Dissidio franco-tedesco: come superarlo?
Il dissidio tra Francia e Germania sulle politiche dell'Unione europea, il più preoccupante dalla fine della seconda guerra mondiale, ha indotto un osservatore acuto quale Jacques Attali a scrivere che persino un futuro confronto militare tra i due Paesi non è più da escludere a priori
di Antonio Padoa-Schioppa
2' di lettura
Il dissidio tra Francia e Germania sulle politiche dell'Unione europea, il più preoccupante dalla fine della seconda guerra mondiale, ha indotto un osservatore acuto quale Jacques Attali a scrivere che persino un futuro confronto militare tra i due Paesi non è più da escludere a priori. Auguriamoci che questo sia solo un grido di allarme. Ma certamente una divaricazione tra i due governi c'è, quanto meno sul piano della difesa comune europea.
Come superarlo? Due punti chiave vanno a mio giudizio posti in evidenza. Il primo riguarda la Germania. Non pare affatto scontato che le posizioni che oggi sembrano sostenute da Scholz, o comunque da lui accreditate, siano condivise da tutti nel suo Paese. Di difesa comune europea non solo aveva parlato egli stesso nelle settimane scorse, non solo ne avevano sostenuto l'urgenza le ministre della Difesa e degli Esteri, ma lo stesso avevano fatto in toni diversi sia lo Strategic Compass approvato dall'Unione europea nel marzo scorso sia esponenti autorevoli del Bundestag quali Schäuble e Roettgen. Ed anche nella stampa tedesca e nell'opinione pubblica il dibattito sembra tuttora aperto. Sarà la campagna elettorale per l'elezione europea del 2024, ormai non lontana, a mostrare su quali posizioni si attesteranno su questo fronte i maggiori partiti tedeschi, dai popolari ai socialdemocratici ai verdi e ai liberali.
Il secondo punto riguarda la Francia. Il presidente Macron ha una via maestra per portare il governo e il parlamento della Germania a schierarsi apertamente per un potenziamento dell'Unione europea sul piano di una difesa e di una politica estera comune. Deve esporsi chiaramente su due piani: dichiarare che la force de frappe verrà concepita dalla Francia come strumento a tutela difensiva dell'intera Unione, come richiesto nei mesi scorsi dallo stesso Schäuble; e che il seggio francese all'Onu verrà utilizzato, nelle decisioni strategiche, come un seggio europeo, in attesa di una riforma del Consiglio di Sicurezza da molti invocato non certo solo in Europa.
Se Macron farà questo, è da ritenere probabile, se non certo, che non solo la Germania ma anche la gran parte dei Paesi dell'Unione, Italia, Spagna e Polonia compresi, aderirà a concretamente a quel potenziamento dell'Unione sul fronte della sicurezza che la guerra in Ucraina ha reso assolutamente urgente, pur nel costante collegamento di alleanza nella Nato e con gli Stati Uniti. Occorre che la Francia compia lo stesso apparente sacrificio di sovranità che la Germania ha compiuto a suo tempo con la rinuncia al marco. E che si è rivelata, nel tempo, vitale per la stessa Germania, come Kohl aveva previsto e dichiarato, contro un'opinione pubblica avversa.
L'interesse di singoli Stati e i valori condivisi dalla maggioranza dell'opinione pubblica dei cittadini europei vanno ovunque in Europa, Francia compresa, nella stessa direzione. La giusta aspirazione alla sovranità si tutela solo così. Ne va della futura nostra libertà e di quella di chi verrà dopo di noi. Occorre però non perdere l'attimo fuggente. Domani potrà essere tardi.
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