ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIndustria riscaldamento

Distretto delle caldaie a idrogeno per salvare 7mila posti di lavoro

La transizione all'elettrico rischia di mettere fuori mercato 40 aziende venete. Confindustria Vicenza con i produttori annuncia i piani di una filiera green

di Barbara Ganz

Lo stabilimento. Da Baxi la prima caldaia certificata premiscelata a idrogeno puro prodotto con energie rinnovabili a zero emissioni di CO e CO2

3' di lettura

Il Veneto si candida a essere il campione mondiale della transizione energetica, anche per salvare una filiera da 7mila posti di lavoro nell’industria del riscaldamento. Certo, «La Cupertino dell’energia, a tutti gli effetti, lo è già. È l’unica regione in Europa che ha imprese, centri di ricerca e sviluppo, know how, competenze tecniche e università tali da poter aprire una nuova via energetica nel riscaldamento. Siamo unici a livello tecnologico. Per trovare competenze paragonabili bisogna andare in Giappone».

Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza, ha chiamato ieri a raccolta i protagonisti dell’industria, ma anche della ricerca e delle istituzioni, nella sede di Baxi, a Bassano del Grappa, per fare il punto su quella che «non è una semplice transizione ecologica: è una rivoluzione. E come tale non sarà né semplice né neutra, anzi. Dalle decisioni che prenderemo ora, come Sistema territoriale fatto da imprese e governo regionale, dipenderà il futuro di 7.000 persone che lavorano nell’industria del riscaldamento del Veneto e delle loro famiglie».

Loading...

L’industria del riscaldamento in Veneto conta 40 aziende, fra costruttori e subfornitori, nomi come Riello, Ferroli, Fraccaro, Blowtherm, Mut, Lovato, per un fatturato di 2 miliardi. Fra queste, oltre a Baxi con il direttore generale Alberto Favero, anche Polidoro, di cui è presidente la stessa Dalla Vecchia e che produce bruciatori a gas, e Pietro Fiorentini (soluzioni tecnologiche per il sistema multigas), rappresentata dal manager R&D Claudio Imboccioli; ospite anche l’assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato, perché proprio dalla politica il settore attende le necessarie certezze. Il cambiamento climatico – e ora anche il conflitto scatenato dalla Russia - spingono le politiche a livello europeo a puntare non più sul gas, che alimenta oltre alle aziende anche le caldaie di casa, ma sull’elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Ma non è un cambiamento che si può fare in pochi mesi, e soprattutto occorre guardare ai rischi; come quello che le produzioni italiane vadano fuori mercato aprendo le porte delle case italiane a caldaie elettriche e a pompe di calore (da non confondere con gli split dei condizionatori con questa funzione) che ora sono appannaggio di produttori esclusivamente del Far East.

La soluzione – spiegano le imprese - c’è, e consente di agire su due fronti: abbassare in tempi brevi le emissioni nocive, dando il tempo di sviluppare nuovi prodotti senza spalancare le porte alla concorrenza e difendendo, sul territorio, competenze e posti di lavoro. Di qui la chiamata a tutti i soggetti interessati – presenti Snam, l’industria del riscaldamento europeo (EHI) e l’associazione italiana per idrogeno e celle a combustibile (H1IT) - per lavorare sul progetto di fare dell’area allargata che si sviluppa tra Verona, Vicenza e Padova il distretto della transizione energetica, «capace di sviluppare progetti unici al mondo che portino le produzioni dei prodotti dei prossimi decenni in Veneto. E lo può fare se le istituzioni pubbliche e le imprese come le nostre lavorano insieme», sottolinea Dalla Vecchia.

Anche perché le aziende hanno cominciato a muoversi e a investire sul cambiamento già da anni, ben prima dell’attuale emergenza, e paradossalmente hanno messo a punto soluzioni innovative su richiesta di mercati avanzati come quelli del Nord Europa. È il caso di Baxi, che produce 3.000 caldaie al giorno e ha da poco avviato una nuova linea produttiva (che si aggiunge alle 14 già esistenti) di caldaie a idrogeno. Il Gruppo BDR Thermea, al quale Baxi appartiene, ha fissato un obiettivo di riduzione mediamente del 30% (rispetto al 2019) delle emissioni di CO2-e dovute all’uso del prodotto entro il 2030.

L’ultima novità di prodotto a zero emissioni a firma Baxi è la prima caldaia domestica certificata premiscelata a idrogeno puro prodotto tramite energia rinnovabile senza emissioni di CO e CO2 rappresenta una novità assoluta ed è a zero emissioni: la prima installazione pilota è avvenuta nel 2019 a Rozeburg (Olanda) e, a seguire, anche in Gran Bretagna, Francia e Germania ed ora pronta per una produzione di serie.

In Italia, mentre le reti del gas si attrezzano a veicolare una miscela di idrogeno anche in percentuali inferiori, «si può cominciare ad abbattere le emissioni in tempi, questi sì, davvero brevi. Ma le aziende hanno bisogno di certezze per investire. Di certo la competenza che abbiamo qui è qualcosa di unico: si può pensare perfino a sviluppare pompe di calore elettriche con caratteristiche innovative.

Il fine dev’essere quello di innescare un processo virtuoso di sviluppo in Veneto che permetta alla nostra regione di mantenere la centralità acquisita evitando scenari di crisi economica coinvolgente i lavoratori del settore».

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti