Disney, progressi nella performance e nuova fase di «costruzione del business»
La cura Iger si fa sentire. La rivale Warner Bros Discovery invece delude: il titolo perde il 19% e il ceo Zaslav denuncia «traumi generazionali» nei media
di Marco Valsania
4' di lettura
Disney solleva il sipario su progressi nella performance: ha battuto le previsioni di bilancio nell’ultimo trimestre, ha accelerato il taglio dei costi, alzando l’obiettivo di due miliardi di dollari, e ha ridotto le perdite nello streaming. La nuova gestione di Bob Iger si fregia di aver rimesso in carreggiata il colosso americano per eccellenza di media e intrattenimento. E Iger stesso annuncia che l’azienda è passata nuovamente a una «fase di costruzione del business» da quella dei correttivi.
Tornerà il dividendo
L’azienda, data la schiarita, intende anche chiedere al board di re-istituire il pagamento di dividendi entro la fine dell’anno. Nel dopo mercato il titolo ha guadagnato il 3,3 per cento. Disney per il suo quarto trimestre fiscale dell’anno ha riportato utili per azione pari a 82 centesimi, più dei 70 attesi. Le revenue sono state di 21,2 miliardi, in linea con i pronostici. La divisione Enterteinment, con reti tv, Studios e streaming, ha riportato utili operativi per 236 milioni contro perdite per 608 milioni un anno fa.
Crescono gli abbonati allo streaming
La piattaforma streaming Disney+, in particolare, ha aumentato di 7 milioni il numero degli abbonamenti. Assieme al servizio Disney+ Hotstar su scala globale gli abbonati sono lievitati a 150,2 milioni, oltre le attese. Il passivo specifico nello streaming è sceso a 387 milioni da 1,47 miliardi l’anno scorso, grazie a aumenti di prezzi e miglioramenti nella pubblicità, e dovrebbe diventare redditizio entro il prossimo settembre. Le rete tv tradizionale Abc ha sofferto cali pubblicitari. E i servizi sportivi attorno ai marchi Espn e Star hanno portato in dote 981 milioni di profitti operativi in aumento del 14 per cento.
Il traino dei parchi tematici
Il segmento Experiences, che comprende parchi e crociere e prodotti al consumo, ha conosciuto utili operativi per 1,8 miliardi, in rialzo del 31 per cento. I parchi tematici hanno sostenuto i conti anzitutto grazie alla performance di Hong Kong e Shanghai. Il target del risparmio dell’azienda è intanto è stato portato a 7,5 miliardi su base annualizzata, dai 5,5 miliardi inizialmente indicati. «I risultati riflettono i significativi progressi che abbiamo compiuto», ha detto Iger tornato in sella l’anno scorso. «Se abbiamo ancora lavoro da fare, questi sforzi ci consentono di muoverci al di là del periodo di aggiustamento e di cominciare a costruire nuovamente il business».
La pressione di Peltz
Disney sta attraversando una stagione difficile: Iger è tornato sulla poltrona di ceo con la missione esplicita di rilanciare il gigante appannato da battute d’arresto nella performance e da passi falsi sulla nuova frontiera dello streaming. Per correggere la rotta ha puntato su tagli e nei mesi scorsi ha anche indicato di essere disposto a cedere asset quali la Tv tradizionale, la rete Abc, e a far entrare un investitore, in particolare una grande lega sportiva, nei servizi e canali tematici Espn. Resta però sotto assedio per maggiori passi avanti e per identificare il cammino verso la successione a un leader del futuro, in particolare da parte dell’investitore attivista Nelson Peltz che ha preso una quota nella società.
La delusione di Warner Bros Discovery
La difficile fase per i grandi media è finita sotto in riflettori nelle ore precedenti con i contr di un altro big, Warner Bros Discovery: la major ha riportato risultati deludenti, con perdite superiori al previsto pari 417 milioni di dollari. Il chief executive David Zavlav ha inoltre ammonito che il settore mediatico sta attraversando tuttora un irrisolto «trauma generazionale». Il passivo è stato inferiore all’anno scorso, quando aveva perso 2,31 miliardi, ma a Wall Street il titolo ha ceduto fino al 19 per cento.
Rottura generazionale
«Viviamo una rottura generazionale», ha affermato Zavlav nella conference call sul bilancio del terzo trimestre. «Attraversarla con un servizio di streaming che perde miliardi rende davvero difficile passare all’offensiva». E ancora: «È difficile manovrare con tassi di interesse ai livelli attuali e la sfide sul mercato pubblicitario». Le entrate hanno superato le previsioni, con 9,98 miliardi contro 9,81, ma ha dominato la debolezza della raccolta pubblicitaria (-12% per le reti Tv) e l’azienda ha ammesso che l’impatto potrebbe farsi sentire anche nel 2024.
Il debito
I network televisivi nell’insieme hanno visto le entrate scivolare del 7% a 4,87 miliardi. WB Discovery ha compiuto progressi nel ridurre l’indebitamento, ripagando 2,4 miliardi nel trimestre, ma ha ancora una zavorra di oltre 45 miliardi legata ai merger. In assenza di rilanci del business e della pubblicità, probabilmente mancherà obiettivi legati ai livelli di debito nel 2024, stando al direttore finanziario Gunnar Wiedenfels.
Cali nello streaming
In calo sono stati infine gli abbonamenti alla piattaforma di streaming, un tempo considerati motore di crescita: hanno dato l’addio al servizio in 700mila, riducendo il totale dei subscribers a 95,1 milioni, meno dei 95,4 attesi. L’azienda ha attribuito la flessione al «contenuto molto scarso», un riferimento indiretto alla paralisi causata dagli scioperi a Hollywood che adesso finalmente finiscono. Il ceo Zavlav ha affermato che ci sono segnali che nuove offerte nello streaming stanno «contribuendo a minor volatilità» nel segmento oggi raccolto attorno alla sigla Max. E questa attività direct-to-consumer ha generato profitti operativi tra luglio e settembre di 111 milioni, ribaltando perdite l’anno scorso.
Il successo di Barbie
La divisione di produzione cinematografica ha beneficiato del successo di Barbie , che ha incassato 1,5 miliardi al botteghino (record per il gruppo), mettendo a segno un incremento del 3% delle revenue a 3,2 miliardi. Nell’insieme però le sfide sono rimaste aperte per il gruppo.
Il rilancio di Netflix
Tra i colossi dei media, segni di recupero li aveva invece dati Netflix, società pura di streaming dove è leader, dopo periodi di frenata: ha riportato aumenti degli abbonati, nove milioni in più al record di 247 milioni grazie a nuovi servizi meno cari
e con pubblicità e a costi per lo sharing di password. Ha anche superato le attese di profitto.
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