Disegni e dati dei clienti, anche per la moda scatta l’allarme cyber
La seconda edizione dell’evento e-P Summit Pitti Immagine, previsto a Firenze nell’aprile 2023, discuterà anche di come tutelarsi nel metaverso
di Giulia Crivelli
I punti chiave
3' di lettura
Is fashion ready to take cybersecurity seriously? A chiedersi se la moda fosse pronta a prendere sul serio la cybersicurezza fu, tra i primi, Ben Hanson, esperto di moda e tecnologia, in un articolo pubblicato dal magazine online Interline, tra i più seguiti dagli operatori dell’industria della moda. Era il febbraio 2020 e la pandemia non aveva ancora iniziato a sconvolgere la vita di persone, aziende e Paesi. A distanza di due anni e otto mesi la domanda resta attuale. Anzi, lo è ancora di più, perché il Covid ha accelerato la digitalizzazione anche nella moda, spingendo ad esempio la crescita di showroom digitali e sistemi di co-creazione a distanza.
Il successo della prima edizione
Molti degli incontri che avvenivano in presenza, dalle sfilate alle visite di buyer, appunto, agli showroom fisici, si sono spostati sul web. Una smaterializzazione che ha riguardato, come in ogni settore, anche le modalità di lavoro e le riunioni aziendali, aprendo come mai prima era successo nelle aziende della moda, numerose finestre (e ingressi indesiderati) nel cyberspazio. Ma la strada da fare resta molta, per tornare alla domanda di Ben Hanson. Un contributo importante lo ha dato la prima edizione dell’e-P Summit , evento organizzato da Pitti Immagine nel maggio scorso a Firenze e del quale è già stata annunciata la seconda edizione, prevista per il 18 e 19 aprile 2023 alla Stazione Leopolda. In maggio la cybersicurezza è stata “solo” uno dei temi, ma sicuramente tra i più seguiti, come spiega Rinaldo Rinaldi, direttore scientifico dell’evento di Firenze, il cui nome completo è e-P Summit. Shaping the digital future of fashion. Rinaldi è docente del dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Firenze, che da molti anni lavora sul rapporto tra i grandi brand della moda e del lusso e le Ict (Information and communication technologies) per la transizione digitale dell’intera filiera. «Le aziende del settore puntano soprattutto a proteggere la proprietà intellettuale e i dati sui clienti, che sono preziosi per i marchi, ma sono soggetti anche alle leggi sulla privacy: le maggiori connessioni mettono a rischio, ad esempio, le immagini delle collezioni, sulle quali la moda lavora con mesi di anticipo rispetto a produzione e commercializzazione – spiega Rinaldi –. In aprile parleremo però anche della cybersicurezza alla luce dell’evoluzione Web3, che apre nuove frontiere per la tutela dei marchi tra metaverso, Nft e Blockchain».
Diversi tipi di minacce e attacchi
Le aziende della moda, come qualsiasi altra azienda e di qualunque dimensione, possono ovviamente essere prese di mira da hacker che bloccano i sistemi digitali e chiedono un riscatto per sbloccarli (lo strumento usato è il cosiddetto ransomware), ma non è forse l’aspetto più critico. All’e-P Summit di quest’anno ha preso parte la S3K, società toscana il cui claim è “Security for the next millennium”. «La nostra partecipazione all’evento è stata un’occasione importante per raccontare l’offerta multidisciplinare di S3K e portare l’attenzione del pubblico presente sul tema sempre più centrale nel mondo digitale, quello appunto della cybersecurity – spiega Chiara Montanaro, marketing manager della società –. In S3K ci occupiamo quotidianamente di prevenire gli attacchi, ma anche della loro gestione. Sappiamo che l’aumento della superficie di attacco derivato dai nuovi strumenti digitali aumenta il rischio cyber, per cui promuoviamo nelle aziende un approccio di “security by design”, perché le esigenze sono diverse e non dipendono solo dalle dimensioni aziendali».
Necessità di maggiore trasparenza
Un problema comune a tutte le aziende (e forse pure alle persone) che sono vittime di cybercrimini è la resistenza a denunciarli, per non apparire vulnerabili, magari anche agli occhi della concorrenza. «Sarebbe importante invece che se ne parlasse senza pudore, diciamo così – aggiunge Rinaldi –. Quest’anno, nella parte dell’e-Pitti Summit dedicata alla cybersicurezza non siamo riusciti ad avere dei casi aziendali proprio per questa resistenza a raccontarli, ma speriamo che nel 2023 qualcuno si senta di fare questo passo, anche perché può essere di aiuto all’intera filiera. Ed è nello spirito di tutte le manifestazioni di Pitti Immagine di rivolgersi all’intera filiera del tessile-moda-accessorio, dal monte al valle». Lodevole eccezione alla segretezza è Zegna, che nell’agosto di quest’anno ha confermato di aver subito un attacco ransomware nel 2021, precisando di non aver interagito con gli autori della violazione e di non aver pagato il riscatto, decidendo di procedere con il ripristino totale dei backup di sistema.
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