Distanze, prenotazioni e telematica: ecco come ripartono i tribunali dopo le ferie
Gli uffici giudiziari aprono il 3 settembre con l’obiettivo di recuperare produttività pur rispettando le prescrizioni sanitarie. Ma se si scopre un positivo si rischia di chiudere interi settori
di Valentina Maglione
3' di lettura
Sarà una ripresa complessa quella di giovedì 3 settembre, quando gli uffici giudiziari usciranno dalla sospensione feriale e torneranno, in teoria, a funzionare a regime. La sfida è quella di recuperare i ritmi di lavoro pre-Covid e contenere i ritardi accumulati durante il lockdown ma rispettando le prescrizioni sanitarie per evitare la diffusione del virus, a partire dal distanziamento. Ad aumentare le preoccupazioni c’è la fiammata dei contagi di questi giorni: il problema - dicono da molti uffici - è che se si scopre un positivo al Covid si rischia di dover chiudere interi settori.
Il periodo di emergenza per la giustizia, in realtà, è terminato prima delle ferie, dopo un ping-pong sulla data, prima fissata al 30 giugno, poi spostata al 31 luglio e poi di nuovo anticipata al 30 giugno. Allora si sono esauriti i poteri organizzativi straordinari attribuiti durante la fase 2 ai capi degli uffici giudiziari, che hanno dovuto individuare le modalità per riprendere l’attività dopo la sospensione delle udienze e dei termini nella fase 1 del lockdown. Una scelta che ha prodotto misure diverse da un ufficio all’altro, anche se a tenere banco un po’ dovunque sono stati gli interventi di prevenzione (mascherine, pannelli, disinfettanti), gli accessi regolamentati (udienze per fasce orarie, cancellerie su appuntamento) e soprattutto i processi a distanza (per iscritto o in collegamento video), autorizzati dalle norme dell’emergenza.
Luglio, poi, «è stato un mese di rodaggio - spiega il presidente del Tribunale di Catania, Francesco Mannino - perché molte udienze saltate durante il lockdown erano state rinviate a dopo l’estate. Adesso si riparte ma il vero banco di prova sarà novembre, quando terminerà la possibilità di celebrare le udienze civili a distanza e cartolari». Il decreto legge Rilancio (34/2020) ha infatti sdoganato fino al 31 ottobre, con l’accordo delle parti, la possibilità di sostituire le udienze civili cui devono partecipare solo i difensori con il deposito di note scritte e di ricorrere, in alcuni casi, a collegamenti audiovisivi.
Alcune udienze a distanza
Chance, soprattutto la “trattazione scritta”, che anche al Tribunale di Milano «sfrutteremo finché possibile», afferma il presidente, Roberto Bichi, per cui «la possibilità di tenere alcune udienze a distanza, come quella di precisazione delle conclusioni, si potrebbe stabilizzare». «Intanto - prosegue - stiamo cercando di ampliare gli spazi dove celebrare le udienze in presenza: abbiamo recuperato un’aula bunker, che ha una capienza di 40 persone, e stiamo lavorando su altre due, che possono arrivare a 60. E abbiamo chiesto agli enti territoriali se hanno sale convegni da mettere a disposizione». Bichi non pensa solo ai grandi processi penali, ma anche al settore del lavoro, dove in udienza, oltre ai lavoratori, ci sono spesso i sindacati, e alle azioni collettive.
Evitare l’affollamento
Quello di evitare l’affollamento negli spazi, spesso ridotti, dei tribunali è un problema comune. Per arginarlo, molti uffici hanno confermato le fasce orarie per le udienze, previsto la possibilità di celebrarle anche al pomeriggio e mantenuto l’accesso alle cancellerie su appuntamento.
Al Tribunale di Torino, dice il presidente, Massimo Terzi, «abbiamo mantenuto tutte le novità sperimentate nei mesi scorsi che si sono rivelate più efficienti e non hanno mostrato controindicazioni, dalla cancelleria virtuale ai servizi su appuntamento. E almeno il 30% delle udienze civili si celebra con modalità telematiche».
Il rischi legati alla scoperta di un positivo
A far saltare il sistema - dicono in molti - potrebbe essere la scoperta di un positivo. È successo dieci giorni fa ad Ancona: «Siamo intervenuti subito - spiega il presidente del Tribunale, Giovanni Spinosa -: abbiamo sanificato gli spazi, dirottando le udienze in Corte d’appello, e il giorno dopo abbiamo riaperto. Si è potuto fare perché l’attività era ridotta per il periodo feriale. Ora una situazione di questo tipo sarebbe difficile da gestire. Stiamo pensando di creare dei punti di appoggio presso gli uffici del giudice di pace da usare in caso di emergenza».
Ad Ancona si sta sperimentando anche un co-working per superare i limiti dello smart working del personale amministrativo, che da casa non può accedere ai registri: sono stati aperti punti rete presso le sedi del giudice di pace, per evitare il viaggio verso il tribunale.
Soluzioni diverse, quindi, ma «adesso bisogna ripartire: non possiamo più aspettare», osserva il presidente dell’Unione delle Camere civili, Antonio De Notaristefani: «È indispensabile tenere le udienze - aggiunge - e siamo favorevoli a stabilizzare le norme attuali sulla celebrazione a distanza».
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