Distillati e liquori, il fatturato di Velier vola a quota 143 milioni
Un ottimo risultato dovuto al rimbalzo post Covid da consolidare però nel 2023, secondo il patron Luca Gargano. Crescono i luxury brands e il made in Italy
di Maurizio Maestrelli
2' di lettura
Tutti gli indicatori di settore sembrano essere d'accordo sul fatto che per il comparto dei distillati e liquori stia fiorendo una nuova primavera. Capace anche di cancellare i timori provati nel biennio della pandemia che ha “strangolato” il canale del fuori casa. La genovese Velier guidata da Luca Gargano, uno dei più carismatici ed esperti professionisti delle “alte gradazioni” dopo una crescita tutto sommato normale del fatturato tra il 2018 e il 2019, passato da 82 a 84 milioni di euro, ha chiuso il 2022 con un brillante 143 milioni di fatturato consolidato.
«Siamo ovviamente molto soddisfatti dei risultati», ha commentato Gargano, «ma è bene andare un po’ con i piedi di piombo nel commentarli. Certamente alcuni nostri progetti partiti anni fa hanno iniziato a dare i primi frutti ma avverto anche la sensazione di una sorta di rimbalzo tecnico post pandemia che mi fa essere un po’ cauto. Chiudere il 2023 con la stessa performance dell'anno trascorso sarebbe a mio avviso un ottimo risultato».
Detto da un personaggio noto nell'ambiente per le sue intuizioni e per l'entusiasmo che mette sempre nelle nuove sfide, le dichiarazioni fanno un po’ riflettere. Di certo c'è che da un lato il successo dei cocktail bar continua a spingere soprattutto i white spirits, ovvero i distillati da miscelazione, e tutto quello che ruota loro intorno (acque toniche, sciroppi, vermouth, amari) con una menzione specifica per i gin italiani come Portofino ed Engine, prodotti giovani di nascita ma capaci di guadagnare interessanti quote di mercato, dall’altro la crescente curiosità dei consumatori, e l’allargamento della nicchia dei cosiddetti consumatori consapevoli, favorisce anche i distillati di alta gamma e di alto prezzo.
Restando sempre in ambito Velier il rum Caroni è ad esempio una case history emblematica per l’incremento di valore attribuito alle bottiglie ormai terreno di battaglia per collezionisti e appassionati che se le disputano nelle aste a colpi di migliaia di euro l'uno. Ma lo stesso discorso si può applicare a molti whisky scozzesi e giapponesi, che spuntano prezzi sempre più alti sul mercato. Insomma, pur restando consumatori parsimoniosi in termini di volumi pro capite, gli italiani stanno riscoprendo il piacere di un cocktail, di un distillato o di un liquore. E premiando le aziende del settore.
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