazioni e diritti connessi), avendo generato quasi 22 milioni di euro nel 2022: è un incremento guidato in particolare dai ricavi digitali, in crescita del 12% rispetto all’anno scorso. E qui bisogna sicuramente tener presente il fenomeno Maneskin.
La vocazione «local» del mercato italiano
Anche nel 2022 si confermano gli effetti delle attività di investimento da parte delle case discografiche sul repertorio locale in un contesto in cui i consumatori italiani, secondo la ricerca Ifpi Engaging with Music, hanno speso oltre 20 ore settimanali nell’ascolto della musica nel 2022: il 70% ascolta attraverso il formato audio streaming free e in abbonamento, mentre oltre la metà dei giovani compresi tra i 16 e 24 anni utilizza i servizi di audio streaminga pagamento. L’esito si riscontra nel grande successo del repertorio italiano: mentre per il terzo anno di seguito la top ten album è stata integralmente dominata dal repertorio locale, in termini di certificazioni il 2022 ha chiuso con un totale di 267 album, due compilation e 325 singoli certificati, per un numero complessivo di 594 titoli.
Più album sopra la soglia dei 10 milioni di streaming
In merito ai volumi streaming (free + premium) nel 2022 ben 558 album (+79 rispetto all’anno precedente) hanno superato la fatidica soglia di 10 milioni di streaming: appartengono a 336 artisti in totale (+34 rispetto al 2021). Si tratta di uno scarto sorprendente rispetto ai risultati del decennio precedente: nel 2012 solo 137 album (corrispondenti a 92 artisti) avevano infatti superato l’equivalente soglia delle 10mila copie vendute (fisico + download). Da segnalare, infine, anche il positivo effetto del Bonus Cultura che nel 2022 ha generato oltre 19 milioni di euro per la musica registrata. Un capitolo che l’attuale governo, al contrario dei precedenti, ha subordinato al calcolo dell’Isee.
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